Nel giro di affari (in crescita) di 5,3 miliardi di euro, ci sono centinaia di commesse e decine di aziende. Ecco cosa abbiamo esportato nel 2022. Il dominio di Leonardo, il salto di Mbda

Gli italiani fanno bene le armi. Il mondo le apprezza, le brama, le compra. E dentro la massa di 5,3 miliardi di euro di esportazioni nel 2022 in crescita di oltre il 13 per cento sul 2021, come scritto in anteprima dall’Espresso consultando la relazione annuale del governo, ci sono velivoli terrestri, aeromobili, siluri, bombe, missili, razzi.

 

Alla voce “materiali” corrispondono trasferimenti autorizzati per 3,352 miliardi di euro. I ricavi più consistenti derivano dal programma di elicotteri AW129 di Leonardo: per attrezzature, ricambi, servizi, la multinazionale con sede a Roma ha incassato 500 milioni di euro, la vendita di tre modelli ne ha procurati 82 milioni (dunque il costo è di 27,3 ciascuno), inoltre ci sono le relative apparecchiature militari da 45 milioni di euro. Nel complesso gli AW129 hanno fruttato 627 milioni di euro.

 

La cosiddetta categoria 006, quella “terrestre”, vale 369 milioni di euro e si compone, perlopiù, di 220 autocarri cabinati di tipo M AT410T50W (108 milioni), 267 autocarri protetti MTV (79) e parti per i blindati Superav 8x8 (43 milioni).

 

Il pezzo più pregiato e costoso fra le armi da fuoco è il siluro europeo MU90: 10 esemplari hanno generato introiti per 107 milioni di euro. Per la quantità, invece, vanno segnalati i 216 missili Aspide (165 miloni) e 118 Aster (28 milioni). Una dozzina di missili antinave italiani e francesi Otomat MK2/A hanno superato le frontiere al prezzo di 70 milioni.

 

Il mercato delle esportazioni è al solito dominato da Leonardo che ne detiene il 47 per cento. La seconda quota, in netta flessione, è sempre di Iveco Defence Vehicles col 14,08 (-9 punti), al terzo posto c’è Mbda Italia che, in crescita, sfiora l’8.

 

Il probabile nuovo direttore generale di Leonardo, Lorenzo Mariani, proviene proprio da Mbda Italia, azienda specializzata in missili che appartiene a un consorzio europeo di cui la stessa Leonardo è azionista al 25 per cento. Mariani era in corsa per la guida dell’ex Finmeccanica, ma poi il governo ha indicato l’ex ministro Roberto Cingolani amministratore delegato in coppia con il diplomatico Stefano Pontecorvo. Come opera di mediazione politica e di equilibrio dirigenziale, in mezzo a una stagione decisiva per l’industria bellica, Palazzo Chigi ha scelto di affiancare Mariani a Cingolani.