Azione, mestiere e citazioni per cinefili. Il nuovo capitolo della saga di Tom Cruise conquista gli scettici

Sottomarini fantasma, siluri che fanno dietrofront, un misterioso programma di AI che federa all’istante tutti i servizi segreti d’America e forse del mondo, un cattivo che oltre a essere davvero molto cattivo (Esai Morales) appare e scompare perfino dagli occhiali a realtà aumentata di Ethan Hunt, alias Tom Cruise, alias The Last Action Movie Hero.

 

E poi: combattimenti su treni in corsa ma come se non li avessimo mai visti; folli inseguimenti a Roma tra il Colosseo e Piazza di Spagna, e dove sennò; la prova definitiva che una vecchia Cinquecento gialla tira il collo a tutte le Aston Martin del mondo; l’inatteso ingresso dell’aeroporto di Fiumicino nella “Hall of fame” (in caso di parodie, non trascurare i taxi); scene iper verbose subito perdonate grazie alle successive; un quartetto di eroine equamente diviso fra buone e cattive ma tutte bravissime (menzione d’onore per Hayley Atwell ladra sexy e Vanessa Kirby perfida Vedova bianca, ma anche Rebecca Ferguson e la franco-russo-coreana Pom Klementieff spaccano, è il caso di dire).

 

Vorremmo tanto punzecchiare l’ennesimo episodio di una delle cine-saghe più longeve generate dalla tv, ex parente povera, ma siamo onesti: è dura. Certo, è un cinema del riflesso condizionato, un conto alla rovescia permanente che picchia senza riguardi su nervo ottico e istinti primari. Anzi in questo è perfino prevedibile: se c’è un dirupo qualcuno lo userà come scorciatoia, se siamo a Venezia ci si azzuffa nei vicoli e si duella sui ponti, se l’Orient Express sferraglia su uno strapiombo... beh resterete comunque sorpresi.

 

Anche se l’azione non è l’unica freccia all’arco di Christopher McQuarrie, già sceneggiatore del celebrato “I soliti sospetti” e regista del primo e sottovalutato “Jack Reacher”, sempre con Tom Cruise, prima di subentrare a nomi come Brian De Palma, John Woo, J.J. Abrams, Brad Bird (marameo 007!) al timone del nuovo “Mission Impossible”. Le spalle comiche Simon Pegg e Ving Rhames stavolta sono un po’ sacrificate, ma al primo tocca una delle scene più divertenti del film. Quella in cui deve vedersela con uno strano cilindro un po’ Sfinge, un po’ bomba atomica, un po’ Codice Enigma e chissà cos’altro.

 

Si aggiungano citazioni da Pascal, un “McGuffin” (l’hitchcockiano specchietto per le allodole) sinistramente simile a un crocefisso, lo zelo commovente con cui Cruise, 61 anni!, compie stunt da infarto, l’ostinata, cavalleresca difesa del cinema-cinema su grande schermo, e si capirà perché questa saga è anche uno dei modi di resistere al tedioso tutto-è-possibile dell’era digitale. Altro che le marmellate alla Everything, Everywhere, Eccetera. Noi stiamo con Cruise.

 

AZIONE!
Onore al merito. Nelle interviste che accompagnano l’uscita francese del “Sol dell’avvenire”, Nanni Moretti rende omaggio al grande Franco Piersanti, autore della bellissima e raramente citata colonna sonora del film, nonché assistente in gioventù dell’indimenticabile Nino Rota. Le vie di Fellini sono infinite.

 

E STOP
Saremo intolleranti, saremo prevenuti, ma a scorrere il peraltro poderoso trailer del “Napoleon” di Ridley Scott sorge un sospetto: che ancora una volta i volti femminili, così vistosamente “aggiustati” (magari al computer, non necessariamente dal bisturi), minaccino la credibilità. L’appropriazione culturale è tabù. E quella estetica?