La nuova serie Netflix è una sorta di manuale etico, malinconico e irresistibile. Che fa ridere. Ma non sorridere

Eravamo rimasti lungo i bordi strappati di quel debutto esplosivo su Netflix, un paio di anni fa, una serie di governi fa, una molteplicità di esistenze fa. Ora Zerocalcare è tornato, con il suo romanesco estremo, le sue lacrime per “Grey’s Anatomy”, le battute a raffica, il senso di giustizia, la sua coscienza chiusa neanche fosse un armadillo. Ma con un vento nuovo, che soffia dritto in faccia.

Con “Questo mondo non mi renderà cattivo”, ideato in tempi lontani e uscito appena ora, è come se quell’inadeguatezza intima al vivere in cui era così dolorosamente facile riconoscersi, si fosse rinsaldata in una serie di piccoli grandi punti fermi che toccano la società tutta, in una sorta di manuale etico dell’Ikea, dove spesso il conto delle viti a disposizione non torna. Ma almeno per montare il mobile c’è una figura da guardare, per provare a non perdersi.

Zero ha imparato da tempo a giocare nella squadra dei buoni, dove nessuno dovrebbe essere lasciato indietro («Almeno quando muori non finisci nel girone di Margaret Tatcher») e questo punto inamovibile non lo molla, lo tiene stretto a sé neanche fosse una matita. E pur riuscendo nell’impresa di non puntare il dito in un giudizio, lasciando aperte tutte le porte a disposizione, tocca, dice la sua, provoca, rintuzza, scompone il quadro e lo rimette in sesto, con una forza satirica malinconica e ineccepibile. Che costringe a guardarsi intorno.

Così i migranti sono un pacco indesiderato, che nessuno sa dove mettere. La tv è lo spazio dove bisogna andare cauti con le opinioni («Mica come la scienza che ne possono parlare tutti»). E i fascisti li chiama nazisti per amor di efficacia («Perché il fascismo ormai è come dire “vabbè è celiaco però è bravo”»). E va avanti, ridendo tanto, senza sorridere mai, esattamente come accade a chi guarda questa serie. Come una sequenza di piccole sberle, per tutte le volte che la testa si è voltata dalla parte opposta. Invece Zero non molla, anche se i pezzi cadono, i fari nella notte si spengono all’improvviso e il passato ritorna come un perfetto sconosciuto che cammina dalla parte sbagliata.

Una storia che guarda la somma di piccole storture che fanno un totale sgradevole in cui ci stiamo impantanando, ognuno per le sue ragioni. Perché alla fine tutti affrontano un personalissimo inferno in solitudine facendo perdere di senso le chiacchiere stupide del primo Orfeo che è passato a salvarti. E mentre ci si aggrappa all’idea del gatto di Schrödinger, che può essere tutto sino a quando non scoperchi la scatola, non resta che incrociare le dita e sperare che no, questo mondo non riuscirà a renderci cattivi.

 

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DA GUARDARE
Se avete superato i cinque anni di età probabilmente non correrete ad accendere la televisione. Ma Danilo Bertazzi, lasciati da quel dì i panni di Tonio Cartonio, è tornato per dialogare con Calzino su Rai Yoyo e far capire ai piccoli che si può imparare qualcosa persino giocando. Ed è una delizia, ora come allora.

MA ANCHE NO
Se c’è una cosa che abbiamo imparato per bene guardando la televisione con un’attenzione seppur minima, è che quando i limiti potrebbero essere superati è certo che lo saranno. E il racconto minuzioso con commenti a seguito sulla tragedia di Giulia Tramontano ne è un esempio calzante.