Il Collegio tecnico sulle opere Marche-Umbria chiede questa cifra. Ma per l’azienda di Stato sono troppi. Il presidente Nunziata (Avvocato dello Stato) si difende: «Soldi solamente dai privati»

Un tempo si chiamavano arbitrati e negli anni di Tangentopoli diventarono famosi perché soprattutto nell’ambito delle opere pubbliche spesso si portavano dietro una scia di scandali: procedure opache, parcelle stellari, giudizi fantasiosi. Ora gli arbitrati hanno cambiato nome, si chiamano Collegi consultivi tecnici (Cct) e l’Anas, l’azienda pubblica delle strade statali, che è la più grande stazione appaltante d’Italia, li ha disciplinati con un meticoloso regolamento di 36 pagine firmato dall’amministratore e direttore generale Aldo Isi. Ma come la polvere che ritorna fastidiosa su un vecchio mobile rimesso a nuovo, certe inveterate abitudini ogni tanto sembrano riaffiorare ingenerando dubbi e perplessità.

 

C’è un caso che ha messo in subbuglio gli uffici Anas, quello del Collegio consultivo tecnico sul maxi lotto 2 della Quadrilatero Marche-Umbria, grande opera in costruzione da un ventennio. La società che realizza l’infrastruttura si chiama, appunto, Quadrilatero Marche-Umbria ed è controllata al 92 per cento dall’Anas, l’azienda costruttrice è la Dirpa 2 di Fabriano e il valore del maxi lotto 2 è di 725 milioni e 408 mila euro.

 

Così come avviene per legge quando un contratto di appalto dei lavori pubblici supera la soglia comunitaria di 5 milioni e 250 mila euro, anche per la Quadrilatero Marche-Umbria è stato istituito un Collegio consultivo tecnico che ha iniziato la sua attività alcuni mesi fa. Con due ordinanze successive, la numero 1 e la numero 2 del 27 gennaio, il Collegio ha richiesto per il suo operato oltre 2 milioni e 360 mila euro da dividere tra i cinque componenti. Una cifra notevole, considerata incongrua dall’Anas. Con una nota inviata al nostro giornale l’azienda delle strade anticipa che «la valutazione in corso delle due ordinanze-parcelle porterà a una riduzione del compenso indicato». Cioè, detto in altri termini, l’Anas non ha alcuna intenzione di pagare per intero l’importo richiesto.

 

All’inizio il Collegio era composto da tre professionisti poi, alla fine dell’anno passato i componenti sono diventati cinque, due in rappresentanza della parte privata, cioè dell’azienda Dirpa, due in rappresentanza del committente pubblico Anas, più un presidente scelto di comune accordo tra le due parti. Questi i loro nomi: in rappresentanza della stazione appaltante Quadrilatero Mauro Frattini della direzione appalti e acquisti Anas e Valerio Mele, per la Dirpa 2 Ettore Barbieri e Mauro Frontoni. E infine Vincenzo Nunziata, indicato come parte terza e conosciuto negli ambienti governativi come uno degli esponenti più in vista della elitaria cerchia dei “gabinettisti”, i mandarini dell’alta burocrazia statale chiamati a dirigere i gabinetti dei ministri e ritenuti spesso più influenti e potenti dei ministri stessi.

 

Attualmente Nunziata è capo di Gabinetto del ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, un politico di Forza Italia. Nunziata è un avvocato dello Stato, per la precisione vice avvocato generale, responsabile proprio della sezione che si occupa di opere pubbliche, infrastrutture e trasporti e del contenzioso che riguarda l’Anas, azienda con cui intrattiene rapporti professionali da una quarantina d’anni. Secondo l’ultima dichiarazione disponibile del 19 settembre 2022 Nunziata riceve dallo Stato uno stipendio di 226 mila 638 euro per l’incarico di avvocato, quasi al limite del tetto massimo di 240 mila euro consentito dalla legge per i dipendenti pubblici. Con il governo Draghi è stato uno dei professionisti che ha contribuito all’elaborazione del nuovo codice degli appalti.

 

Il Collegio consultivo ha disposto l’ammontare delle parcelle spettanti a Nunziata e agli altri quattro componenti suddividendolo tra parte fissa e parte variabile collegata all’importo dell’opera. In base a queste disposizioni per il presidente è stata calcolata la cifra di circa 501 mila euro mentre per ciascuno dei quattro componenti del Collegio è stata richiesta la liquidazione di circa 464 mila euro, cifra che per quanto riguarda i due rappresentanti Anas equivale a due o tre volte lo stipendio annuo. Le regole prevedono che metà di questi importi siano pagati dalla parte privata e metà dalla parte pubblica. La metà pubblica per il presidente Nunziata è di oltre 250 mila euro, abbondantemente superiore al tetto massimo dello stipendio consentito a un dipendente statale. L’Anas, però, fa altri calcoli e ridimensiona le cifre: «Il tetto massimo del compenso complessivo (parte fissa più parte variabile) … per il presidente del Cct dovrebbe attestarsi sui 360 mila euro e per i componenti del collegio sui 320 mila euro circa».

 

La differenza è notevole, ma secondo Nunziata è solo frutto di una sorta di equivoco. In una serie di lunghe note inviate al nostro giornale il vice avvocato generale dello Stato spiega: «Nell’ordinanza si indicano i compensi astrattamente spettanti, salva la sussistenza in concreto dei presupposti per chiedere il pagamento… e in ogni caso si tratta di una proposta da condividere con le parti». E ancora: «È normale che chi è soggetto al tetto dello stipendio pubblico prenda la metà del compenso dei colleghi (giusto o sbagliato non ne discutiamo qui) e cioè solo la parte a carico del privato». Quindi: «In pratica non mi compete nulla da Anas». Nunziata chiarisce: «Tutto posso fare tranne anche solo immaginare di truffare o non so che cosa Anas. Chi lo insinua non conosce la realtà, il mio passato e il mio presente… in Anas sono ben conosciuto… come si può pensare che li possa voler fregare».