Il principale alleato di Putin lascia che le truppe di Mosca facciano base sul suo territorio, fornisce addestramento agli uomini di Mosca e minaccia di aderire a un attacco congiunto. Ma per gli esperti si tratta di uno scenario poco realistico

Una spada di Damocle pende sull’Ucraina già martoriata dalla guerra: è il regime di Aleksandr Lukashenko, il dittatore al potere in Bielorussia da quasi trent’anni e ormai considerato il principale alleato di Putin. È dalla Bielorussia, infatti, che lo scorso febbraio i soldati russi hanno fatto irruzione nel Nord dell’Ucraina dando inizio a un’invasione in cui sono state uccise migliaia di persone e per la quale milioni di ucraini sono stati costretti a lasciare le proprie case. Ed è verso la Bielorussia che in questi mesi di atrocità molti hanno puntato il dito accusando Lukashenko di permettere alle truppe del Cremlino di bombardare l’Ucraina dal territorio bielorusso con missili e droni.

 

Nelle scorse settimane, però, un altro timore si è riacceso in alcuni osservatori: quello che Russia e Bielorussia possano pianificare un’offensiva congiunta contro l’Ucraina. A far scattare l’allarme è stato proprio il despota di Minsk, Lukashenko, quando a ottobre – senza fornire alcuna prova – ha accusato Ucraina e Nato di meditare un attacco contro la Bielorussia e, soprattutto, ha annunciato una nuova unità militare “di difesa” composta da soldati sia russi sia bielorussi. Parole a cui l’Ue ha risposto esortando «il regime della Bielorussia ad astenersi da qualsiasi coinvolgimento» nel conflitto. Minsk afferma che circa 9.000 soldati russi e 170 carri armati saranno dispiegati in Bielorussia con la nuova unità, ma sostiene che la missione delle forze congiunte sia «strettamente difensiva» e che questi soldati «non attaccheranno nessuno».

 

La testata americana Radio Liberty riferisce di immagini satellitari che mostrerebbero oltre 300 nuove tende in tre centri d’addestramento in Bielorussia – Repishcha, Lasvida e Abuz-Lyasnous – sufficienti per 7.500 soldati.

 

Alcuni analisti ritengono che un eventuale attacco congiunto contro l’Ucraina per ora sia difficile e che sarebbe rischioso per il regime di Lukashenko, anche se non escludono questa possibilità nel futuro. «Tenendo conto degli equilibri militari e dei rischi politici che affronterebbe Lukashenko nel caso di un’entrata in guerra della Bielorussia, un attacco congiunto russo-bielorusso contro l’Ucraina non dovrebbe avvenire nell’immediato futuro», afferma Artyom Shraibman in uno studio pubblicato dal Carnegie Center: «Eppure l’analisi razionale non riesce a rassicurare del tutto, visto ciò che il mondo ha imparato a febbraio, cioè che Lukashenko e Putin vivono in una propria realtà, con propri rischi e opportunità».

 

La pensa in modo simile anche Eleonora Tafuro Ambrosetti, politologa dell’Ispi, che spiega riferendosi a un eventuale intervento diretto di soldati bielorussi in Ucraina: «Diciamo che la possibilità resta remota. Questi 9.000 soldati russi che dovrebbero arrivare in totale in Bielorussia sono lì effettivamente per ricevere un addestramento, qualcosa che in Russia in questo momento è difficile anche per tutte le perdite che ci sono state tra l’esercito russo, quindi non è necessariamente un segnale di un’entrata in guerra diretta della Bielorussia». L’esperta sottolinea poi che «si registra una forte resistenza, sia all’interno dell’esercito bielorusso sia nella popolazione in generale, a un eventuale coinvolgimento diretto», che «quindi anche politicamente sarebbe per Lukashenko una mossa molto pericolosa perché potrebbe portare a un malcontento diffuso che si sommerebbe alle mai sopite proteste per le elezioni del 2020. Detto questo, se Lukashenko dovesse ricevere pressioni ancora più forti da parte di Putin non avrebbe modo di sottrarsi».

 

L’ultima parola spetterebbe insomma al regime di Putin, da cui quello di Lukashenko dipende sempre di più. Il dittatore bielorusso ha represso brutalmente le manifestazioni pacifiche contro la sua inverosimile vittoria alle presidenziali del 2020, ritenuta il frutto di evidenti brogli elettorali. Per mesi, migliaia di bielorussi sono scesi in piazza contro il despota, ma il regime ha risposto con ondate di arresti e le forze bielorusse sono accusate pure di aver torturato i manifestanti detenuti. Da allora, quasi tutti i dissidenti sono stati arrestati o costretti a lasciare la Bielorussia e, secondo l’ong per la difesa dei diritti umani Viasna, nelle carceri del regime ci sono ora oltre 1.350 prigionieri politici. Se Ue e Usa gli hanno imposto sanzioni, la Russia ha invece sostenuto Lukashenko, che si è così buttato tra le braccia del Cremlino.

 

«Riuscirà il Cremlino a trascinare le forze armate bielorusse in un’azione militare contro l’Ucraina? Sembrerebbe che niente di meno che la sopravvivenza della Bielorussia come Stato sovrano si basi su questa domanda in questo momento», scrive Maxim Samorukov, un altro esperto del Carnegie Center. «Se Putin vuole truppe bielorusse, non credo che Lukashenko potrà dire di no», spiega la politologa Katia Glod a The Beet, la newsletter del giornale Meduza. Secondo l’analista del Cepa, trascinare in guerra l’esercito bielorusso potrebbe però avere benefici militari trascurabili per Mosca, mentre per Konrad Muzyka, esperto di Difesa del Rochan Consulting citato sempre da Meduza, le forze bielorusse sono «relativamente deboli».

 

Lukashenko il 4 novembre ha ribadito di non avere intenzione di inviare truppe in Ucraina: «Ho già detto che non ho piani di questo tipo», ha dichiarato colui che dal 1994 governa la Bielorussia col pugno di ferro calpestando diritti e libertà.

 

Le forze armate dell’Ucraina – che condivide con la Bielorussia circa mille chilometri di frontiera – in ogni caso hanno preso seriamente la creazione delle nuove forze congiunte russo-bielorusse. «La vostra leadership sta pianificando di trascinare il popolo bielorusso in una guerra sporca, per macchiarlo di sangue e morte», recita un filmato diffuso dall’esercito ucraino, avvertendo che, «se l’esercito bielorusso sosterrà l’aggressione russa», i militari ucraini risponderanno con il loro «intero arsenale di armi».

 

Secondo Kiev, Mosca vorrebbe inviare 20.000 soldati in Bielorussia: una potenziale minaccia. Ma il giornalista bielorusso Tadeusz Giczan, ripreso dalla Bbc, pensa che i soldati russi arrivati finora siano stati mandati lì per essere addestrati, visto che le strutture russe sono già piene a causa della mobilitazione “parziale” dei riservisti ordinata da Putin. Spiega: «Hanno bisogno di più capacità. La Bielorussia si è offerta di fornirla e minacciare l’Ucraina con una nuova offensiva da Nord. È solo un bluff». L’analista militare Mikhailo Zhirokhov, citato da Radio Liberty, pensa invece che Putin potrebbe ordinare di invadere l’Ucraina dalla Bielorussia in primavera, una volta finito l’addestramento.

 

Il clima d’incertezza obbliga l’esercito ucraino a rafforzare le linee a Nord, lontano dal fronte. Per Tafuro Ambrosetti «potrebbe essere una tattica di distrazione».