L’attore piemontese interpreta il leader radicale nella fiction di Mimmo Calopresti su Rai Tre. «Per questo ruolo ho voluto toccare con mano quello in cui Marco credeva, tutti i diritti conquistati grazie ai referendum. Poi ho trasformato il mio fisico: ho perso 13 chili e ho cominciato a fumare»

“W Marco Giacinto Pannella”, grida durante un concerto Vasco Rossi. Scena ripresa nel promo della docufiction “Romanzo Radicale. Io sono Marco Pannella”, regia di Mimmo Calopresti, in programma su Rai3 l’11 novembre prossimo. Coprodotta da Rai Fiction e Italian International Film, “Romanzo Radicale” racconta il Pannella pubblico e privato, partendo dal 1959. La sceneggiatura di Monica Zapelli, Luca Lancise e dello stesso Calopresti è arricchita da una parte documentaria fatta di testimonianze appassionate che vanno da Gianfranco Spadaccia a Luciana Castellina, da Vittorio Sgarbi a Francesco Rutelli, da Massimo Teodori a Mirella Parachini che del leader politico è stata compagna di vita e di battaglie per quarant’anni.

A interpretare Marco Pannella, l’attore piemontese Andrea Bosca, 42 anni, volto amatissimo delle serie targate Rai e attualmente impegnato a teatro con due spettacoli liberamente ispirati a Beppe Fenoglio (di cui ricorrono i cento anni dalla nascita), “Ma il mio amore è Paco”, e a Cesare Pavese, “La luna e i falò”.

Non deve essere stato facile calarsi nei panni di una figura complessa come quella di Marco Pannella
«Diciamo che mi sono preparato per mesi. Il regista mi aveva visto nel ruolo di Angelo, giovane ribelle del film di Mario Martone, “Noi credevamo”, e ho accettato con entusiasmo: sono in grado di essere distratto finché non trovo un obiettivo da perseguire. Ho passato in rassegna con Mimmo materiale di repertorio per toccare con mano tutto quello in cui Marco credeva, tutti i diritti conquistati grazie ai referendum. Ho partecipato alle interviste. Parallelamente, c’è stata la trasformazione fisica: ero seguito da un nutrizionista e da una preparatore atletico che mi hanno fatto perdere 13 chili. E poi il digiuno: bevevo tre cappuccini al giorno, proprio come faceva lui. Le sedute per il trucco duravano anche sette ore: ringrazio tutta la squadra SkinTxt. Non ultimo, ho dovuto imparare a fumare. Come e quanto Marco. Infinite sigarette senza filtro. L’ideale per scassare la voce».

Fra le tante persone vicine a Marco Pannella che ha incontrato dentro e fuori dal set, c’è stato qualcuno che l’ha aiutata di più?
«Sono state tantissime. Gli abitanti e i commercianti di via della Panetteria, Matteo Angioli (storico assistente parlamentare di Pannella per quindici anni, ndr), Marco Staderini, Laura Harth (Coordinatrice del Consiglio Scientifico del Comitato Globale per lo Stato di Diritto ‘Marco Pannella’, ndr). Ognuno ha impresso il suo Marco, che amava ed era amato dalla gente. Sicuramente Gianfranco Spadaccia (segretario del Partito Radicale negli anni della battaglia sul divorzio e in quelli del terrorismo rosso e nero, scomparso il 25 settembre, ndr) e la compagna Marina. Per esercitarmi facevo comizi pannelliani in casa così il mio vicino mi ha sentito. Conosceva Spadaccia, lui mi ha accolto e siamo diventati amici. Gianfranco riportava Marco con i piedi per terra, raccontava che sì, parlava con veemenza, ma prima ascoltava tutti. “La società italiana è più moderna delle sue istituzioni. Il paese è più maturo dei suoi politici”.

 

E com’è, invece, il suo Pannella?
«Intuitivo, insonne, appassionato: lo sciopero della fame per l’aborto durò ottanta giorni. Uno che ama Roma, la città che lo aveva adottato, e si muove disinvoltamente fra Piazza Navona e Ostia, il Pantheon e la mansarda di via della Panetteria. Un uomo libero che vive sul marciapiede ma si rade perfettamente ogni giorno. Che si innamora delle persone in maniera totalizzante, poetica. La sua intimità passa attraverso l’attenzione alle cucine, alle camere da letto degli italiani. Guarda le famiglie disgregarsi e si batte per loro: se la routine ci porta all’infelicità, infrangiamola».

Salutando il Dalai Lama in uno degli ultimi incontri, Pannella disse: “Non a presto. A subito!” Che significato ha questa espressione?
«Marco diceva: ‘Non pre-occupatevi. Occupatevi!» perché credeva nell’azione, infatti si è inventato sempre nuovi modi di comunicare le idee radicali. E poi era convinto che le persone, una volta entrate in empatia, non si lasciano mai. “L’amore è la costanza dell’attenzione”, sosteneva. E questo sottende tutta la sua passione politica ed è se vuoi anche un principio spirituale. È un umano amore. Pasoliniano”.