Non solo Tinder. Si moltiplicano  i programmi per appuntamenti “mordi  e fuggi” tramite smartphone. Che stanno cambiando i rapporti, non solo sentimentali, tra le persone.  Soprattutto giovani. Ecco come

Ci piace. E noi gli/le piacciamo. Da questa coincidenza comincia tutto. Ma facciamo appena in tempo a scrivere un “ciao” in chat e dopo pochi minuti il contatto scompare. Bocciati. Forse avremmo dovuto esordire con qualcosa di più originale: non lo sapremo mai. Quel contatto con cui sembrava poter nascere qualcosa è ormai irraggiungibile. Svanito, un pulviscolo di bit catturati dal vento. Benvenuti nel mondo di Tinder, ma anche di tante altre app di “dating online”, appuntamenti tramite web o smartphone, che ne imitano il funzionamento e la filosofia.

Fenomeno in crescita, tanto da essere entrato nella cultura popolare, come dimostra il primo film di Hollywood già in lavorazione che trae spunto da questa app: “Il peggiore appuntamento di sempre su Tinder”, commedia sentimentale prodotta da Warner Bros, con la sceneggiatura di Keith Merryman e David A. Newman.
Sbagliato però considerarla solo una moda passeggera. ?I sociologi che hanno iniziato a studiare il fenomeno ritengono che queste app influenzino la qualità dei rapporti fra le persone. E non solo nei sentimenti e nel sesso, anche se si è cominciato da qui. Il modello Tinder, infatti, si estende ad altri tipi di rapporti, per trovare amici del calcetto o compagni di bevute. Anche solo per una sera, perché poi si può tornare sconosciuti come prima. In fondo, sono l’espressione ultima della società liquida, «del capitalismo neo-liberale che ci vuole tutti profilati, quantificati, veloci consumatori ed efficienti produttori di valore immediato», per dirla con la sintesi di Giovanni Boccia Artieri, sociologo dell’Università di Urbino.

Il meccanismo di “matching” (contatto tra persone affini) è semplice e disimpegnato, come mettere un like su Facebook. Di questo si tratta: sulle app che seguono il modello inventato da Tinder scorrono foto di persone che rispondono ai criteri indicati dall’utente: età, sesso e zona geografica. Se ci piace qualcuno, mettiamo like sul profilo: basta strisciare il dito a destra sulla foto. Se poi riceviamo un like da quella persona (o l’abbiamo già ricevuto), l’app ci rivela che ci siamo piaciuti a vicenda e quindi ci permette di fare una chat.

«È questa l’innovazione che ha reso Tinder l’app di dating online più interessante del momento: la velocità del gesto sul display per scegliere il partner», dice Vincenzo Cosenza, tra i principali esperti di social network in Italia. «Quindi addio ai profili elaborati, ai lunghi corteggiamenti e anche alla paura di non piacere, dato che l’utente riceve una notifica solo quando viene accettato e non le volte in cui viene rifiutato. Tinder, in definitiva, ha sdoganato l’incontro disimpegnato».

È l’evoluzione dei siti di dating online tradizionali come lo storico Match.com - dell’omonima multinazionale web che ha poi lanciato lo stesso Tinder - basati su complessi algoritmi di matching tra profili di persone simili. Erano la versione informatica delle agenzie matrimoniali: accoppiavano “similes cum similibus” in base a parametri stabiliti a priori, inclusi gusti e interessi individuali. Un modello più ingenuo, troppo razionale rispetto alla liquidità disimpegnata che si è imposta più tardi sul dating online. Inoltre, Tinder e simili possono essere usati con efficacia anche gratis, a differenza del vecchio modello; chi paga può contare su alcune funzioni addizionali che aumentano le potenzialità degli incontri, come poter scegliere una posizione geografica a piacere.

E così Tinder ha raggiunto quota 50 milioni di utenti, il 63 per cento dei quali ha meno di 30 anni secondo una ricerca di Global Web Index, il 51 per cento è single, il 34 per cento sposato e l’11 per cento fidanzato. Sul fenomeno del dating online dati e statistiche provengono dall’osservatorio Pew Research, secondo cui il 15 per cento degli americani ha usato questi servizi; ben il 27 per cento tra i 18-24enni nel 2015, il triplo rispetto al 2013 in questa fascia d’età. Tra i 25-44enni il valore scende, ma è comunque alto: intorno al 21-22 per cento.
A usare il modello Tinder, i “like incrociati” che generano un contatto, ci sono numerose app diverse tra loro. Ad esempio, Ok Cupid aggiunge un questionario per suggerire i contatti più interessanti: si va da un semplice «il fumo ti disgusta?» a un direttissimo «cerchi un partner per avere figli?». Hinge limita i matching possibili a quelli che sono, sul profilo Facebook dell’utente, gli “amici degli amici”. E ancora, Coffee Meets Bagel restringe l’interazione agendo sul fattore tempo: 24 ore per rispondere a un “like”, e se c’è matching dopo otto giorni il contatto svanisce. Sono provvisori i contatti anche su Bumble, con una novità in più: è solo la donna a poterli iniziare facendo la prima mossa con un messaggio.

Invece Happn fonde il mondo fisico con il digitale: limita il meccanismo del like incrociato alle persone che abbiamo incontrato per caso in strada, in pratica vede gli utenti che si sono trovati contemporaneamente alle stesse coordinate gps sullo smartphone.

In molti casi, le app alternative a Tinder enfatizzano due aspetti: la velocità di reazione e il bisogno di collegare gli incontri alle relazioni sociali-digitali preesistenti: lo stesso Tinder propone più spesso i contatti che risultano essere “amici di amici” su Facebook. Il dating online, insomma, è sempre più integrato con il resto della nostra vita digitale, e quest’ultima si fonde a sua volta con quella fisica, un tutt’uno dove i confini continuano ad assottigliarsi. Conferma Boccia Artieri: «Molti contatti cominciano sulle app come Tinder. Un primo passo è chiedere di accettare l’amicizia su Facebook, perché lì non puoi mentire: sei soggetto alla visibilità della tua rete sociale e quindi i contenuti che posti, le foto che carichi, le cose che condividi mi fanno capire molto di te e se mi interessa davvero incontrarti».

L’abbattimento dei confini tra vita reale e mondo virtuale rappresenta un’accelerazione del “modello Tinder”. A luglio è stata lanciata la funzione Tinder Social per organizzare uscite di gruppo con “amici” trovati alla bisogna. Una festa, una partita di calcetto, un film al cinema: si apre una chat di gruppo, la quale però alla mezzanotte scompare. Si resta in contatto con quelle persone solo se si decide di scambiarsi i propri riferimenti. «Tinder ha cambiato le nostre relazioni sentimentali, introducendo leggerezza e gioco, e ora vuole fare lo stesso per gli altri rapporti», dice Tomas Chamorro-Premuzic, professore di Psicologia allo University College di Londra.

Tra i sociologi, il tema delle ricadute è molto dibattuto. «Queste app interpretano e rafforzano una tendenza di lungo periodo: il liberalismo sessuale come affrancamento totale da schemi e condizionamenti. La sessualità libera e nomade», dice la sociologa Monica Fabris.

«Sono app che incoraggiano gli utenti a introdurre una logica neoliberale nelle loro relazioni intime», ribatte Boccia Artieri. «Costruiamo profili che possano attirare consensi, valutiamo quelli degli altri, nella gestione di Tinder impariamo strategie per contattare l’altro o l’altra, sapendo che verremo valutati dalle prime righe che scriveremo. Questa e altre piattaforme diventano un modo di pensare con maggiore costanza e strategia alla dimensione affettiva da trattare secondo logiche quantitative, di convenienza e di auto-promozione», aggiunge.
Conferma Nicola Strizzolo, docente di Sociologia all’università di Udine: «La relazione così sparisce del tutto, emerge solo la gratificazione dell’ego. L’attesa e il dialogo sono uno sforzo superiore a quello che offre l’effervescenza di contatti nel web e nella società. Il paradigma dei social network deriva dalle teorie che si sono affermate a partire dagli anni Cinquanta: l’“ego centered network”. Io al centro e tutti gli altri intorno». Aggiunge il professore: «Prova ne è l’ampia diffusione di personalità, chiuse come fortezze, che adottano schemi piuttosto rigidi a salvaguardia dell’io». L’altra faccia del liberismo sessuale via app non è solo la superficialità ma anche il bisogno di proteggersi: in qualsiasi momento possiamo chiudere in anonimato l’interazione.

Libertà, leggerezza; individualismo e insicurezza: sono, in fondo, le dimensioni ambivalenti, nel bene e nel male, della società di oggi: liquida e neoliberista. E le nuove app di relazione le rappresentano su nuovi livelli.