Il filosofo appena scomparso sapeva volare alto sulle mediocrità della politica italiana. Ma era anche l’anima più bella di Napoli

I veri amici li riconosci nel momento del bisogno. Questa massima elementare mi ha fatto capire nel tempo chi fossero le persone da ascoltare e a cui volgere lo sguardo quando avevo la necessità di sgomberare la mente dalla confusione, dalle urla scomposte di una politica che ci ha, negli anni, abituati al litigio più che al confronto. Una politica che ha modificato, con la pervasività che la contraddistingue, anche il modo di intendere i rapporti umani. Perché politica è tutto e politica è ovunque, in ogni ambito della nostra vita: pensare di riuscire a essere immuni al sentire politico del momento è pura utopia. E la politica degli ultimi anni spesso è stata questo: caccia al privilegio, dito puntato su chi la pensa diversamente. Quel “se non sei con me, sei contro di me” generalizzato che ci si ritorce contro sempre e che, nei momenti di crisi vera, si traduce - guarda caso - in limitazioni delle libertà personali senza prospettive e senza nessuno che voglia essere dalla nostra parte. Perché dalla parte delle persone ci devi essere davvero; a fingere, quando le cose vanno male, non ci riesce nessuno.

Il vero amico si vede nel momento del bisogno e ora noi avremmo bisogno non di un amico qualunque, non di un amico personale, che chiama te e solo te, che ti dà ragione a prescindere, che ti conforta nel tuo pensiero. L’amico di cui avremmo bisogno, e che riconosci proprio nel momento del bisogno, è quello che ti fa guardare oltre lo steccato e ben oltre le tue convinzioni. È un amico universale, che può parlare a te e a chi la pensa diversamente da te, riuscendo a farsi ascoltare senza generare diffidenza.

Aldo Masullo è tra loro. L’anima più bella di Napoli che da qualche giorno ci ha lasciati. Lui che se avesse superato anche questa pandemia, nonostante i suoi 97 anni appena compiuti o forse proprio in virtù di quei 97 anni appena compiuti, avrebbe saputo spiegarci ancora una volta la nostra reazione collettiva al dramma. L’amico è quello che ti apre gli occhi e che ti avvicina agli altri e le parole di Masullo su di me hanno sempre avuto questo effetto.

Dopo le Politiche del 2018 ero disorientato, non riuscivo fino in fondo a comprendere cosa si muovesse davvero nelle viscere del Paese. Ero spaventato dal solco che l’ultimo governo a guida Pd aveva scavato e nel quale comodamente si stavano adagiando M5S e Lega. Non capivo come si potessero considerare le condizioni delle carceri e il dramma dei migranti detenuti e torturati in Libia - per citare due argomenti che segnano la differenza tra due modi diversi di vedere il mondo - alla stregua di istanze poco adatte ad attrarre l’elettorato. Non capivo perché tra le forze politiche - con pochissime eccezioni - si fosse deciso da un lato di gettare la spugna per non perdere elettori, dall’altro di cavalcare paura e malcontento per attrarre elettori. Ecco, all’indomani di quelle elezioni, venne in soccorso un amico non solo mio, ma di tutti, a spiegarmi cosa fosse accaduto non semplicemente nel segreto delle urne, ma al Paese negli ultimi 30 anni.

Quell’amico era Aldo Masullo che, volando alto sulle cose italiane, riassunse come pochi altri avrebbero saputo fare, in una manciata di minuti durante un’intervista radiofonica, tutto quello che sempre dimentichiamo. Il dato geografico che, credendo di essere iperconnessi, spesso trascuriamo; le infrastrutture il cui buon funzionamento, nel Paese, non ha una equa distribuzione e ancora le classi sociali, i loro labili confini e noi frastornati da cambiamenti troppo repentini e indagati in maniera opaca e frettolosa. Tutto questo ha generato una processione, alle ultime elezioni politiche, di una massa - ne facciamo parte tutti, io che scrivo e voi che leggete - di sofferenti e insofferenti. Di persone che stanno male (sofferenti) perché non sono parte attiva del tessuto produttivo o che mordono il freno perché non si sentono parte del tessuto sociale (insofferenti). Pensare agli altri come persone che soffrono crea vicinanza e fa cadere tutte le barriere anche tra te e chi è diverso da te. Aldo Masullo mi ha riavvicinato alle persone, è stato il mio personale ponte e per questo gli sarò eternamente grato.

E lo ringrazio anche per aver capito esattamente perché avessi definito Salvini “ministro della Mala Vita”. Masullo aveva profonda conoscenza dell’approccio predatorio della politica verso il sud Italia e seppe riconoscere in quella mia affermazione la storia che si ripeteva.