Nuovi documenti riservati rivelano che tra il 2010 e il 2014 la multinazionale francese ha pagato l'amministratore delegato di Gucci, Patrizio Di Marco, su un conto intestato a una società schermo. La replica: «Sono fiducioso di poter dimostrare la correttezza del mio operato»  

Una serie di nuovi documenti riservati ottenuti dal sito d’informazione francese Mediapart e condivisi con il consorzio giornalistico Eic (European investigative collaborations) di cui fa parte L’Espresso rivelano che il gruppo francese Kering, gigante multinazionale della moda, ha versato oltre 24 milioni di euro sul conto bancario di una società offshore riconducibile a Patrizio Di Marco, fino al 2014 amministratore delegato di Gucci, marchio italiano di proprietà della holding parigina. Kering, controllata dal miliardario Francois Henry Pinault, è già sotto inchiesta in Italia per una sospetta evasione fiscale da un miliardo di euro realizzata, secondo l’accusa della procura di Milano, attraverso le proprie sedi nel Canton Ticino, in Svizzera.

Le carte dimostrano che Di Marco, oltre al suo stipendio da manager in Italia, ha ricevuto a partire dal 2011 una remunerazione supplementare dal gruppo Kering in qualità di consulente. Questo compenso approdava sul conto a Singapore intestato a una società di Panama. Tutti elementi che sembrano smentire quanto dichiarato dalla multinazionale francese nella risposta inviata alla commissione del Senato francese che tra il 2012 e il 2013 ha indagato sull’evasione fiscale. All’epoca Kering fece sapere che «non paga compensi ai propri dipendenti in Paesi dove questi non svolgono alcun tipo di attività».

Contattato da Mediapart, un portavoce del gruppo transalpino ha detto che «non può commentare i documenti su Di Marco perché contengono informazioni personali e sono collegati a un’inchiesta giudiziaria in corso in Italia». Anche l’ex amministratore delegato di Gucci è infatti indagato a Milano per la presunta maxi evasione, via Svizzera, del gruppo. L’avvocato del manager ha replicato con un «no comment» alla richiesta di informazioni «perché ci sono indagini in corso» e ha riferito che, comunque, Di Marco è «fiducioso di poter dimostrare alle autorità competenti la correttezza del proprio comportamento».

Dalle carte emerge che tra il 2010 e il 2014 l’ex numero uno di Gucci ha ricevuto 10,7 milioni via Panama per il suo incarico di consulente. Anche la sua liquidazione, quando nel 2014 lasciò il posto di amministratore delegato, venne pagata alla società panamense che si è vista accreditare sul conto della Lgt bank di Singapore una somma di 11,2 milioni di euro più azioni Kering del valore di un milione di euro. In totale fanno quasi 24 milioni, tutti esentasse. Grazie ai documenti ottenuti da Mediapart si scopre anche che durante il suo incarico in Gucci, Di Marco, che lavorava in Italia tra Milano e Roma, risultava residente in Svizzera, a Lugano. Il manager ha così potuto godere di un forfait fiscale negoziato con le autorità elvetiche, beneficio concesso soltanto a circa 5.300 facoltosi stranieri che hanno trasferito la residenza nella Confederazione. In base a questo accordo Di Marco ha così versato in Svizzera solo 100 mila euro di imposte sul reddito, che corrispondono a un prelievo del 2 per cento sui suoi guadagni effettivi, venti volte di meno rispetto a quanto avrebbe pagato in Italia. L’indirizzo a cui Di Marco risultava residente in Svizzera corrisponde a un vecchio condominio a Paradiso, un sobborgo di Lugano. Di Marco possiede un appartamento a Milano e, tramite una società intestata a lui e alla moglie, una casa di 44 vani nel centro di Roma.