Due ragazzi, un’estate, un lago canadese, uno chalet. Adolescenza e amore dipinti con maestria nel film di Charlotte Le Bon

C’è un lago. Ci sono dei boschi. C’è un albero morto, che appare in due momenti diversi in tutta la sua maestosità. Ci sono i colori e i profumi di un’estate che sarà diversa da tutte le altre. Soprattutto ci sono loro, Bastien e Chloé, 13 anni lui, anzi quasi 14 (attenti al quasi), 16 lei. Due creature sospese fra due età che non sembrano fatte per incontrarsi - e invece. Invece l’estate è lunga, i genitori presenti ma come un rumore di fondo, come succede quando si è occupati a crescere, e abbastanza noncuranti da farli dormire nella stessa stanza, tanto si conoscono da sempre. Anche se Bastien, francese (l’irresistibile Joseph Engel, già visto in “L’uomo fedele” di Louis Garrel), è arrivato in Québec per una vacanza. Mentre la canadese Chloé (l’inedita Sara Montpetit, insinuante concentrato di insolenza e ritrosia), figlia di amici dei suoi, in quel paese ci vive. E com’è naturale a quell’età, con quella bellezza poi, ha un sacco di ragazzi più grandi che le ronzano intorno.

 

Anche se Bastien è così tenero, disponibile, giocherellone, che la sua compagnia non gli dispiace affatto. Mentre sulle acque del lago, ferme e vagamente sinistre, i giochi e le fantasie dell’adolescenza sembrano aleggiare come vapore. Esistono i fantasmi, o sono solo persone che non sanno di essere morte? Sarà vero che è impossibile mordersi da soli fino a sanguinare? I giorni passano, sulle corse in bici nel bosco a volte scoppia un temporale, ma intanto le distanze si accorciano, i giochi si mescolano al desiderio, il timore d’esser preso in giro di Bastien si trasforma in un sentimento sconosciuto ma sempre più forte. E quel grande chalet vicino al lago finisce per fare da cornice a una “prima volta” che non somiglia a nessuna delle tante altre viste al cinema.

 

Perché al suo esordio nella regia Charlotte Le Bon (attrice in film di Michel Gondry, Robert Zemeckis, Lasse Halström), trasportandolo dalla Bretagna originaria al Canada, traghetta il già bellissimo graphic novel di Bastien Vivès, “Una sorella” (in Italia da BAO Publishing), in una dimensione fluttuante al limite del fantastico, ma anche di grande precisione sentimentale, su cui la pellicola in 16 mm imprime una sfumatura di nostalgia quasi materica. Come se alternando il punto di vista di Bastien, dominante, al gioco di fughe, provocazioni e confessioni di Chloé, Le Bon ci facesse sentire per così dire fisicamente i fremiti, i brividi, le angosce segrete di questi due personaggi così vicini e così lontani. Con un’attenzione, una grazia, una mancanza di esibizionismo e insieme di pruderie, che il cinema oggi ritrova di rado. Merito anche dei due superlativi protagonisti. In sala dal 29 giugno.

 

Falcon Lake
di Charlotte Le Bon
Francia-Canada, 99’

 

AZIONE!
Si chiama Top Doc il nuovo canale tematico Prime Video sul cinema del reale. Per ora solo film premiati, domani speriamo anche altri, non sempre i migliori vincono. Ma tra i primi nomi omaggiati c’è il Nicolas Philibert di “Essere e avere” (appena tornato in sala), Orso d’oro a Berlino 2023 con “Sur l’Adamant”. Una certezza.

 

E STOP
Buone notizie? Mah. La società di revisione PwC informa che entro il 2026 il box office mondiale del cinema tornerà a livelli pre-Covid. Incassi, non spettatori. Ovvio: se il pubblico cala, basta aumentare i biglietti. Per fortuna i francesi continuano a contare le teste in sala, non i quattrini. Ma sono gli unici.