Di nuovo sul set nei panni di Eva Brighi. Ma i progetti al fuoco sono tanti, dal nuovo Vita da Carlo al grande schermo

Ludovica Martino è una romana che ama il profumo di Roma: «La mia città? È tanta roba. L’unico posto in cui riesco a vivere».

Classe 1997, chioma fulva, una passione per la moda, l’attrice è diventata famosa a 18 anni con l’interpretazione del pluripremiato personaggio di Eva Brighi in Skam Italia, serie cult sul mondo degli adolescenti. Fra un provino internazionale - parla fluentemente inglese, russo e spagnolo – e un festival – è stata ospite al recente RIFF, Riviera Film Festival di Sestri Levante, Ludovica racconta il suo ultimo impegno sul set de “Il mio posto è qui” di Cristiano Bortone, tratto dall’omonimo romanzo di Daniela Porto e ambientato nella Calabria rurale degli anni ’40.

Il film racconta una storia di emancipazione femminile. Come l’ha affrontata?
«Prima di tutto, ho perso 5 chili per sciupare il viso dato che i tempi erano quelli duri della Seconda guerra mondiale e poi ho studiato due mesi con un coach il calabrese stretto (il film sarà sottotitolato, ndr). Marta, la protagonista, è un’emarginata sociale, una ragazza madre che cresce il figlio da sola e trova conforto in Lorenzo, omosessuale molto più grande di lei che fa il sensale di matrimoni (interpretato da Marco Leonardi, ndr). Fra i due nasce un’amicizia innamorata, una grande complicità. Grazie a lui, che le compra una macchina da scrivere e la porta nella sezione del PCI, Marta impara un mestiere. Una figura di donna coraggiosa, sovversiva, vincente».

Quanta fatica c’è nel mestiere di attrice?
“Tanta. Al primo ciak devi entrare nel personaggio, avere i tempi giusti, beccarti pioggia e freddo, sopportare le parrucche. Per recitare serve fiato. Sono avvantaggiata perché fin da piccola ho praticato nuoto a livello agonistico, sono bagnina di salvataggio, faccio Pilates. Prima delle riprese di Carosello Carosone dove ero Lita, la moglie di Renato, ballerina di swing professionista, mi sono allenata con mia madre che è stata una danzatrice classica. Invece per il film Security di Peter Chelsom ho passato intere giornate in bicicletta. Avevo almeno venticinque scene sulle due ruote. Per fortuna la bici aveva la pedalata assistita».

Sia in Skam che in Security ha girato molte scene nuda. Qual è il rapporto con il suo corpo?
«Premetto che non giro volentieri le scene di sesso e che in Italia, così come avviene in America, dovrebbe esserci sempre un intimacy coordinator perché manca l’intelligenza emotiva. Per il resto, il mio mestiere mi costringe a guardarmi molto ma non faccio troppo caso all’aspetto fisico. Piuttosto mi focalizzo sull’interpretazione, sulla luce. In generale, nella vita mi sento un po’ goffa e ai tacchi a spillo preferisco il mezzo tacco. Al baby doll di seta il maxi maglione di Eva».

Come concilia, una ragazza di oggi, studio e lavoro?
«A luglio mi aspetta la laurea magistrale con tesi sull’interpretariato di guerra. Quello dell’interprete è un mestiere ‘cotto&mangiato’ esattamente come il lavoro di attrice: fingi di essere a tuo agio, tieni il ritmo, moduli la voce. È una performance artistica. L’aver studiato le lingue mi dà molte chances in più e aver frequentato le aule universitarie mi ha permesso di toccare con mano il successo di pubblico: i miei compagni di corso hanno seguito passo dopo passo l’evoluzione di Eva che parte timida, bullizzata, con poche amiche e poi riesce ad emergere, diventa estroversa. Il suo pregio maggiore è la naturalezza. Che vince sempre».

C’è spazio per i ruoli comici nel suo prossimo futuro?
«La commedia mi diverte molto. Carlo Verdone, con cui ho girato “Vita da Carlo 2” fra Roma, Ostia e Fregene (sarà visibile su Paramount+, ndr), dice che faccio ridere. Di sicuro, chi mi ha dato la prima lezione di tempi comici è stato Giacomo Ciarrapico che mi ha diretta con Luca Vendruscolo nella serie Rai Liberi tutti. Ricordo che mi diceva perentorio: “Non devi sbattere le ciglia’. È stata una grande scuola».