"Bisogna avere prudenza, ma è vero che c'è un buco nella narrazione ufficiale. E solo altri studi potranno farci avere la certezza su quanto accaduto". Parla lo storico ed esperto di Terzo Reich Rainer Karlsch

Ha indagato per anni i segreti nucleari del Terzo Reich ed ha studiato sin nei suoi più remoti dettagli la storia ?di Hans Kammler. «Bisogna continuare ?a scavare nelle gallerie di Gusen. Le risposte si potranno trovare lì»: così dice lo storico tedesco Rainer Karlsch, che ?al tema della "Bomba di Hitler" dedicò un libro che fece furore, nel 2005.

Lei come valuta le dichiarazioni di John Richardson, il figlio dell’agente segreto che avrebbe portato il generale in America?
«Naturalmente sulle affermazioni di Richardson è opportuno continuare a indagare. Quel che è però interessante è che i servizi segreti devono aver lavorato veramente bene visto che l’uomo è riuscito letteralmente a scomparire. ?I movimenti del generale sono documentati con certezza fino al ?3 maggio, quando viene visto insieme ?a Wernher von Braun a Garmisch- Partenkirchen, e avrebbe già potuto consegnarsi agli americani come fece ?lo scienziato dei missili V2. Invece Kammler va a Ebensee (un altro dei sottocampi di Mauthausen, insieme a quello di Gusen, anch’esso dotato di un sistema di gallerie, ndr). Perché? Ci deve esser stato qualcosa in quel luogo che per lui era di grandissima importanza. Poi ha cercato di scomparire. Se in seguito sia passato negli Stati Uniti ?non lo possiamo dimostrare finché non riusciamo ad arrivare ai documenti negli Usa. Ma è certamente molto appariscente il fatto che una delle più importanti personalità del Terzo Reich non compaia in nessuna forma ai processi di Norimberga».

E quei 70 chilogrammi di uranio che Kammler avrebbe consegnato agli Usa?
«Anche qui si impone la prudenza, ovvio. Quello che ancora non sappiamo è come questo uranio sarebbe stato prodotto. ?È noto che esistono vari procedimenti a cui i tedeschi stavano lavorando. Hanno fatto anche ricerche sulle centrifughe, ma non è chiaro a che punto siano arrivate le loro conoscenze in questo campo. Tuttavia c’è un buco in questa narrazione: io non posso escludere che ?i tedeschi stessero lavorando ad un procedimento chimico per l’arricchimento dell’uranio. Può anche essere che il materiale che Richardson ha portato negli Usa fosse arricchito in modo debole, ma che comunque avesse un valore per gli Usa. Ma è necessaria più di una dichiarazione: dobbiamo trovare la prova fisica. Bisognerebbe trovare ?un relitto di quel tempo. E per poterlo individuare bisogna scavare. Non solo a Gusen, anche in Boemia, in Polonia, in Turingia. Però ci sono anche altri elementi che fanno pensare».

Quali?
«Sappiamo con certezza che pochi giorni dopo il ritiro delle truppe sovietiche alcuni ingegneri austriaci presentarono un progetto molto specifico in cui era prevista la costruzione di reattori nucleari sotterranei proprio a Gusen. Ma com’è possibile che degli ingegneri austriaci pensino di realizzare proprio a Gusen un impianto nucleare a più piani? Volevano semplicemente utilizzare ?le gigantesche strutture già esistenti, oppure hanno fatto ricorso ?a conoscenze della seconda ?guerra mondiale?».