Due fratelli di campagna e una coppia di neorurali francesi nella Galizia. Mondi inconciliabili a confronto nel bel film di Sorogoyen

I migliori “cattivi” dell’anno sono due fratelli di campagna che sembrano usciti da una versione spagnola di “Un tranquillo week-end di paura”. Con molte sfumature in più e altrettante buone (o quasi buone) ragioni da conficcare come frecce avvelenate nella nostra coscienza.

 

Il maggiore, Xan, sembra una versione zotica e ghignante del Gassman più truce (l’attore si chiama Luis Zahera e non vi uscirà dalla testa così in fretta). Il minore, Lorenzo detto Loren (un sinistro Diego Anido) è una specie di scemo del villaggio lesto di mano che per giunta sa comunicare con gli animali. Cosa assai utile tra i monti selvaggi della Galizia, dove sorge il loro paesino semiabbandonato. In cui da qualche anno si è stabilita una coppia di francesi che, come a volte accade ai francesi, crede di saperla più lunga dei nativi - e probabilmente è anche vero. Xan e Loren infatti sono solo gli antagonisti di questo bel film che sarebbe riduttivo definire un thriller o un western contemporaneo, anche se al western Sorogoyen e la sceneggiatrice Isabel Peña guardano con attenzione.

 

I protagonisti sono il massiccio Antoine e sua moglie Olga (Denis Ménochet e Marina Foïs, sempre fantastici), neorurali francesi insediatisi in quel posto dimenticato da Dio con una triplice missione: restaurare le case in rovina, ripopolare la valle, produrre cibi bio. Tutte cose che fanno con cura, spezzandosi la schiena al lavoro. Ma senza convincere i locali, che avrebbero preferito svendere le loro terre a un’industria (straniera) dell’eolico. Anzi alimentando nei più rancorosi come Xan, tribuno da osteria, un’antipatia pericolosamente vicina all’odio.

 

Che le cose possano mettersi male è subito chiaro. Quello che non ci si aspetta è il modo in cui il film non solo alterna i più vari registri per dare profondità all’ambiente e ai personaggi, buoni e non. Ma a metà percorso rovescia il punto di vista del racconto con una piroetta memorabile. Perché per quanto detestabili e infine violenti possano essere Loren e Xan, per quanto nobili possano essere i francesi e sensati i loro argomenti contro l’industria rapace e la miopia dei diseredati, resta un fatto incontrovertibile: loro hanno studiato, hanno scelto di vivere lì, hanno un progetto, mentre i Loren e gli Xan non hanno mai avuto niente se non la loro terra. Anche se per capire a fondo la battaglia di Olga e Antoine bisogna aspettare che tutto si capovolga in un conflitto - stavolta tra sessi e generazioni - inatteso e illuminante. Una grande conferma per Sorogoyen, consacrata da nove premi Goya in patria. Anche se la piattaforma Moviestar+ ha cancellato la sua serie sulla guerra civile spagnola. Motivi politici. Urge ripensamento.

 

AZIONE! 
Sarà il nuovo film di Zhang Yimou, “Full River Red” a chiudere il 25mo Far East Film Festival (Udine, 21-29 aprile), un tuffo vertiginoso fra le mille anime del cinema asiatico. Tra gli ospiti d’onore Johnnie To, protagonista di un omaggio e di una masterclass. Tra i 78 film in programma da 14 Paesi, 9 anteprime mondiali e 14 europee.

 

E STOP
Chiude definitivamente ItsArt. La disastrosa (e dispendiosa) “Netflix della cultura italiana“ destinata a film, docu, teatro e concerti, forse l’unico caso di piattaforma fallimentare di questi anni, smetterà di esistere il 12 maggio, a due anni dal varo. Speriamo che ne resti almeno memoria. Da studiare per non ripetere mai più errori simili.