José Eduardo dos Santos, padre-padrone del paese africano, ha avviato la costruzione di una diga che costerà 4,5 miliardi di dollari. Ma nel consorzio a cui sono stati affidati i lavori si nascondono due società riconducibili alla figlia Isabel

L'ultimo regalo alla figlia prediletta prima di lasciare il potere. Un dono da quasi 2 miliardi di dollari. Soldi pubblici destinati segretamente da José Eduardo dos Santos, padre-padrone dell'Angola, alla primogenita Isabel. È quanto può rivelare il consorzio di giornalismo investigativo Eic, di cui fa parte L'Espresso, sulla base di una serie di documenti ufficiali ed email private che riguardano uno dei più grandi progetti infrastrutturali in corso in Africa.

Assegnato dal presidente angolano in persona a un consorzio di imprese di cui fanno parte anche due società riconducibili alla figlia, il progetto si chiama Caculo Cabaça e fra cinque anni, quando in teoria i lavori verranno ultimati, sarà una delle dighe più grandi del Continente. Sul fiume Cuanza, a est della capitale Luanda, sorgerà un muro alto 100 metri e lungo più di mezzo chilometro. Uno sbarramento costruito per creare un immenso lago artificiale, capace di fornire elettricità a più di due milioni di famiglie.

La diga di Caculo Cabaça è l'ultima, grande opera approvata dal presidente angolano dos Santos, 74 anni, per quasi 40 al vertice dell'ex colonia portoghese. È stato proprio lui, all'inizio di agosto, a posare la prima pietra. Un progetto con un costo previsto di 4,5 miliardi di dollari, pari al 5 per cento del prodotto interno lordo angolano o equivalente, per fare un altro esempio, a quanto spende ogni anno lo Stato africano per finanziare le sue scuole.

A costruire la diga saranno i cinesi. L'appalto è stato infatti assegnato a un consorzio guidato dalla Cggc, una delle maggiori società di costruzioni della Repubblica Popolare. Non una grande sorpresa, visto che Pechino è il principale partner commerciale di Luanda. A beneficiare della ricchissima commessa pubblica sarà però anche una persona vicinissima al dittatore angolano: sua figlia, appunto. Secondo i documenti ottenuti dal settimanale tedesco Der Spiegel e analizzati dal portoghese Expresso, il gruppo cinese Cggc ha infatti come partner Isabel dos Santos, cui fa capo di fatto quasi il 40 per cento del consorzio attraverso due società: la Boreal Investments Limited e la Cggc & Niara Holding. Due imprese schermate da fiduciari, dietro cui si nasconde la figlia del presidente.

Con 25 milioni di abitanti sparsi su un territorio quattro volte più grande di quello italiano, l'Angola è uno dei più ricchi Paesi africani. Almeno in teoria. Sebbene un cittadino su tre viva ancora sotto la soglia di povertà (meno di due dollari al giorno), il reddito pro capite è cresciuto quasi costantemente negli ultimi vent'anni. Merito soprattutto delle enormi riserve di gas e petrolio, che contribuiscono oggi al 97 per cento delle esportazioni nazionali.

Parallelamente al boom petrolifero è aumentata la presenza delle multinazionali energetiche: a partire dalle americane Exxon e Chevron fino all'italiana Eni, che proprio negli ultimi anni, nell'acque a nord del Paese, al confine con la Repubblica Democratica del Congo, ha scoperto alcuni giacimenti molto ricchi all'interno del cosiddetto Blocco 15/06. Un segno evidente del cambio di prospettiva da parte del presidente dos Santos, salito al potere nel pieno della Guerra Fredda grazie all'appoggio del blocco sovietico e convertitosi rapidamente al capitalismo una volta crollato il Muro di Berlino.

L'inchiesta giornalistica realizzata dal consorzio Eic dimostra però che il presidente dell'Angola è andato decisamente oltre i confini del libero mercato. E ha usato i soldi dei cittadini per arricchire la sua famiglia poco prima dell'uscita di scena ufficiale, coincisa con le elezioni dello scorso 23 agosto. 

Decine di email scambiate per mesi tra avvocati e manager delle società di Isabel dos Santos, il gruppo cinese Cggc e il ministero dell'Energia angolano mostrano infatti che l'affare miliardario della diga Caculo Cabaça è stato organizzato dietro le quinte ben prima che il presidente assegnasse, con un decreto dell'11 giugno 2015, il contratto al consorzio a guida cinese. Non solo.

I documenti esclusivi indicano che in questo affare è stata proprio lei ad avere l'ultima parola: Isabel, 44 anni, laureata in Ingegneria al King's College di Londra, nominata dal padre al vertice del colosso pubblico dell'energia Sonangol. Da qualche anno le classifiche di Forbes indicano la dos Santos come la donna più ricca d'Africa, con una fortuna personale stimata in 3,5 miliardi di dollari. Tutto merito del padre? Tutto merito personale, ha sempre ribattuto lei, proprietaria fra l'altro di importanti quote azionarie in aziende portoghesi come Galp Energia e il gruppo di telecomunicazioni Nos. Ma la storia della diga Caculo Cabaça dimostra che, almeno questa volta, avere un padre importante le ha garantito notevoli vantaggi.