Secondo uno studio della Banca mondiale, una persona su quattro nei paesi poveri o in via di sviluppo muore per cause attribuibili a “fattori ambientali”. Una ricerca di Green Cross e Blacksmith Institute ha stilato l'elenco di quelli più inquinati del mondo

Il primo in ordine alfabetico è Agbogbloshie, una discarica di rifiuti elettronici alle porte di Accra, la capitale del Ghana. È l’ultimo posto al mondo dove vorremmo abitare. Come la regione del disastro nucleare di Chernobyl o Norilsk, una città mineraria della Siberia dove a causa dell’esposizione all’anidride solforosa e al nichel l’aspettativa di vita è più bassa di dieci anni rispetto al resto della Russia. O come il bacino del fiume Matanza, terminale dei veleni di 15 mila industrie della regione di Buenos Aires.

Sono alcuni dei dieci luoghi più inquinati della Terra, analizzati scoria dopo scoria dai ricercatori dell’organizzazione ambientalista Green Cross e dai loro colleghi americani del Blacksmith Institute. È una lista nera (a questo link il rapporto completo) che aggiorna una classifica del 2007 sulla base di rilevazioni effettuate in oltre 3 mila siti a rischio, in 49 paesi differenti, per lo più poveri o in via di sviluppo.

Agbogbloshie è una delle new entry africane che hanno preso il posto di poli industriali della Cina e distretti minerari dell’India. Nella discarica finisce buona parte delle 215 mila tonnellate di rifiuti elettronici che ogni anno arrivano in Ghana dall’Europa. Su colline di televisori, frigoriferi e computer rotti lavorano da mattina a sera giovani, donne e bambini: bruciano i rivestimenti dei cavi elettrici, contenenti piombo, per ricavarne rame da rivendere a 25 dollari al quintale. Il risultato sono concentrazioni di metalli pesanti anche 45 volte superiori ai limiti consentiti.

Storie di veleni, come quelle della regione di Kalimantan, nel Borneo indonesiano. Per separare la polvere d’oro dalla terra e dal materiale roccioso 43 mila minatori bruciano ogni anno mille tonnellate di mercurio, una quantità equivalente al 30 per cento delle emissioni di questo metallo prodotte in tutto il pianeta. Sta male anche il Delta del Niger: ogni anno, a causa di guasti alle stazioni di pompaggio o agli oleodotti delle multinazionali, si riversano nella terra e nei fiumi 240 mila barili di greggio.

In tutto il mondo le persone minacciate da alte concentrazioni di sostanze tossiche sono più di 200 milioni, calcolano i ricercatori di Green Cross e del Blacksmith Institute.

A sostegno della loro tesi citano uno studio della Banca mondiale, secondo il quale il 23 per cento dei decessi nei paesi poveri o in via di sviluppo è attribuibile a “fattori ambientali”. In primo luogo l’inquinamento.