In democrazia governa chi ha ?più voti. E i voti si guadagnano convincendo gli elettori. Sotto elezioni, dunque, ciascun partito li blandisce, li corteggia, li vezzeggia. Anche a costo di raccontare qualche frottola, d’impegnarsi ?in promesse e giuramenti che non verranno mantenuti. «Non si raccontano mai tante bugie come accade prima delle elezioni, durante una guerra ?e dopo la caccia», diceva Winston Churchill. Ma a quanto pare la regola non vale più in Italia, non vale in vista delle prossime elezioni. Perché è già iniziata una gara a perdere voti, a dimagrire nei consensi. Col rischio - ?o meglio la certezza - d’ingrassare non tanto l’avversario, quanto piuttosto ?il partito del non voto, ormai il primo partito del Paese. È il festival dell’autolesionismo: mi tiro una martellata sui denti, dopo di che ?mi presento agli elettori, sdentato e sorridente. E infatti i leader delle forze politiche italiane mostrano gengive insanguinate, canini penzolanti. Anzi: non tutti. A destra usano il rossetto, invece del martello. Sarà per questo che Berlusconi è il vincitore annunciato dei prossimi turni elettorali, in Sicilia come a Roma. Ma chi ha urgente bisogno d’un dentista è anzitutto il Movimento 5 Stelle.
Passi per la Raggi, anche se la capitale versa in stato d’abbandono, perfino nelle sue strutture sanitarie: secondo l’Istituto superiore di sanità è l’unica fra le 28 capitali europee ad aver peggiorato ?i propri indicatori di salute, dalla mortalità infantile alle patologie tumorali. Passi altresì per l’investitura di Luigi Di Maio, dopo elezioni primarie senza reali contendenti, che hanno trasformato il suo successo ?in un fiasco mediatico. Però la difesa dell’«abusivismo di necessità» - teorizzata dal candidato governatore Cancelleri e benedetta dai giovani leader del Movimento - quella no, gli elettori grillini non l’hanno perdonata. ?In casi come questo, difatti, l’astuzia ?si ritorce contro se stessa, si trasforma in autogol: tu cerchi di rubare voti ai tuoi avversari rubando le loro parole d’ordine, invece perdi i tuoi elettori, perché perdi la tua originaria identità. Tanto più quando incappi in incidenti giudiziari, com’è avvenuto ripetutamente sotto il sole di Palermo: a febbraio lo scandalo delle firme false, a settembre una sentenza che annulla le “regionarie”, riconoscendo il buon diritto d’un candidato escluso. E il Movimento che disattende la sentenza, pur sventolando la bandiera della legalità.
A sinistra, viceversa, le bandiere se le tirano in testa. Tutti contro tutti, secondo le migliori tradizioni. Ma se Renzi bisticcia con D’Alema, se Bersani schiaffeggia Pisapia, là fuori sugli spalti non si capisce più chi ha torto e chi ha ragione, agli elettori resta negli occhi solo una rissa furibonda, e allora cambiano canale, come davanti a un talk show con troppe urla. Eppure proprio dal Pd, da questo Pd incapace di coagulare attorno a sé amicizie ed alleanze, muove la proposta d’una legge elettorale (Rosatellum 2: la vendetta) che premia le liste coalizzate. Da qui l’ok fulmineo di Salvini ?e Berlusconi, almeno loro sanno ?far di conto.
Però il capolavoro del Partito democratico sta nella sua strategia parlamentare, nell’elenco delle leggi da approvare durante quest’ultimo scorcio di legislatura. Lo ius soli no: mancano i voti. Invece il ddl Falanga sì, per la gioia degli abusivi, dato che il mattone selvaggio ne otterrà in cambio limiti quasi insuperabili alla demolizione degli abusi edilizi. Sicché il primo è sparito dal calendario dei lavori, mentre il secondo approderà nell’aula della Camera il 17 ottobre, lo stesso giorno in cui il Senato dovrà occuparsi di dieta mediterranea (ddl 313) e fanghi (ddl 2323). Ora, mettiamo pure in un cantuccio le questioni morali, tanto ormai sono fuori moda. Lasciamo perdere i principi, benché la solidarietà verso i più deboli sia nel Dna della sinistra, o di ciò che ne rimane. ?Ma se offri la cittadinanza a 800 mila immigrati che parlano in dialetto veneto ?o campano, loro poi se ne ricordano, quand’è il momento di votare. Se invece non lo fai, è perché sei troppo timido. Eccolo infatti il nuovo handicap della sinistra: la timidezza. Nel senso indicato da Cesare Pavese: «I suicidi sono omicidi timidi. Masochismo invece di sadismo».
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