L'associazione 'il mondo che vorrei' chiede che l'ex ad di Rete Ferroviaria Italiana lasci la guida di Leonardo Finmeccanica.  La sentenza è arrivata dopo otto anni di attesa per il processo sul  disastro ferroviario del 29 giugno 2009. Morirono 32 persone. Sette anni anche per Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia. «E' stato condannato un sistema»

Tutti i dirigenti condannati, anche i vertici di Ferrovie dello Stato, per la strage di Viareggio. Lo ha deciso il tribunale di Lucca, riunito nella maxi aula del Polo Fieristico dove solo oggi, per la prima volta dopo 140 udienze, sono state fatte entrare le telecamere. “E’ stato condannato un sistema” sono state le prima parole di Daniela Rombi, che nella strage ha perso la figlia Emanuela Menichetti, 21 anni, dopo 41 giorni di agonia.  
Trentadue le vittime di quell’incidente ferroviario che sconvolse la Versilia e l’Italia. Era il 29 giugno 2009 e intorno alla mezzanotte un treno entrò alla stazione di Viareggio a 100 km orari, trasportando gpl. Un asse si spezzò, il treno deragliò e la cisterna, ancora in corsa, si squarciò, facendo uscire il gpl azzurrino che, nel giro di pochi secondi, esplose in un incendio che inglobò case e strade intorno alla stazione. Donne, uomini e bambini morirono bruciati. Alcuni carbonizzarono all’istante. Tra questi c’erano anche i figli di Marco Piagentini, che oggi ascoltava la sentenza in piedi, con un blocco in mano per prendere appunti, come ha sempre fatto, cercando di capire, in questo lungo processo complicato fatto di tecnicismi e normative straniere.
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Le condanne
I giudici hanno stabilito 7 anni per Mauro Moretti, ex a.d. di Ferrovie, oggi a capo di Finmeccanica, per il quale i pm avevano chiesto 16 anni e che non si è mai presentato al processo. Sette anni e mezzo, anziché 15 come chiesto dall’accusa, per Michele Mario Elia, oggi country manager al Tap per l’Italia e, altrettanti per Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia. “E’ la prima volta che vengono condannati tutti” ribadisce Daniela Rombi. Assolte Ferrovie e FS Logistica, condannate invece RFI e Trenitalia. Più pesanti le pene per gli imputati stranieri, quelli della società manutentrice del carro, la Jugenthal, e della proprietaria, la Gatx. Rainer Kogelheide, amministratore delegato della Gatx Rail Germany, azienda tedesca proprietaria del carro, è stato condannato a 9 anni e 9 mesi, proprio come Peter Linowski, responsabile dei sistemi di manutenzione della Gatx Rail Germany. Nove anni di reclusione per Johannes Mansbarth, amministratore delegato di Gatx Rail Austria, Roman Mayer, responsabile della manutenzione di Gatx Rail Austria, e Uwe Koennecke, responsabile dell’officina Jugenthal Waggon di Hannover che revisionò il carro. Otto invece per Andreas Schroter, Helmut Brodel e Uwe Kriebel, responsabile a vario titolo dell’officina Jungenthal Waggon di Hannover che revisionò il carro.

Condannati anche Giuseppe Pacchioni a 7 anni, Daniele Gobbi Frattini a 6 anni e 6 mesi, come Giulio Margarita, Paolo Pizzadini, Emilio Maestrini, Giulio Margarita. Sei anni inflitti a Giovanni Costa, Giorgio Di Marco, Salvatore Andronico, Enzo Marzilli, Francesco Favo, Alvaro Fumi e sette a Mario Castaldo, come direttore della Divisione Trenitalia Cargo.

Le reazioni
“Che adesso l’Agenzia Ferroviaria Europea studi bene questa sentenza, che impone una modifica dell’intero sistema ferroviario” commenta Dante De Angelis, responsabile dei lavoratori per la sicurezza in ferrovie.
“Sicuramente noi familiari abbiamo già perso: le persone che se ne sono andate non tornano più” mette in chiaro Marco Piagentini. E torna a battere sul tema della sicurezza, come ha fatto in questi anni. “Questa sentenza riconosce un briciolo di verità, e cioè che la sicurezza e i controlli sulle merci pericolose non ci sono. Noi non lo diciamo per fare gli allarmisti ma perché è la verità. La sicurezza sbandierata da Ferrovie si basa su statistiche falsate, lo ha detto il pm, equivale a mettere la testa sotto la sabbia. Se lavoro con negligenza e imperizia, devo assumermene la responsabilità”. La critica è rivolta tutta ai dirigenti di Ferrovie e in particolare a Mauro Moretti.

La sicurezza è quella che manca ancora oggi, come ricorda Andrea Maccioni, 42 anni, zio di Luca e Lorenzo Piagentini: “Per me oggi è un punto di partenza, comunque vada la sentenza, per cambiare questo sistema. Come allora, anche oggi è assurdo che i treni continuino a trasportare merci pericolose nei centri abitati a 100 km all’ora senza obbligo di valutazione di rischio e senza dover avvertire nessuno sulla sostanza trasportata, neanche i vigili del fuoco, che, se succede qualcosa, a loro rischio e pericolo, devono intervenire senza neanche conoscere la sostanza, senza neppure vestirsi in modo adeguato. Ma se avessero cambiato subito le cose, preso adeguate misure di sicurezza prima di essere costretti da un’eventuale sentenza, sarebbe stato come un’ammissione di colpevolezza, dire che qualcosa prima non ha funzionato”. Non ci sta ad accettare lo stato delle cose, Maccioni. Ribadisce: “Da 7 anni mi sento dire “l’Italia è così, non aspettarti niente”. Mi sono stufato. Non ci sto, non ci sto. Non auguro a nessuno di vedere bambini piccoli e donne bruciate come è toccato fare a me. Dal primo giorno in cui è successo, mi sono promesso che avrei cambiato le cose, che avrei dovuto far tornare alla gente il senso di responsabilità”.

Il cognato, Marco Piagentini, fa un appello alla politica: “Chiedano a Mauro Moretti di rinunciare alla prescrizione. E’ un dipendente statale, lo Stato o gli organi di competenza possono farlo”. In aula c’è anche il sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro, eletto con una lista civica. Chiederà a Mauro Moretti, essendo espressione delle istituzioni, di rinunciare alla prescrizione? “La sentenza è inequivocabile. Moretti ne prenda atto”. Quindi deve rinunciare alla prescrizione?, insistiamo. “Deve prendere atto della sentenza” ripete il primo cittadino. Fuori dalle righe? “Non posso parlare fuori dalle righe, sono un sindaco”.