Mandata da Luigi Di Maio al ministero dello Sviluppo, dice di aver risanato Olidata, l'azienda di computer in grave crisi di cui era amministratore delegato. Ma la relazione dei revisori di bilancio racconta una storia diversa

Aggiornamento 27 settembre. La sottosegreteria Todde ci accusa di "fake news vergognose". Qui la nostra replica punto per punto e documenti alla mano

Quando Luigi Di Maio, a sorpresa, la inserì come capolista nella circoscrizione Isole per le elezioni Europee della scorsa primavera, Alessandra Todde si presentò su Facebook spiegando di voler rilanciare l’Italia utilizzando «il modello Olidata». Un annuncio non casuale: Olidata, società romagnola con un marchio molto noto nel mondo dei personal computer, era finita in liquidazione e il presidente Riccardo Tassi aveva chiamato Todde, esperta di informatica con un curriculum internazionale, per risollevare le sorti aziendali con l’incarico di amministratore delegato. A sei mesi di distanza da quella impegnativa dichiarazione, c’è da sperare (per l’Italia) che la manager sponsorizzata da Di Maio abbia cambiato idea. Il modello Olidata, infatti, fin qui non ha granché funzionato.

La società con base a Cesena, un tempo trattata in Borsa con migliaia di piccoli azionisti, si trova ancora in mezzo al guado, alla ricerca di capitali per ripartire davvero. Todde invece, persa la corsa al Parlamento di Strasburgo (prima dei non eletti), due settimane fa ha traslocato al Ministero dello sviluppo economico come sottosegretaria e forse, prima o poi, potrebbe capitarle di occuparsi ancora di Olidata, ma questa volta in veste di rappresentante del governo chiamato al capezzale di aziende in crisi.

Un documento recentissimo, datato 6 settembre, non lascia infatti molto spazio all’ottimismo sul futuro della società fino a poco tempo fa guidata dall’esponente Cinque stelle. Il nuovo piano industriale e l’aumento di capitale “non si sono perfezionati nei tempi e nelle modalità previste”, scrivono i revisori della Nexia Audirevi nella loro relazione ai conti 2018 di Olidata. Per questo motivo, si legge nel documento, rischiano di “venir meno” gli accordi a suo tempo stipulati con i creditori che hanno dato via libera al concordato e alla revoca della liquidazione a fine 2017.

La vertenza più preoccupante è con un’azienda pubblica, Poste italiane, che vanta un credito di circa 5 milioni. Ancora pochi mesi fa, la futura sottosegretaria Todde dichiarava orgogliosa su Facebook di aver partecipato “da protagonista all’advisory team che ha determinato il risanamento” di Olidata. Una visione che appare piuttosto ottimistica, alla luce dei dati di bilancio. I ricavi del 2018, circa 7 milioni, derivano per il 70 per cento da un’operazione contabile, e non ripetibile, legata alla rivalutazione del marchio Olidata.

Per ripartire davvero servirebbe un’iniezione urgente di liquidità, ma l’aumento di capitale per 30 milioni di euro varato nel maggio scorso resta in sospeso perché, secondo quanto scrivono i revisori, non si è perfezionato l’accordo “con le controparti che dovevano procedere alla sottoscrizione” delle nuove azioni. Durante la gestione Todde, a giugno dell’anno scorso, Olidata aveva già raccolto 3,5 milioni grazie a un altro aumento di capitale. Gran parte di questa somma era stata versata da due soli investitori: Mario Carlo Ferrario ed Edmondo Gnerre. Gli stessi che proprio in quelle settimane avevano ricevuto circa 3 milioni da Olidata per la vendita all’azienda romagnola della Italdata di Avellino. Anche quest’ultima, che vende servizi informatici, non se la passa troppo bene: gli stipendi di giugno sono stati pagati solo ad agosto dopo uno sciopero dei dipendenti.

Il presidente Tassi, che è anche il maggior azionista di Olidata con una quota del 25 per cento del capitale, dice però di non avere nessuna intenzione di gettare la spugna. «Abbiamo appena firmato due lettere d’intenti con possibili nuovi investitori», annuncia.

Questi accordi sono però legati “al reperimento di nuovi capitali” da parte della società, come si legge nella relazione dei revisori. Per il momento quindi niente di fatto. Il destino di Olidata resta sospeso. Il risanamento può attendere. Todde invece si è lasciata alle spalle perdite e debiti, lanciata verso un futuro a Cinque stelle.