La seconda puntata dell'inchiesta sulla galassia dell'estrema destra porta ai collegamenti con la camorra e il mondo di mezzo di Massimo Carminati. Droga, rapine, truffa, riciclaggio e conti svizzeri. Così i "neri" si arricchiscono coprendosi dietro l'ideologia. Il servizio in edicola sul prossimo numero dell'Espresso a partire da domenica 20 gennaio

Business sporchi, camuffati da attività legali. Denaro che arricchisce i neofascisti romani e i loro complici. Una rete di aziende che porta lontano. Dal capo romano di Forza Nuova, il partito dell’estrema destra fondato da Roberto Fiore, si arriva fino al cerchio più stretto di Massimo Carminati, il “Cecato” ex Nar a capo di mafia Capitale, e ai fiancheggiatori della camorra capitolina.

Un mosaico di storie apparentemente diverse, ma che in realtà hanno più di un punto di contatto. Un intreccio che parte dalle curve e cresce nei quartieri popolari. Una miscela che ha penetrato il tessuto economico della città. Svastiche e malavita organizzata.

Un binomio che racconteremo nel prossimo numero dell'Espresso in edicola da domenica 20 gennaio. “Gomorra nera”, è il titolo dell'inchiesta giornalistica, la seconda puntata del nostro viaggio nella galassia neofascista della Capitale, che si arricchisce di nuovi scenari criminali. L’ideologia e la politica c’entrano poco. Dietro agli slogan razzisti, alle ronde notturne, al “Prima gli italiani”, al grido di “Roma ai romani”, c’è in realtà una convergenza di interessi che ha a che fare molto più con il denaro che con l’ideale. Volti e nomi che ritornano nella cronaca giudiziaria passata e recente di Roma e del Paese.

Droga, rapine, truffe, corruzione, riciclaggio e conti svizzeri anonimi nel quale versare i quattrini sporchi della banda nera. Un mondo tra ideologia estrema e criminalità in cui Giuliano Castellino, capo romano di Forza Nuova, è inserito da tempo. L’indagine che lo coinvolge sulla truffa al sistema sanitario nazionale è solo l’ultima delle grane da cui si dovrà difendere. Una frode sui cibi per celiaci da oltre un milione architettata insieme a un gruppo di imprenditori e non solo. Su Castellino pesa anche il sospetto di aver corrotto un dipendente delle Asl e di essere a capo di una banda.

Infatti, nell’avviso di conclusione indagine della procura di Roma - del 20 dicembre 2018 - le ipotesi di reato contestate agli indagati dai pm Paolo Ielo e Alberto Pioletti sono associazione per delinquere, truffa, riciclaggio, autoriciclaggio, corruzione. La somma sottratta con il raggiro alle casse della Regione Lazio ammonta a un milione e trecentocinquantamila euro. Frutto di una truffa ai danni del sistema sanitario. Soldi pubblici, di quegli stessi italiani di cui i neofascisti vorrebbero tutelare la sicurezza e gli interessi. Un raggiro ben architettato da un’associazione per delinquere, sospettano i pm, che ha tra i promotori Castellino. Che per arricchirsi sulla pelle della collettività, si è avvalso di personaggi in rapporti con la mala capitolina fatta di vecchi fascisti, vicini alla camorra, al capo di mafia Capitale e a trafficanti di armi iraniani. Tra i nomi sotto inchiesta anche alcuni “spalloni”, professionisti nel valicare i confini nazionali con il denaro da mettere al sicuro in anonimi conti svizzeri.

L'Espresso ha scavato nei rapporti societari di Castellino & Co. Scoprendo che insieme al neofascista, tra gli ideatori dell’associazione per delinquere c'è anche un altro romano. Non un nome nuovo per i magistrati di Piazzale Clodio. Il suo nome, infatti, lo troviamo- in questo caso non come indagato- negli atti dell’inchiesta “Tulipano”, che ha portato all’arresto dei “Napoletani della Tuscolana”, il clan mafioso del boss Mimì Pagnozzi, vicino a Michele Senese, uno dei quattro re di Roma.

Don Mimì è stato condannato a 30 anni nel processo d’appello. Inoltre, il socio di Castellino, ora indagato dai pm di Roma, è legato da interessi economici a Massimiliano Colagrande, detto “Small”, cassiere del capo clan della camorra. Insomma, il giro del neofascista Castellino lega storie diverse che si saldano con la militanza nella destra estrema. Collante di questa criminalità è l’ideologia neofascista. Ma dietro l'ideale spesso si celano interessi a sei zeri.

L'inchiesta integrale su L'Espresso in edicola da domenica 20 gennaio