Giornalista, scrittore, autore è passato dalle inchieste alla satira televisiva senza mai smettere di nutrire un pubblico affamato di intelligenza

La sua voce sembrava arrivare dal sottosuolo, come le memorie. Stava laggiù chissà dove, nel profondo, a scavare, come il suo Atlantide, isola televisiva sommersa ma che nonostante Poseidone riusciva sempre a tornare alla luce portando qualcosa con sé. Andrea Purgatori aveva reso dal 2017 quel programma un faro limpido di ricerca accurata, in cui riusciva col rigore del cronista a far riemergere i non detti, personaggi, casi, storie dimenticate spesso per dolo, portando in primo piano l’importanza del vero, senza fare rumore.

 

Stretto nel suo maglione d’ordinanza non ha mai ceduto alle sirene dei talk show, perché per raccontare le storie di uomini e di mondi bastava la sua voce e il suo mestiere.

 

Per quarant’anni Purgatori ha legato il suo nome alla ricerca di un barlume di verità per la strage di Ustica. E poi il terrorismo, il caso Moro, Emanuela Orlandi, che diventerà poi una docu serie di successo internazionale, Vartican Girl su Netflix. Ma con quella stesa voce che sembrava impossibile riuscisse a dire qualcosa di non drammatico, come se stesse parlando con te, solo con te per impedire di farti girare lo sguardo da un'altra parte di fronte alla storia, ecco con quello stesso tono baritonale da Sparafucile che soffiava dalla barba la scomodità che ci circonda, era capace però di entrare a passo di valzer nell’intrattenimento più puro, quello della risata liberatoria.

 

Autore e protagonista con l’amico di sempre Corrado Guzzanti, dirigeva come un’orchestra lo studio surreale e irripetibile del Caso Scafroglia. Voce fuori campo di un Chi l’ha visto della notte in chiave meravigliosamente satirica, andava in onda su Rai Tre quando ancora era Rai Tre in una manciata di minuti ai limiti della notte. Era il 2002, l’ultima volta di Guzzanti alla Rai, ma la collaborazione tra i due doveva dare ancora molte soddisfazioni a un pubblico affamato di intelligenza. Così Purgatori passeggia in camicia nera coi fascisti su Marte, rosso pianeta bolscevico e traditor. E lo segue anche a Sky, come autore di Aniene a cui regala per la seconda edizione ancora una volta la sua voce.

 

Giornalista dunque, ma anche attore, autore, sceneggiatore, spesso sbucava all’improvviso, dove meno lo si poteva aspettare. In Boris, in The Bad Guy, con Carlo Verdone, dietro le quinte di Marco Paolini, per poi tornare a passeggiare davanti alla camera, guardando dritto la luce rossa, come un minatore dell’informazione che segue la sua torcia nel buio. E senza mai smettere di essere quello che era, una mente lucida, ironica, generosa e irripetibile. Come la sua voce.