L’estate uniforma Nord e Sud nel caldo e nell’attesa di una pausa dal lavoro. Perché disintossicarsi è importante

Eccola, un’altra estate in cui aspettiamo di lavarci le colpe nelle acque del mare e spurgare i problemi sudando e abbronzandoci. Un’altra estate di canicola e uffici con l’aria condizionata a palla, di gente che lavora in pantaloncini e suda nel traffico.

 

Il prezzo della benzina vola sempre altissimo, le bollette non danno tregua, le partite Iva si apprestano a versare contributi sulla base di ciò che hanno guadagnato quest’anno, ma senza alcuna certezza su quello che guadagneranno il prossimo, la scuola sta per finire. C’è troppo caldo, troppa voglia di evadere per preoccuparsi davvero dei problemi seri. E poi c’è l’incantesimo della lentezza che sta per sopraggiungere. L’estate uniforma Nord e Sud in un territorio di stanze afose e negozi chiusi in pausa pranzo, di ventagli che sventolano, di uomini e donne in ciabatte e borsello che cercano l’ombra per la siesta, di turisti che scandiscono «do you speak english» e il barista smarronato che ti chiede «icché ha detto?».

 

Scrivere per me non è mai un problema, ma con questo caldo faccio un po’ fatica a concentrarmi. Si può fare una pagina di silenzio? Il silenzio è sacro. Mi chiedo dove trovano la forza quelli che hanno da dire qualcosa tutti i giorni, urlando in tv e litigando e sollevando problemi e questioni, e poi ci arrivo: è il loro lavoro, sono costretti a fare rumore per non sparire. Dovremmo imparare a diffidare di più di chi ci vuole dare una verità al giorno. Già sarebbe ottimo digerirne una al mese. Il corpo ha bisogno anche di riposo, di non intossicarsi con le scemenze che dicono i nostri amici e i nostri nemici, soprattutto ora, dopo che la Juventus ha fatto un campionato da incubo, il nuovo governo si è insediato e altri mille problemi, che poi non sono tali, hanno preso posto nella nostra testa mentre invecchiamo, ci innamoriamo e ci lasciamo, abbiamo paura di rimanere soli o di stare in coppia, di dire la verità a qualcuno e di ferirlo. Ora abbiamo solo un miraggio che ci spinge a continuare: le ferie.

 

Guardo il cielo seduto fuori da un bar e mi si avvicina un signore. Abbigliamento tecnico, taglio di capelli militare, un gilet pieno di tasche. Le nuvole fantozziane del weekend per lui paiono qualcosa di più che un caso. «Hai visto? Fanno piovere». Capisco subito il sottotesto: ci sono degli “altri” misteriosi (alieni, governi di malvagi, élite di potenti ecc.) che bombardano le nuvole per far piovere, è una tesi complottista molto in voga. Indomito, inizia una conferenza sui cloni del Papa, di Giorgia Meloni e di altri famosi per poi concludere con i vaccini all’mRna messi di nascosto nel cibo dall’Oms. Che palle, nemmeno un rappresentante porta a porta ci metterebbe tanta energia e io volevo solo fare un aperitivo.

 

Lo semino uscendo dal retro e mi metto su una poltroncina a osservare il tramonto rosa, arancione e blu. Il cielo è striato dalle scie degli aerei vaporose e precise, coreograficamente bellissime. Sembrano gli scarabocchi in cielo di un dio anche lui annoiato. Poi la bellezza mi investe, la potenza dei colori mi abbaglia. Non ho ancora mollato, sono sempre qui e non tiro le cuoia nonostante la vita e gli ostacoli facciano di tutto per sfiancarmi. Proprio come voi. Oggi è festa ed è quasi estate, oggi non voglio sentire parlare di niente, seguo Vasco Rossi: «Oggi non ho tempo, oggi voglio stare spento».