SIAMO PIÙ RICCHI? Grazie all’inserimento come componenti del Pil ?di attività finora escluse, quali lo spaccio di stupefacenti, il contrabbando e la prostituzione, potremmo avere la fugace ed erronea impressione che i nostri deficit e debito pubblico siano meno minacciosi, in quanto rappresenteranno una percentuale minore rispetto alla ricchezza prodotta dal Paese. È facile capire invece che queste attività esistevano già prima, solo che non erano contabilizzate, ?e il cambio è solo statistico.
Perché è stata inserita la prostituzione ?e non per esempio l’estorsione o il sequestro di persona? Il primo è un mestiere che seppur non dia diritto giuridicamente al pagamento (né a chiederne la restituzione una volta effettuato) è pur sempre volontario; ?i secondi no.
A questo punto potrebbe sorgere spontanea la domanda (in realtà antichissima): perché allora non legalizzare il meretricio?
In effetti, vari Paesi l’hanno fatto, seppur in forme diverse. Germania, Svizzera, Olanda e Austria sono esempi a noi vicinissimi. In Italia, poi, in un sondaggio televisivo in cui si chiedeva dell’utilità di tassare la prostituzione, un incredibile 96 per cento ha risposto affermativamente.
Quali sono gli argomenti contrari? Prima ?di tutto quello etico: il fatto che sia ?il mestiere più antico del mondo non significa niente. Se è per quello il furto della mela nel Paradiso terrestre avvenne anche prima, eppure i ladri sono fuorilegge. Che tipo di messaggio si darebbe alle giovani generazioni se la legge stessa considerasse come normale il far uso del proprio corpo a pagamento?
Il meretricio comporta comunque uno sfruttamento delle donne dietro il quale prosperano traffico di persone, schiavitù, abusi sui minori e in alcuni Paesi dove ?si è introdotta la legalizzazione non sono diminuiti i casi di violenza.
Le ragioni favorevoli a riportare nell’ambito della legalità la professione partono ?dal presupposto che lo Stato non può intromettersi nella scelta effettuata da adulti consenzienti: scambio di prestazioni sessuali in cambio di denaro. D’altronde dove passa il limite? È legittimo filmare due persone che interpretano una pellicola pornografica pagandole, versando le relative tasse e poi distribuire il film e non fare altrettanto con due prostitute per il proprio piacere se il filmato non viene commercializzato?
Le situazioni di “tolleranza”, come quella della legge italiana, che non proibisce ?la pratica ma lo sfruttamento, il favoreggiamento, la gestione di case di piacere e persino l’adescamento volgare, sono ambigue e controproducenti. Le prostitute vivono in un limbo ai margini della legge, non possono reclamare diritti, né avere controlli sanitari sul luogo di lavoro, né organizzarsi in forma cooperativa. È esattamente la semi-clandestinità che favorisce la tratta delle schiave (difficile si rivolgano alla polizia, con il rischio di beccarsi il foglio di via), ?la violenza di clienti e protettori, nonché l’utilizzo di minori, una vera e propria violenza carnale retribuita. ?Le forze dell’ordine farebbero bene a concentrare tutte le loro forze su questi fenomeni che sono piaghe intollerabili.
Peraltro non bisogna illudersi che la legalizzazione risolverebbe tutto. In molti casi lo stigma sociale sarebbe tale da ?far rimanere la prostituzione (maschile ?e femminile, ricordiamoci che non è un mestiere monogenere) clandestina. La criminalità non verrebbe del tutto fermata: come le gang controllano attività lecite in altri settori, così continuerebbero a farlo anche in questo e le cronache giudiziarie della Germania, ad esempio, forniscono sfortunatamente molti esempi.
L’“Economist” recentemente ha dedicato un numero al tema e, anche sul presupposto che ormai gli affari si concluderanno sempre di più via Internet, ha sostenuto che è giunto il momento di legalizzare la professione. Mi sembra una conclusione che trascura la realtà odierna, dove decine di migliaia di persone sono oggetto di traffico umano sia dove la prostituzione è legale sia dove è solo tollerata. Il principio per il quale un atto consensuale, che non danneggia terzi e produce reddito, vada ricondotto nell’alveo della legge e tassato è corretto: non ?ci si illuda che questo da solo risolva tutti ?i problemi.
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