Giudizi taglienti e sorpresi sulla gran parte dei quotidiani internazionali per la scelta fatta da Salvini e Di Maio. E il Telegraph attacca: «Ma non è quel genere di tecnocrate che il Movimento 5 Stelle ha sempre contrastato?» 

Novellino, senza esperienza, un giurista allergico alla burocrazia. Sulla stampa estera escono i primi giudizi taglienti su Giuseppe Conte, indicato da Lega e 5 Stelle come prossimo presidente del Consiglio. Il Financial Times si affida alle parole di Piero Ignazi, professore di scienze politiche all'università di Bologna, per descriverlo: «Conte è un personaggio sconosciuto, una scelta di basso profilo, una persona come altre 10 o 100 mila in Italia. Sarà solo l'interprete della volontà dei leader di partito».

Sui giornali anglosassoni scatta l'ironia. Ecco il New York Times: «Dici il nome “Conte” e in Italia molti pensano all'ex allenatore della Nazionale di calcio. Avrebbe anche esperienza internazionale, ma è un accademico, non un politico». Per il Telegraph è una decisione strana per tante ragioni: «Conte è proprio quel genere di professore “tecnocrate”, elitista e proveniente dall'establishment contro cui il Movimento 5 Stelle ha manifestato per anni». Il nome comunicato da Di Maio e Salvini a Mattarella ha colto di sorpresa anche diversi funzionari a Bruxelles. Il Guardian scrive che c'è perplessità nell'Unione europea: «Nessuno lo conosce, non è neanche un accademico di alto profilo».

In Francia, Libération dedica addirittura la prima pagina del quotidiano alla scelta di Conte: «Italia, anno zero» titola il giornale vicino alla sinistra transalpina. La faccia del prossimo presidente del Consiglio compare tra le bande di un tricolore squarciato (anche se il dubbio è che a Parigi si siano sbagliati, mettendo il volto di Pasquale Tridico, professore che in un primo momento era stato proposto come ministro dell'Economia): «Non c'è più tempo da perdere – scrive nel suo editoriale Alexandra Schwartbrod – tra un anno ci saranno le elezioni europee e bisogna reinventare il progetto comune. L'alternativa è una sola: l'implosione di un intero continente».

«Alla fine aveva ragione lui» sentenzia il corrispondente di Le Monde Gerome Gautheret. “Lui” è Salvatore Benintende, in arte Tvboy, il writer che aveva disegnato il famoso murales di Salvini e Di Maio che si baciano appassionatamente. «Le posizioni dei due leader anti-sistema sembrano ancora distanti, eppure dopo due mesi la coalizione è nata. E hanno un nemico comune: l'Europa di Bruxelles».

Scattano dunque le analisi sul destino dell'Unione europea e su quello della moneta unica: «Il nuovo governo populista potrebbe far saltare in aria l'euro» commenta preoccupato Matt O'Brien sul Washington Post. Nell'editoriale si cerca di sottolineare la strana situazione sulle questioni legate proprio alla principale moneta europea: «Fermatemi se avete già sentito questa frase: un governo populista è arrivato al potere promettendo di fare cose che non può fare se vuole restare nell'eurozona, ma allo stesso tempo dice che non vuole andarsene. Questo – prosegue – è ciò che è accaduto in Grecia nel 2015 e sta avvenendo ora in Italia».

Per l'economista Hans-Werner Sinn il successo dei populisti italiani è la diretta conseguenza «della fallimentare politica di salvataggio dell'euro». Sinn rincara la dose in un'intervista rilasciata alla Frankfurter Allgemeine Zeitung: «L'Italia non ha fatto nulla per la competitività negli ultimi 10 anni».

Tra i pochi a uscire fuori dal coro delle critiche è Le Figaro. Il quotidiano conservatore francese non giudica negativamente l'alleanza Lega-5 Stelle e promuove la scelta di Giuseppe Conte: «Ha un curriculum impressionante, viene descritto come misurato ed equilibrato, preciso nelle sue analisi e molto legato al rispetto del diritto».