Il sindaco, con i suoi difetti, rappresenta un baluardo di legalità contro la corruzione. Impallinarlo per convenienza politica è pericoloso

Riesce molto difficile a chi guarda alle vicende romane da lontano comprendere la logica con cui si muove il Partito democratico nei confronti della giunta Marino. Di fronte allo sfascio morale evidenziato dalla classe politica locale del centro-destra (ma questo era noto) e del centro-sinistra (e questo invece suona un po’ sorprendente, pensando al coinvolgimento di insospettabili come Luca Odevaine sul quale persone al di sopra di ogni sospetto come Walter Veltroni e Nicola Zingaretti avrebbero messo la mano sul fuoco) i vertici nazionali del Pd, Renzi in testa, insistono nel delegittimare un sindaco di specchiata onestà, del tutto estraneo al malaffare.

È vero che i rapporti tra i due si sono incrinati subito: appena insediatosi Renzi al governo, Marino ha puntato i piedi per avere i finanziamenti previsti dal decreto “salva Roma”, bloccato proprio dal nuovo esecutivo. Ma questi screzi non giustificano una strategia così miope e ondivaga nei confronti di un sindaco che ha dovuto reggere l’ostilità di un Pd romano inquinato e “cattivo”, come ha dimostrato l’indagine coordinata da Fabrizio Barca. A che scopo il governo adotta un sottile stillicidio nei confronti del primo cittadino? Non è stato lui il nemico numero uno di Mafia Capitale, quello da scavalcare o, possibilmente, scalzare dalla sua posizione per continuare a fare affari? E la storia della Panda rossa in divieto di sosta, con verbali e autorizzazioni spariti e falsificati, non c’entra nulla nella campagna di discredito orchestrata contro Marino da corrotti e malavitosi?
Intendiamoci, Marino può non agire con competenza ed efficacia. Su questo però decideranno i cittadini romani al momento delle elezioni. Non si capisce in base a quale diritto il premier-segretario si impicci della vita politica di una città, sia pure dell’importanza della capitale. Roma non ha, contrariamente ad altre capitali europee come Parigi e Londra, uno statuto speciale: segue le stesse regole politiche e amministrative di qualsiasi altro comune. Certo, l’Urbe appare moralmente logorata e inquinata ma questo non giustifica, fino ad evidenze di bancarotta o inquinamento mafioso, una intromissione dell’esecutivo nella sua gestione. Sarebbe stato curioso sentire le reazioni dell’allora sindaco di Firenze se dopo il disastro della nevicata del dicembre 2010 qualcuno dal governo avesse sostenuto che doveva dimettersi per la sua incapacità di gestire le emergenze.


L’ATTENZIONE PER LE VICENDE romane non può che essere massima, vista l’estensione della corruttela. Una attenzione favorita da aspetti mediaticamente efficaci grazie agli intrecci romanzeschi e spettacolari, dal filmato dell’arresto di Carminati al diluvio di intercettazioni vernacolari. Non a caso, privo di elementi spettacolari, lo scandalo veneziano del Mose è subito scomparso dalle scene nonostante la girandola di milioni, almeno 25, piovuti in varie tasche: non per nulla l’ex presidente della regione veneta, Giancarlo Galan (al potere per dieci anni con un vice silente e obbediente di nome Luca Zaia…) non ha battuto ciglio a versare 2,6 milioni per il patteggiamento.

IN QUESTA SITUAZIONE Marino è l’unico argine all’antipolitica. Una figura “aliena” alla città come la sua, certo nel bene per la pulizia morale, forse nel male per la gestione quotidiana, rappresenta un baluardo nei confronti del populismo più becero, di chi vuol fare di ogni erba un fascio gridando “tutti corrotti”. Marino rappresenta l’ultima spiaggia per risollevare la caratura morale del Pd, ammaccata non solo a Roma ma anche in molte altre parti d’Italia.

Tra Marino e De Luca c’è probabilmente un abisso quanto a efficienza e capacità amministrativa, ma ce n’è uno altrettanto profondo quanto ad immagine pubblica. Impallinare il primo e blandire il secondo piega il nuovo corso del Partito democratico alle convenienze politico-elettorali. In questo modo il Pd svaluta la difesa dei principi, di cui la legalità ha rappresentato per anni la stella polare della sinistra. Non si è ancora capito che la sfida con i 5Stelle che l’Italicum ci proporrà alle prossime elezioni si gioca su questo terreno?