Torna a Bologna Arte Fiera. L’appuntamento con il moderno e il contemporaneo che trasforma l’intera città in un palcoscenico

Febbraio è in arrivo e passeggiare per Bologna vuol dire percepire, più che altrove, una forza rigeneratrice che attraversa cose ed esseri viventi, un flusso di energia riconducibile all’acqua che circolava e circola nei vecchi canali di medievale e rinascimentale memoria, offrendo uno scambio continuo tra il dentro e il fuori, tra ciò che resta e si conserva della vecchia urbe e il mondo esterno. Un intreccio di incontri, interessi e scambi presto protagonista di Arte Fiera, «una 46esima edizione organizzata in soli cinque mesi e caratterizzata dal forte spirito di rinnovamento», spiega Simone Menegoi, alla sua quarta direzione artistica. «Se Torino con Artissima e Milano con Miart competono per chi sia più internazionale, Bologna punta a essere un riferimento per l’arte italiana», aggiunge. Tornando nei padiglioni 24 e 25 di Bologna Fiere, si avrà la percezione di tutto questo con un’offerta di oltre 140 espositori presenti nella Main Section ricca di opere che spaziano dal Moderno all’arte post-bellica fino al contemporaneo di ricerca, seguendo un itinerario che collega alcuni stand secondo un criterio tematico. Se Pittura XXI, a cura di Davide Ferri, è una panoramica che coinvolge talenti emergenti e artisti mid-career, la sezione Fotografia e immagini in movimento, a cura di Giangavino Pazzola, arrivato dal Centro Camera di Torino, conferma il suo essere un punto di riferimento per collezionisti e appassionati di fotografia, mentre Multipli - a cura di Lisa Andreani e Simona Squadrito, fondatrici di Replica-Archivio italiano del libro d’artista - sarà dedicata alle opere in edizione di ogni genere, a cominciare dai libri.

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Ad Alberto Garutti, che a Bologna ha tenuto la cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti, spetterà la commissione di un importante lavoro inedito negli spazi della fiera (Opus novum), mentre la Fondazione Furla e la sua direttrice Bruna Roccasalva presenteranno un intervento del collettivo israeliano Public Movement, protagonista di un progetto che coniuga installazione, performance e coreografia. Al fianco di Menegoi ci sarà un grande collezionista come Enea Righi nella veste di managing director, «per portare la sua sensibilità e competenza alla definizione e realizzazione di un’accoglienza piacevole per i cittadini, turisti, galleristi e altri collezionisti in un’Arte Fiera inclusiva e attenta alle trasformazioni sociali e ambientali», spiega il direttore.

Una fiera che dimostra di avere un ruolo cruciale per le gallerie e per un pubblico eterogeneo che nei tre giorni – dal 3 al 5 febbraio – si avvicina incuriosendosi e si confronta scoprendo, apprezzando e acquistando. L’installazione di Yuri Ancarani sul maxischermo in Piazza della Costituzione, prima Led Wall Commission, vi darà il benvenuto e se amate il videomaker e regista originario di Ravenna, andate a vedere Atlantide 2017-2023, la personale che gli dedica il MAMbo (Museo dell’Arte Moderna di Bologna) a due passi dalla stazione. Nella Sala delle Ciminiere, il curatore Lorenzo Balbi fa esplodere in un museo quello che è stato l’omonimo film di Ancarani, presentato due anni fa nella sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia, una rappresentazione onirica e reale di quel mondo a sé che è l’isola di Sant’Erasmo, in laguna, dove un gruppo di ragazzi vive di espedienti spostandosi con i loro barchini che trasformano in bolidi da competizione.

Ognuno immagina e sogna la propria isola che non c’è, ma quella raccontata da Ancarani esiste e mette al centro, pur a Bologna, Venezia, protagonista di questa mostra visitabile dal primo febbraio al 7 maggio, «simbolo e rappresentazione ideale della decadenza del capitalismo», parole dell’artista, «luogo esemplare per raffigurare un problema globale».

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Dal 28 marzo, sarà la volta del PAC (Padiglione d’Arte Contemporanea) di Milano che gli dedicherà una mostra a cura di Diego Sileo e Iolanda Ratti, per sottolineare il dialogo e la connessione tra le due esposizioni. Sempre a Bologna, affamata d’arte ma mai bulimica, a pochi minuti a piedi dal MAMbo, avete tempo fino al 28 marzo per visitare al Cassero di Porta San Donato, sull’omonima piazza, Intra-ground, l’installazione composta da un trittico di sculture del neozelandese Guy Lydster e di tre grandi fotografie di Andrea Abati, fondatore dello spazio no-profit Dryphoto di Prato. Jago, Banksy e TvBoy la fanno da protagonisti (fino al 7 maggio) a Palazzo Albergati (via Saragozza 28), una tripla monografica Controcorrente sin dal titolo, con le loro opere più significative: dalle ormai super inflazionate Girl with Baloon e Bomb Love di Banksy a Memoria di sé di Jago e agli eroi di TvBoy.

Imperdibile Giovanni Fattori con la sua umanità tradotta in pittura a Palazzo Fava (via Manzoni 2, fino al primo maggio), selezione di oltre 70 opere del maestro della macchia, scelte da tre studiose del precursore della modernità: Claudia Fulgheri, Elisabetta Matteucci e Francesca Panconi. La gravità, intesa come forza a cui la forma si assoggetta e cede fino al suo azzeramento, è al centro dei lavori della tedesca Bettina Buck per Finding Form a Palazzo De’ Toschi (piazza Minghetti 4/D), tra gli appuntamenti più interessanti di Art City. Tra questi, anche Guarda Caso di Eva Marisaldi al LabOratorio degli Angeli (via degli Angeli 31) e Apoptosi di Anne e Patrick Poirier alla Galleria Studio G7 (via Val D’Aposa 4/A).

Ultimo l’appuntamento alla Fondazione Mast con le opere dei cinque finalisti della settima edizione del concorso MAST Photography Grant on Industry and Work, protagonisti di una mostra curata da Urs Stahel, anima di questo spazio speciale, insieme ai lavori dei finalisti delle precedenti edizioni. Parteciperanno al concorso le foto di Farah Al Qasimi (Sorelle), Hicham Gardaf (Laaroussi, a dir poco incantevole), Lebohang Kganye (Donna nel cuore della notte), Maria Mavropoulou (un luminosissimo Senza Titolo) e Salvatore Vitale che ci ricorda che Siamo già dei Cyborg: automi, ma dalle inesauribili risorse.