Il problema degli alloggi che costano sempre di più e di una qualità scadente non riguarda solo l’Italia. Anche chi è andato all’estero per studiare si scontra con gli stessi problemi

Nove metri quadrati di superficie, un angolo cottura accanto al letto e la toilette nell’armadio. Per questo microscopico monolocale nel centro di Parigi, Luca (nome di fantasia) paga 600 euro al mese. «Nonostante avessi visto le foto dell’appartamento online, la prima volta che sono entrato avevo le lacrime agli occhi», racconta il ventiduenne italiano, trasferitosi nella capitale francese lo scorso agosto per motivi di studio. La dimensione dell’appartamento non è nemmeno l’aspetto peggiore: «L’acqua calda nella doccia dura meno di cinque minuti, per mesi ho sentito un topo zampettare e da settimane vivo con il rumore costante delle tubature del riscaldamento di fianco al muro», cosa che lo obbliga a utilizzare tappi per le orecchie per dormire o studiare. «La situazione è molto stressante», spiega lo studente, ma lontana dall’essere eccezionale: a Parigi, dove l’affitto medio è stimato in 1.098 euro al mese, è sempre più difficile trovare alloggi accessibili.

 

Sull’altra sponda della Manica, Giulia racconta difficoltà simili. Nonostante la studentessa paghi circa 1.100 euro al mese per la sua stanza in un appartamento condiviso a Londra, l’alloggio è in cattive condizioni. «Abbiamo problemi con l’acqua calda e così tanta muffa che una parte del muro si è staccata», racconta. La capitale inglese è uno dei principali scenari della crisi abitativa: nel 2022 l’affitto medio era di 935 sterline al mese, il 22 per cento in più rispetto all’anno precedente.

 

«Già la ricerca della casa, quest’estate, è stata un’impresa», continua Giulia. A causa dell’aumento dei prezzi, le cosiddette guerre di offerte sono diventate la norma: «Abbiamo mandato oltre 15 offerte ad agenzie e tutte le volte siamo stati superati da altri che offrivano fino a 500 sterline in più del prezzo esposto nell’annuncio». Giulia racconta che alcune case rimanevano online solo per qualche ora, mentre il prezzo di listino di altre poteva schizzare alle stelle nel giro di un giorno se l’agenzia riceveva molte offerte.

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Quali sono le cause di questa crisi? Alessio Kolioulis, professore all’University College London, punta il dito contro la crescente finanziarizzazione del settore immobiliare: «Dagli anni ’90 in poi, nei Paesi del Nord del mondo, grandi società finanziarie hanno investito sempre di più in questo ambito».

 

Se il mattone viene visto come un investimento sicuro, la domanda di case come asset finanziario aumenta, causando un innalzamento dei prezzi e un circolo vizioso con sempre più capitale nel mattone e prezzi in salita. Il professore afferma che — a prescindere dalle differenze tra Stati riguardanti, per esempio, le tutele per gli affittuari — la finanziarizzazione è un processo che accomuna le grandi città europee. «Inoltre, l’inflazione degli ultimi mesi ha alzato il prezzo della vita, soprattutto delle bollette», aggiunge.

 

A Londra, a Parigi e altrove, la conseguenza è un aumento della precarietà economica e abitativa, con numeri crescenti di persone senza fissa dimora o in condizioni abitative degradate. Mentre i governi non stanno facendo abbastanza per affrontare tale crisi.