Dalla Liguria alla Campania, giovani e non, razzisti e nostalgici si scambiano messaggi bellicosi, dritte sulle armi e progettano attentati. Tutt’altro che folclore

C’è una battaglia sottotraccia che corre nel mondo dell’antiterrorismo italiano di cui si leggono sporadicamente le cronache e che non riusciamo a mettere a fuoco: quella al terrorismo bianco. Globalizzato e fuso tra il neofascismo italiano e il suprematismo americano. Un fenomeno in Italia ancora allo stato embrionale ma in crescita.

 

Basta leggere con qualche attenzione le brevi di cronaca. A Genova a fine novembre sono stati arrestati tre ragazzi di 21 anni. L’operazione delle indagini “Blocco Est Europa”, prende il nome dal gruppo Telegram in cui i partecipanti esaltavano gli autori delle stragi nelle scuole, professavano simpatie per Hitler, progettavano stragi. E si scambiavano centinaia di immagini e video di decapitazioni, suicidi, violenze sessuali anche a danno di minorenni, il tutto condito di commenti xenofobi, misogini e suprematisti. Alcuni avevano avviato una vera «campagna di addestramento» al tiro con armi ad aria compressa utilizzando come «bersaglio» effigi di importanti cariche dello Stato in varie zone abbandonate della città.

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A metà novembre, come ha già raccontato L’Espresso, in Campania sono stati cinque gli arresti per associazione sovversiva, istigazione all’odio razziale, porto e detenzione di armi. Il gruppo neonazista era riunito sotto la sigla “Ordine di Hagal”, con sede a San Nicola la Strada, alle porte di Caserta. Ancora un mese prima la polizia aveva arrestato un neonazista italiano di 23 anni che era pronto a commettere un attentato per «difendere la razza bianca», sul modello della strage di Buffalo e altri massacri.

 

A Sammichele di Bari nell’abitazione di Luigi Pennelli sono state trovate una carabina ad aria compressa, balestre, archi e mazze da baseball con simboli nazisti. Gli inquirenti sostengono che Pennelli era in procinto di comprare una stampante 3D per fabbricare una ghost gun, una pistola fantasma, cioè un’arma senza matricola e non tracciabile. Nell’ordinanza di custodia cautelare, la giudice per le indagini preliminari Paola De Santis ha scritto che l’uomo era pronto a commettere un attentato per compiere il «sacrificio estremo a difesa della razza bianca».

 

Negli ultimi cinque anni si sono moltiplicati i casi di radicalizzazione e le indagini condotte dalla Digos della polizia di Stato e dal Ros dei carabinieri, che si scambiano informazioni ogni giovedì attraverso il Comitato analisi strategica antiterrorismo, spesso evidenziano i collegamenti ideologici o persino operativi con gruppi all’estero.

 

Secondo un recente report pubblicato dall’Università di Oslo, il nostro Paese è al terzo posto in Europa occidentale per numero di eventi terroristici riconducibili all’estrema destra. Una galassia nera che può vantare una struttura orizzontale, lontana da quella dei leader e delle gerarchie (com’è stato per Ordine nuovo in Italia, per esempio), e costituita da piccole cellule e singoli individui che condividono un’ideologia. I social forniscono degli spazi in cui le persone possono radicalizzarsi: più questi sono chiusi, più diventano delle “echo chambers” (camere d’eco) dove i partecipanti si fomentano reciprocamente con tesi estremiste e senza contraddittorio.

 

Secondo un report di Europol del 2020 sulla situazione e l’andamento del terrorismo nell’Ue, negli ultimi anni, le applicazioni di messaggistica istantanea criptata come WhatsApp o Telegram sono state largamente utilizzate per coordinare e pianificare gli attacchi terroristici e la preparazione delle campagne di reclutamento. A questi si aggiunge 4chan, il forum statunitense che ha dato origine alla cosiddetta alt-right. E VKontakte, il social network russo noto per le sue regole di moderazione molto blande.

 

Sono i «covi virtuali» in cui è possibile intravedere una grammatica fondata da capisaldi della cultura neo-nazista: ad esempio il romanzo “The Turner”, pubblicato nel 1978 dall’ideologo nazista americano William Luther Pierce. Un manuale operativo per aspiranti terroristi. E poi meme, bandiere, iconografie, simboli che dal principio dei tempi raccontano una storia: basta alzare gli occhi per capirla. Ma anche eroi nostrani come Luca Traini, il neofascista responsabile dell’attentato del 3 febbraio 2018 a Macerata, condannato a 12 anni di carcere con l’accusa di strage, porto abusivo d’armi e danneggiamenti con l’aggravante dell’odio razziale. Spesso citato all’interno di questi gruppi come un esempio da seguire.

 

«La radicalizzazione nella galassia suprematista avviene ormai quasi esclusivamente online», spiega Matteo Pugliese, ricercatore dall’Università di Barcellona, esperto di terrorismo e sicurezza internazionale: «Tramite forum come 4chan in cui vengono veicolate le teorie cospirazioniste e la propaganda estremista, ma anche in chat criptate, dove i militanti pensano di potersi esprimere senza freni. La simbologia è un elemento importantissimo per l’estremismo di destra, che include un mix di nazismo e antisemitismo, richiami esoterici (come l’Ordine di Hagal a Napoli e il Sole Nero a Savona) ma anche al cristianesimo con le crociate e i templari».

 

Il colpo d’occhio sulle ultime misure cautelari è generazionale. Gli aspiranti terroristi sono tutti giovanissimi, dai 20 ai 24 anni. «Quando abbiamo a che fare con cellule strutturate, i capi sono anche over 40, come a Napoli, e fanno proselitismo di persona. Mentre nel caso di singoli radicalizzati la dimensione digitale diventa centrale, l’età media si abbassa fino all’adolescenza - sottolinea Pugliese - e tende a coinvolgere individui con poche interazioni sociali, che passano molte ore davanti al computer, in alcuni casi con il fenomeno degli “Incel”, celibi involontari che sviluppano sentimenti misogini perché si sentono rifiutati, come nel caso di Andrea Cavalleri a Savona, il ragazzo di 23 anni, arrestato lo scorso anno e che voleva fare una strage di donne ed ebrei».

 

Non è il terrorismo di estrema destra che abbiamo conosciuto tra gli anni Settanta e Ottanta, non punta a destabilizzare il Paese ma a difenderlo «dall’invasione», «dalla sostituzione etnica» o a creare un «etno-Stato» bianco. Di fronte a tutto questo risulta difficile parlare di «lupi solitari», cioè persone prive di legami con gruppi o movimenti. «È un concetto molto contestato dagli esperti - spiega Pugliese - c’è sempre un legame con una rete di appoggio che radicalizza il soggetto, fornisce materiali di addestramento o assemblaggio di esplosivo, o suggerisce persino obiettivi».

 

Lo aveva raccontato sull’Espresso Rosaria Capacchione. L’ideatore di una strage alla caserma dei carabinieri di Marigliano, nel Napoletano, Giampaolo Testa, aveva ricevuto un addestramento militare in Polonia e Ucraina con gruppi di estrema destra. Proprio il massacro di Christchurch viene menzionato nelle intercettazioni di Testa. Se negli Stati Uniti e in altri Paesi europei questo modello di terrorismo è solido da anni, in Italia siamo ancora in uno «stato embrionale», come ha detto in un’intervista all’Adnkronos Eugenio Spina, capo del Servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo interno.

 

Per Ranieri Razzante, già consigliere per la cybersecurity del sottosegretario alla Difesa nel governo Draghi e direttore del Centro ricerca sicurezza e terrorismo (Crst) «in Italia, come in Europa, non abbiamo una strumentazione del tutto adeguata o aggiornata alle cyber-minacce. Bisognerebbe urgentemente muoversi per costituire un’agenzia europea di difesa comune. Abbiamo privilegiato per anni, come era giusto che fosse, la difesa agli attacchi tradizionali e non a quelli cyber. Nei nostri modelli culturali non c’è stata attenzione sufficiente alle guerre ibride e soprattutto a nuove modalità di attacco. Servirebbe una presa di coscienza mondiale, delle istituzioni Ue e sovrannazionali, per un “codice unico”, che realizzi norme comuni e policy di intervento rapido e intrastatuale».

 

Intanto nelle chat controllate costantemente dalle forze dell’ordine c’è una dimensione psichica, individuale e collettiva, che monta. Rabbia in folle, gira a vuoto, promette di uscire fuori e vendicarsi. Un velo bianco che non si vede ma si sente.