La componente del governo aveva dovuto dimettersi per lo scandalo di una presunta maxi tangente. Il verdetto lessicale precede quello giudiziario. E lei si appella alla Crusca ispanica

ll linguaggio comune, alla fine, può più di qualsiasi inchiesta giudiziaria. E di un verdetto. Sebbene si tratti di una condanna virtuale ma ben più pesante di quella decisa da un tribunale e più difficile da sopportare. Soprattutto quando il tuo cognome, nel lessico comune, si trasforma in un verbo che ti inchioda a responsabilità che la Giustizia deve ancora acclarare ma che per la gente sono un dato di fatto. 

Accade in Colombia. La ex ministra della Tecnologia, dell’Informazione e delle Telecomunicazioni Karen Abudinen, dimessa per un caso di corruzione, scopre che nel Registro Reale Spagnolo, la nostra Accademia della Crusca, si indicava il termine abudinar o abudinear come sinonimo di rubare. Non nella lingua classica del castigliano ma come nuovo termine adottato dal linguaggio comune, grazie ai social e al web.

 

La donna, racconta el Pais, giovane rampolla di una delle famiglie che contano nel paese andino, i Char, padroni di mezza Barranquilla, chiamata a Bogotà dal presidente Iván Duque, di cui è amica, per entrare nell’Olimpo della politica e assumere un incarico di rilievo, non ha retto alla tempesta mediatica. Accusata di aver concesso un appalto poco trasparente per la fornitura della rete Internet anche alle regioni isolate e rurali della Colombia, particolarmente colpite in questi due anni di Covid-19, è stata costretta alle dimissioni dopo 4 mesi di polemiche e indagini della magistratura. 

 

Si era scoperto che la società affidataria aveva presentato delle credenziali bancarie false. La Abudinen si era difesa sostenendo di essere stata ingannata. Peggio. Ma pochi hanno creduto alla sua versione perché nel frattempo erano spariti 19 dei 260 milioni del contratto dati come anticipo. Non è chiaro se li abbia intascati lei.

 

E’ molto più probabile che siano finiti in un buco nero e che la truffa è opera della compagnia incriminata. Apriti cielo! Più la ministra si difendeva, più i social, implacabili, si riempivano di commenti acidi. Una vera tempesta. Il presidente Duque l’ha sostenuta per un po’ ma alla fine, visto che la sua giovane protetta rischiava di trascinarlo a fondo, con la gente da mesi in piazza per altri e più gravi problemi, tra scontri violentissimi e polemiche furibonde, ha deciso di mollarla e le ha chiesto di dimettersi. 

 

Karen ha obbedito. Ma il fatto che il suo nome fosse diventato sinonimo di “rubare”, entrando a far parte del gergo digitale e di strada, ha ferito il suo orgoglio e ovviamente il suo cognome altisonante. Per la famiglia, sentire accostare il nome Abudinen a chi ruba, dal semplice cellulare alla truffa, è stata un’onta insopportabile. La ragazza doveva reagire, restituire dignità a una dinastia che aveva sempre avuto parola nelle scelte che contano in Colombia.

 

L’ex ministra si è quindi rivolta alla Bibbia della lingua spagnola. Ha scritto a Madrid e ha chiesto spiegazioni su perché quel termine per lei così offensivo in patria, usato dai social e della rete, fosse entrato addirittura nel nuovo gergo segnalato dal Registro reale spagnolo.  “Chiedo che ci sia un pronunciamento ufficiale”, ha esortato la ragazza.  E poi sull’account twitter @karenabudi ha incalzato: “Il mio nome e quello di nessun essere umano può essere usato per essere denigrato. Questo è un crimine”. Il Registro reale spagnolo ha risposto con un tweet già spedito ad altro utente che chiedeva lumi: “Registriamo i termini abudinar e abudinear nei testi delle reti sociali come verbi di recente creazione, usati nel lessico popolare in Colombia come sinonimo di rubare, imbrogliare”.

Risposta asettica ma efficace. Perché riporta una verità. Con buona pace di una ragazza troppo giovane e forse troppo ingenua per diventare ministra.