Dalle recite scolastiche al cinema, ha conquistato il pubblico con l’ironia. E ora è candidata ai David. Dialogo a tutto campo con l’attrice. Che ai complimenti risponde: «Oggi ti dicono “sei un genio” e il giorno dopo che non fai più ridere»

La sua ironia ha conquistato prima gli spettatori di “Una pezza di Lundini”, poi quelli della serie su Sky e Now, “Call my agent – Italia”, in cui interpreta la mitomane e sedicente attrice Luana Pericoli. Nei suoi panni Emanuela Fanelli, 36 anni, ha tenuto testa a Corrado Guzzanti, dimostrando che alla lunga “la tigna” – cioè la determinazione nel fare questo mestiere a modo suo, senza compromessi e senza mollare – paga. Al punto da essere arrivata alla sua prima candidatura ai David di Donatello per il film “Siccità” di Paolo Virzì come miglior attrice non protagonista.

 

Partiamo dal primo provino, nel 2015, per “Non essere cattivo”.
«Prima non avevo neanche un’agente, la mia mi ha vista recitare una sera in un pub a Testaccio. Ancora facevo la maestra nella scuola materna. L’ho fatto per dieci anni: era un mestiere che amavo, non era la passione della mia vita, ma preferivo stare con i bambini che fare l’attrice in film che io stessa non avrei guardato».

 

La sua tigna ha pagato.
«C’è voluto tempo. Il primo laboratorio teatrale l’ho fatto a 16 anni, poi facevo piccole parti nel teatro classico, nei matinée, nelle sagre di paese mentre il pubblico mangiava i panini con le salsicce…».

 

Dalle sagre è arrivata, via via, al tappeto rosso di Venezia con il film di Virzì.
«“Siccità” è stato un dono; Paolo mi ha affidato il ruolo di una ragazza sempre sottovalutata dalla sua famiglia, una che passa per scema, eppure è sveglia, intelligente, ben disposta verso gli altri, infatti diventa leader suo malgrado».

 

Un po’ come lei, che oggi spicca tra le star di “Call my agent – Italia” nei panni di Luana Pericoli.
«Scherzare sul mondo del cinema smitizzandolo ha divertito il pubblico. Luana è stata più apprezzata di quanto pensassi. Ha convinto poter ridere di attori italiani famosi e di certe loro caratteristiche, come il trasformismo di Pierfrancesco Favino».

 

Il commento che ha ricevuto più spesso?
«Quanto m’hai fatto ride’ co’ Guzzanti l’ultima puntata».

 

Il complimento a cui non ha creduto?
«Fanelli genio. Un’esagerazione, c’è troppa facilità oggi a dividersi in tifoserie in cui si cambia squadra rapidamente. Un giorno sei genio, l’altro diventi: “Ahó, non fai ride’, cambia lavoro”».

 

Si sente davvero la quarta sorella Guzzanti?
«Non mi paragono neanche, loro sono meravigliosi, ma mi ha fatto ridere dirlo nella serie!».

 

Com’è recitare con Corrado Guzzanti?
«Una tortura cinese: sfido chiunque a non ridergli in faccia. È stato un sogno».

 

Tra l’altro, sette anni fa avevate condiviso una scena di sesso in “Dov’è Mario?”.
«Penso di essere l’unica ad aver fatto una scena di sesso con lui e lui è l’unico ad averla fatta con me. Ci vantiamo di questo primato con gli amici al bar».

 

Trova ci sia ancora spazio per una comicità politicamente scorretta oggi?
«Dipende su quale piattaforma, alcune controllano anche le virgole. Lo fanno per evitare che possa offendersi qualcuno. Però, per citare Ricky Gervais, non è che chi si offende abbia sempre ragione a priori».

 

Le piace “Lol” su Prime Video?
«Qualunque programma umoristico per me è il benvenuto, a prescindere dai gusti».

 

In “Una pezza di Lundini” si sentiva libera di dire ciò che voleva?
«Sia io sia Lundini avevamo una libertà editoriale totale, l’unico limite era il gusto personale. Non amo offendere nessuno, cerco di evitarlo. Credo anche che ogni comico debba assumersi la responsabilità di quello che dice. Se una battuta fa ridere poco e offende molto, non ha senso».

 

Chi la fa ridere oggi?
«Il mago Forest, Nino Frassica, Corrado Guzzanti, Fabio De Luigi, Antonio Albanese, tutta la comitiva dandiniana del “Pippo Chennedy Show”».

 

Donne?
«Paola Cortellesi, la migliore. Se penso alle grandi di ieri, Franca Valeri (di cui ha parlato in “Illuminate” su Rai 3, ndr) e Anna Marchesini».

 

Esiste un’ironia femminile?
«Come diceva Valeri, esistono gli esseri umani, quelli che hanno l’ironia e quelli che non ce l’hanno».

 

Che cosa pensa dei comici sui social?
«Un giorno sono trending topic, il giorno dopo sono già sostituiti da altro. Alcuni video di persone sconosciute mi fanno molto ridere. Di mio non sono molto “social”, mi annoia. E poi ritengo ancora importante il contatto diretto con il pubblico. So che suona come una cosa da tromboni».

 

Difficile far ridere in tempo di pandemia, guerre e calamità naturali?
«È commovente quando ti fermano per strada e dicono: “Stavo passando un brutto momento e mi hai fatto ridere”. Spesso la vita sa essere pesante, quindi fa piacere sapere che mi considerano tra quelli che vanno a vedere per tirarsi su il morale».

 

Le capita di pensare che non ci sia nulla da ridere?
«Succede. Quando è scoppiata la guerra in Ucraina dovevo preparare un numero comico e mi chiedevo: “Ma che c**o me rido?”. Però, per educazione familiare sono abituata a buttare tutto sul ridere: il confine tra il veramente tragico e il veramente comico è sempre molto labile».

 

Qual è stata la prima volta che ha capito che sapeva far ridere?
«A casa ridevano tutti quando dicevo le cose. Poi ho fatto teatro a scuola e mi fecero interpretare la signora Peachum de “L’opera da tre soldi” di Bertolt Brecht: ero una vecchia prostituta ubriacona con il dialetto ciociaro e ridevano tutti. Lì ho capito che non facevo ridere solo a casa mia».

 

Perché non si è mai dedicata alla satira politica?
«Mi piace guardarla, ma nello scrivere non mi è mai venuta, forse non ne ho la capacità. O forse la politica fa già molto ridere, difficile fare la parodia di cose già parodistiche. Oggi basta guardare “gli originali”».

 

Perché non ci sarà una nuova stagione di “Una pezza di Lundini”?
«A poker devi lasciare il tavolo quando hai vinto, altrimenti poi perdi. Noi abbiamo preferito finire lasciando la sensazione a chi l’ha guardata del “quant’era bella”».

 

La vedremo a teatro?
«Mi piacerebbe, ma me la faccio sotto. Temo che ci si aspetti da me qualcosa che non sono in grado di dare. E poi adesso non posso fermarmi per provare, fare la tournée e tutto il resto».

 

Perché non può fermarsi?
«Come dicono sempre le attrici: “Ho tante cose che bollono in pentola, ma non posso ancora parlarne per scaramanzia”».

 

Però, come la sua Luana Pericoli, avrà almeno sentito Tarantino.
«Quentin lo sento, negarlo offenderebbe l’intelligenza dei lettori. Ma è un tipo umorale, non so se mi va di aspettarlo».