Il programma di Rai Due è solo noioso. Mentre il reality di Signorini ha occupato i palinsesti all’insegna della volgarità. Forse agli ospiti della Casa qualche flessione al freddo non farebbe male

L’esperimento è trito, funziona e quindi si replica: i “giovani”, di cui generalmente non importa un fico secco a nessuno, notoriamente non guardano la televisione, quindi provando a metterli dentro la tv può darsi che quelli a casa imbraccino il telecomando e chissà, diventino almeno per un giorno telespettatori. Se è andata per il Collegio perché non riprovarci con un sequel? Così nasce la Caserma, stessa spiaggia, stesso mare, i ragazzi appena maggiorenni, senza internet, capelli tagliati a forza, il rancio, l’amicizia, gli amori, il sudore e alla fine il trionfo dei buoni, buonissimi sentimenti cresciuti a pane e disciplina. Il che, a parte quel velo di noia che aleggia sul prodotto di Rai Due, oltre all’inevitabile effetto già visto, è sostanzialmente un messaggio se non accettabile quantomeno innocuo. Al punto che sarebbe interessante ribaltare la prospettiva. Anziché seguire un reality in una caserma chissà che effetto farebbe inserire i reality tutti in questo edulcorato schema militare.

 

Per esempio immaginare per un attimo un senso vago di ordini e punizioni per quella brutta cosa del Grande Fratello Vip, che ha fatto entrare nella Casa un manipolo di semisconosciuti lasciandoli liberi di dire e fare ogni tipo di nefandezze, bocche spalancate come rubinetti, insulti dannosi, epiteti molesti, lacrime fasulle, vergogne esibite, frizzi senza lazzi e mestoli di cattivo gusto. Ecco a tutto questo calderone di mala tv qualche regola ferrea non avrebbe fatto un soldo di danno. Della serie, magari con lo spauracchio di un paracadutista che ti obbliga a fare flessioni in mezzo al ghiaccio quando sgarri, forse si sarebbero evitate deplorevoli discussioni sulle varie sfumature della pelle.

 

Rischiando di dover strisciare sui gomiti in mezzo al fango, come puntualmente avviene per i ragazzi della Caserma, forse gli ospiti del circo di capitan Signorini avrebbero limitato calunnie, bestemmie, insulti razzisti, oltraggi alle donne e cacciate sdegnate, tanto prima poi un servizio in copertina non te lo nega nessuno, al massimo te lo regala qualcuno. Insomma, che i ventenni in cerca di falsa gloria abbiano voglia di buttarsi nella mischia del tritatutto televisivo indossando una divisa e facendosi sgridare a voce alta per un inno nazionale sbagliato alla fine importa poco.

 

Che a un gruppuscolo di personaggi di vario genere si permetta invece di occupare l’intero palinsesto semestrale con due serate alla settimana al grido della volgarità invece ha un che di dannoso. E mai come in questo caso verrebbe bene l’applicazione quantomeno della militaresca regola del silenzio.