Dagli abusi pedofili alle unioni civili, dalle donne al celibato dei ministri del culto: il pontificato di Bergoglio è scosso dallo scontro tra la tradizione e la modernità. Nello spettro di uno “scisma tedesco”

Colpa grave: per secoli questa è stata la parola della chiesa cattolica sulla sessualità. Anche dopo il Concilio Vaticano II, sotto questo lemma nel catechismo si accorpavano gli atti omosessuali allo stupro. E mentre nelle società democratiche il divorzio e le unioni civili erano percepiti come diritti, gli abusi di pedofili nella chiesa ne minavano la credibilità in tema di morale sessuale. Oggi alla Chiesa, quindi, non basta riprendere un dialogo irrisolto sul sesso, ma le serve arrivare a un vero giro di boa.

 

Alla fine di giugno, l’arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn ha accompagnato un gruppo di giornalisti austriaci in visita al Dicastero per la dottrina della Fede. Nell’ex Sant’Uffizio, il ricordo degli scismi passati e il timore del futuro del cattolicesimo rappresentano gli estremi di una tensione palpabile nel pontificato di Francesco.

 

L’ultima forte scossa ha avuto come epicentro Bressanone. Nella città altoatesina dove nell’84 il cardinale Ratzinger concesse la sua prima, dirompente, intervista a Vittorio Messori, poche settimane fa al teologo Martin Lintner, dell’ordine dei Servi di Maria, la Santa sede non ha concesso il nulla osta per la nomina alla presidenza del prestigioso Studio teologico accademico. Il settimanale austriaco Die Furche riporta che un collaboratore del dicastero, interpellato sul caso, avrebbe risposto stizzito che «la libertà accademica non è il bene supremo da preservare», pretendendo che il suo nome non venisse riportato. Parole dure come sassi, lanciate come una sfida a tutta la teologia contemporanea, come spiega Lintner a L’Espresso: «Siamo in una fase delicata dello sviluppo della prospettiva teologica sulla sessualità ovvero sulla persona e le sue relazioni. La mia impressione è che ci sono persone che hanno paura che questo potrebbe capovolgere l’antropologia cristiana oppure che questo comporterebbe riconoscere che nel passato la Chiesa abbia insistito troppo su questioni o posizioni che ormai si stanno sviluppando avanti».

 

Ma il caso del teologo altoatesino è solo la punta appena visibile di un iceberg: sessualità, omosessualità, questione femminile e lotta al potere clericale sono solo alcuni dei campi in cui oggi la teologia ha il compito di unire la tradizione alla conoscenza delle discipline moderne, ma che dentro il Vaticano sono talvolta visti come trincee: «È facile criticare, accusare e poi restare nell’anonimato. Anche questo è un segno di mancanza di trasparenza e coraggio», aggiunge Lintner, la cui promozione è stata bloccata proprio dal Dicastero per la dottrina della fede, lo stesso che nel 2021 aveva dichiarato che la chiesa non è autorizzata a benedire le coppie omosessuali: «Le ragioni per il mancato nulla osta non mi sono state neppure comunicate apertamente – aggiunge – ma sembra che abbiano a che fare con la pubblicazione del mio libro “La riscoperta dell’Eros”, che nel 2011 è stato denunciato in Vaticano da almeno due persone rimaste anonime. La congregazione ha esaminato il libro, ha costatato che non c’erano contraddizioni con la dottrina della Chiesa ma ha tuttavia chiesto di fornire delle spiegazioni e ulteriori chiarimenti: uno dei punti di domanda riguardava il capitolo sull’omosessualità».

 

È sulla sessualità, principale campo di ricerca teologica di Lintner (oltre all’etica animale), che il cattolicesimo si sta giocando il destino della sua dimensione profetica.

Il caso ha, infatti, ha riscosso un’eco fra i teologi di tutto il mondo, critici verso una morale integralista, al punto tale che il Dicastero per la cultura e l’educazione ha poi deciso di prorogare il mandato dell’attuale preside, ritirare l’anonimo dito inquisitore e ottemperare alla richiesta di trasparenza nelle procedure di nulla osta. Un piccolo passo, secondo Lintner: «Quando ero presidente della Società europea di teologia cattolica e della Rete internazionale delle società di teologia cattolica ho conosciuto il destino di tantissime teologhe e teologi che hanno affrontato situazioni simili alla mia. Tali problemi creano una profonda prostrazione nelle persone colpite, ferite interiori e una sensazione di umiliazione al punto da danneggiare in modo irreversibile le loro carriere professionali. Anche il personale senso di appartenenza alla Chiesa può risentirne. Così molti preferiscono rimanere in silenzio per paura di perdere la loro reputazione ed essere sospettati di mancanza di fedeltà alla chiesa stessa».

 

Chi, fuori e dentro il Vaticano, non accetta la direzione della Chiesa di papa Francesco guarda Oltralpe temendo uno «scisma tedesco»: una stigmatizzazione priva di senso, secondo Sigrid Müller, direttrice dell’Istituto di teologia sistematica ed etica dell’Università di Vienna, che ha curato la post-fazione del discusso libro di Lintner: «La riscoperta dell’eros si propone di far conoscere l’insegnamento della chiesa sul tema della famiglia e della sessualità in diverse fasi della sua storia e di far comprendere la proposta morale della chiesa in un’epoca in cui i giovani spesso non trovano più alcun orientamento, ma non sono nemmeno disposti a seguire le norme senza averne compreso il significato. Dopo tutto, è compito della teologia sviluppare una comprensione più profonda e contemporanea di ciò che la fede significa nelle diverse questioni».

 

La teologa rifiuta la catastrofe paventata: «Nessun cattolico tedesco pensa a movimenti di separazione dalla chiesa cattolica. I tedeschi vogliono affrontare con urgenza i problemi della loro chiesa particolare a causa degli abusi, su cui si erano avviate indagini ed inchieste in anticipo rispetto che altrove. Ma i problemi sono presenti ovunque. In tutti i continenti ci si chiede come la Chiesa si occupi delle donne, come riesca a vedere correttamente la situazione delle persone omosessuali e ad affrontarla come comunità; si parla anche di poligamia e di divorziati risposati e, naturalmente, di come si possano denunciare e prevenire in maniera sistematica gli abusi sessuali e spirituali nella Chiesa. Come si può vivere la comunione nella fede e trovare risposte adeguate di fronte a questioni contrastanti? Sono temi centrali per tutta la Chiesa».

 

Nel cammino sinodale della chiesa tedesca, il cattolicesimo ha intrapreso una strada diversa rispetto a Roma. La tradizione tedesca cattolica, da sempre vicina al protestantesimo, ha avuto un suo sviluppo all’interno dell’università pubblica. Rispetto a Paesi come Italia e Francia, dove la teologia è esclusivo appannaggio delle università pontificie, in Germania la ricerca teologica si alimenta di una laicità di fondo che viene dagli anni Settanta: gli anni in cui un altro tedesco, Joseph Ratzinger, modellava quel rigorismo dottrinale che lo caratterizzerà come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. b con la dichiarazione di Colonia, oltre trecento teologi cattolici e più di 16mila preti e fedeli tedeschi sottoscrissero il primo, pubblico atto d’accusa alla linea del teologo bavarese, che, a detta loro, subordinava la libertà del pensiero teologico al primato della chiesa cattolica romana.

 

Trent’anni dopo, un gruppo di docenti tedeschi di teologia morale non perdonerà al papa emerito le sue considerazioni sul «collasso morale» della chiesa tedesca causato dalla liberazione sessuale del Sessantotto: una posizione «estranea al mondo» dissero, mentre sempre più fedeli abbandonavano le chiese.

Secondo gli ultimi dati diffusi dai vescovi tedeschi, nel 2021 hanno lasciato la chiesa circa 360mila fedeli tedeschi: una cifra record per un Paese dove i laici sono da sempre una colonna portante.

 

Con papa Francesco, la dottrina punta a una dimensione profetica: è la visione latinoamericana del cattolicesimo, messa nero su bianco nel primo documento programmatico del papa, la Evangelii gaudium, ma nata nella V Conferenza dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi di Aparecida (2007), quando l’allora arcivescovo Bergoglio disse: «Non vogliamo essere una Chiesa autoreferenziale, ma missionaria […]; noi popolo e pastori parliamo in base a ciò che lo Spirito ci ispira, e preghiamo insieme e costruiamo la chiesa insieme».

 

Non è un caso che, con la recente riforma della Curia romana, Francesco abbia avocato a sé, in qualità di prefetto, l’importante Dicastero per l’evangelizzazione. Con la morte di Benedetto XVI è, così, venuta meno quella che il teologo Andrea Grillo ha definito «teologia dell’autorità, che ha convinto molta parte della teologia cattolica dell’irrilevanza di un confronto serio con il pensiero moderno, riducendolo spesso ad una serie di errori, da cui tenersi alla larga». Il contrario della visione del neoprefetto dell’ex Sant’Uffizio, l’arcivescovo argentino Víctor Manuel Fernández.

 

Negli stessi giorni in cui montava il caso Lintner, infatti, l’arcivescovo di La Plata veniva nominato da papa Francesco prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede. Interpellato sul caso Lintner, mons. Fernández – che a settembre sarà creato cardinale - ha detto: «Non conosco il pensiero di padre Lintner né sono al corrente delle procedure seguite per arrivare a quella decisione. Ma suppongo che il dialogo, comunque, continuerà». Era anche l’auspicio dell’ultimo testimone del Concilio Vaticano II, il vescovo Luigi Bettazzi, scomparso pochi giorni fa quando, dalle colonne di Avvenire, ricordava: «Non sono le dottrine a cambiare, siamo noi che riusciamo a comprenderne sempre meglio il significato leggendole alla luce dei segni dei tempi». Diversamente, piuttosto che dividersi Roma rischia di diventare una grande Babele: ciascuno a parlare la propria, incomprensibile lingua.