“Torna a casa in tutta fretta c’è il Biscione che t’aspetta”. E con la nascita di Mediaset l’intero palinsesto spazzò via la quarta parete catodica

Nel 1982 su Rai 1 cominciavano le danze solo con il Tg delle 13. Allora un quasi giovane Silvio Berlusconi telefonò a Corrado per dirgli che stava cercando un conduttore che avesse una buona idea da proporre in quella fascia per il suo Canale 5. Corrado accettò la sfida con serenità, convinto che tanto a quell’ora nessuno avrebbe perso tempo davanti al piccolo schermo e sfornò, in senso letterale “Il pranzo è servito”. Dopo la prima puntata, riportano le cronache, il Cavaliere approvò soddisfatto: «Questo gioco non mi è affatto dispiaciuto... Me ne faccia... Sì, me ne faccia 300». Tipo un salumiere da palinsesto.

 

Ecco l’immagine del salumiere, che butta dentro un tanto al chilo, è quella che con facilità viene in mente pensando a cosa è stata la “rivoluzione” televisiva operata per mano di Silvio Berlusconi, ovvero una sorta di calderone di quantità, tante gambe, tante tette, tante parole, cuore e coratella, pubblico e privato, tutto esposto, tutto alla luce delle telecamere che si intrufolavano, per prendere, rubare, carpire e sbattere in faccia a chiunque fosse per caso passato davanti a un piccolo schermo.

 

“Torna a casa in tutta fretta c’è il Biscione che t’aspetta” recitava la promozione, perché la casa era anche il fuori, senza più distinzione di sorta e la televisione, abituata a mettere paletti di distanza tra se stessa e una qualunque casalinga di Voghera e dintorni diventava così all’improvviso un dialogo a tu per tu, occhi negli occhi, una sorta di rapporto assurdo nella sua normalità che doveva, per novello DNA, accartocciare nell’angolo la quarta parete e sedersi insieme sul divano. Un bar sport da tinello, in cui discutere a voce alta, un impegnativo banco del mercato perennemente aperto, dove il messaggio promozionale che massacrava film e telefilm che tanto facevano infuriare Federico Fellini, ti teletrasportava tra carrelli della spesa.

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Le fette di mortadella mangiate con avidità da Gianfranco Funari, che sbarca su Canale 5 poco prima della discesa in campo via tubo catodico di Silvio, e poi i prosciutti di Mike Bongiorno, incensati come fossero i veri, a volte unici, protagonisti possibili. E così, tra gli sprazzi di innovazione su Italia 1, il furore riempitivo, le bandierine di Emilio Fede, i prezzi di Iva Zanicchi, gli errori, le papere e gli scherzi a parte, si espone l’amore in tutte le salse, come condimento indistinto di qualunque portata, dai video appelli di Alberto Castagna che ricomponeva e smontava cuori infranti e romantici in un grumo di sentimenti, alle scene dei matrimoni di Davide Mengacci, che si muoveva tra veli bianchi di gente comune. E poi l’agenzia matrimoniale di Marta Flavi, prima signora Costanzo, e la sua deriva immortale, ovvero quell’ “Uomini e donne” (della seconda signora Costanzo) che si è trasformato nei decenni in una fucina redditizia di qualunque reality si ostini ancora ad andare in onda. Nella produzione bulimica degli anni Ottanta e Novanta, in cui veniva sdoganato il rigore in doppio petto della Rai, persino le vallette cambiavano divisa, basta signorine buonasera con la piega sotto al casco, e largo alle donne piene di forme e di sorrisi brillanti, entrino le quantità, alla qualità ci si penserà poi.

 

In quegli anni Fiorello aveva il codino e trascinava le folle in piazza facendo cantare i passanti occasionali in un villaggio vacanze casalingo, il trash guadagnava punti, sgomitava e si prendeva l’intero spazio a disposizione, accendendo i primi riflettori a chiunque. Con “Drive In” scompare il presentatore e lo studio si popola di tormentoni e scollature, al grido di «Chi ha cuccato la Cuccarini», soubrette sgambettanti si sgomitano per una inquadratura tra i comici ma marcano il territorio, spianando la strada alla tv del giorno dopo, quella delle Lolite seminude ma struccate come le figlie della vicina di casa, sino alla Casa per eccellenza, dove un manipolo di eletti sconosciuti per la prima volta si ritrova in mutande a mettersi lo smalto e cucinare spaghetti davanti a milioni di spettatori attoniti che li guardano in mutande, mentre distrattamente cucinano lo stesso piatto di pasta.

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Da quell’ormai lontano 1979 a oggi Mediaset ha cambiato diversi volti ma il suo cuore è più o meno rimasto intatto, come il nocciolo delle centrali nucleari, nonostante l’argine tentato in tempi assai recenti da Pier Silvio, che come un Sisifo occasionale ha provato a smorzare le luci della D’Urso, gli affondi di Signorini, la messa in mostra della pancia del Paese con tutto il suo contenuto formato show. Perché alla fine, un etto di più o uno di meno, cambia poco. Che faccio signo’, lascio?