Gli oggetti erotici sono la nuova frontiera delle vendite a domicilio. Non più cosmetici o aspirapolveri: oggi le signore si riuniscono per assistere alle presentazioni di colorati, divertenti, irresistibili sex toys

Toccano, osservano, tastano, annusano, e se necessario assaggiano. Stimola tutti i sensi la merce in esposizione, e ogni cosa viene attentamente valutata con una certa solennità dalle signore sedute compunte sul divano: dalla morbidezza del pizzo al comfort del silicone.«Oddio, la cosa si fa interessante», esclama una ragazza quando scopre che il vibratore colorato che tiene tra le mani, che assomiglia a un giocattolo, può avere sette velocità. «Ma vendete anche le batterie?», domanda.

E' un sabato italiano e una decina di signore sono riunite in un salotto alla periferia milanese. Occasione dell’incontro: la vendita di sex toys. I tempi cambiano, e se un tempo ci si riuniva per acquistare cosmetici o aspirapolveri, ora la nuova frontiera delle vendite a domicilio sono gli oggetti erotici. Gli strateghi del marketing hanno capito che esiste un mercato potenziale molto vasto, non resta altro che scovarlo. Infatti, dopo ripetuti e vani tentativi, si è giunti alla conclusione che le donne non hanno voglia di varcare la soglia di un sexy shop, troppo imbarazzante, e sono poche anche quelle disposte a lanciarsi nell’acquisto on line, per l’ansia che un pacco compromettente possa essere scartato da sconosciuti o dai bambini.

La domanda di giochi erotici però va incoraggiata, il desiderio alimentato. Così, se le donne non vanno a comprare i sex toys, i sex toys vanno dalle donne. Ecco allora che si diffondono le vendite a domicilio, con una professionale rappresentante che, con ironia e autorevolezza, porta il suo messaggio di felicità nelle case e fa scoprire un mondo ancora sconosciuto alla maggior parte delle italiane.

«Prego, toccate», esorta la venditrice, camicia bianca e orecchini di perla, porgendo con grazia il vibratore che trova il punto G. L’arnese viene osservato con attenzione e passa di mano in mano ma il picco di curiosità è tutto per “Rabbit”, «Ma dai, è proprio quello di “Sex and the City”?». Sì, è lui, lo strumento molto apprezzato dalle ragazze newyorchesi per le sue performance multifunzionali. Oggi la riunione avviene a casa di una trentenne che ha invitato le sue amiche, quasi tutte coetanee: donne che lavorano, madri. Ci sono torte, aperitivi, i mariti sanno cosa sono venute a fare le mogli, qualcuno aspetta sotto casa insieme ai figli, nel parco. La vendita si articola in fasi ben precise, con un collaudato rituale. Si inizia con la presentazione di biancheria intima, reggiseni, baby doll, mutandine peccaminose, c’è il modello dominatrice e quello burlesque. Poi arrivano le creme per i massaggi, quelle stimolanti per lei e per lui, i lubrificanti “mai più senza”. I nomi sono carichi di promesse: Indécente, Massage à trois. Tutto è commestibile, perciò le creme vengono spalmate sulla mano e assaggiate, si può decidere se poi, al momento dell’uso, sarà meglio avere sulle labbra il sapore della fragola o della crème brûlée.

«Adesso passiamo a loro», prosegue la venditrice con aria di mistero, mentre apre solenne un’elegante scatola. Ecco a voi Egérie, Belle de nuit, Number 1: sono i sex toys, vengono presentati come oggetti preziosi, colorati come caramelle, dalle forme non sempre esplicite, alcuni sembrano pupazzetti con antennine e potrebbero confondersi con i giocattoli per bambini. All’inizio l’atmosfera è di leggero imbarazzo. C’è chi fa qualche battuta, poi si scherza su come può capitare a una cena tra amiche quando, senza uomini tra i piedi, ci si lascia andare un po’. «Con i bambini piccoli che piangono la notte, è difficile, io sono due mesi…», «Mio marito è in cassa integrazione, sempre a casa, quindi…». Tutto è molto professionale, si fanno domande per capire bene l’uso, si studiano da vicino gli oggetti. I vibratori superaccessoriati, le palline per la “gheisha terapy” che rafforza i muscoli pelvici, l’anello per lui che stringe e ritarda il piacere. E poi manette di piume, lacci di pizzo per giochi sadomaso molto glamour e poco pericolosi.
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«In un primo momento sono quasi tutte incuriosite, non sanno cosa aspettarsi perché hanno l’immagine stereotipata del sexy shop. Ma quasi sempre il modo di reagire dipende dal gruppo che si forma, dal rapporto che c’è con la padrona di casa. Se è estroversa, frizzante, poi si adeguano. Ci sono gruppi che fanno molte domande, altri più timidi, ma ci sono donne che arrivano già pronte con gli ordini da fare, come fosse la lista della spesa», spiega Barbara Milo, organizzatrice dell’incontro, venditrice di Soft Paris, brand da alcuni mesi sbarcato in Italia, già presente in Francia, Inghilterra, Belgio, Irlanda e Spagna. La sua vicenda professionale è emblematica dei nostri tempi: quarantenne con due bambini, viene licenziata quando è incinta e, mentre è in cerca di un’altra occupazione, si imbatte nel marchio di prodotti erotici.

«È un lavoro che mi piace molto, sono a contatto con tante donne, si creano relazioni umane. Divento una loro consulente, un’amica, e poi è un lavoro che mi permette di organizzarmi come voglio». E il guadagno c’è perché i sex toys, anche se siamo solo all’inizio, tirano. «Certo non come in Francia, dove le clienti sono 350 mila. Lì c’è un pubblico molto più disinibito. Basti pensare che quando vengono organizzati i party, le creme per la stimolazione del clitoride vengono provate direttamente in bagno. Da noi sarebbe impensabile». In Italia, invece, l’imbarazzo c’è. «Le ordinazioni alla fine dell’incontro avvengono in una stanza a parte, con il massimo riserbo, ma mi sono capitate donne che non hanno comprato nulla perché si vergognavano e poi mi hanno scritto una mail per fare l’ordinazione senza che nessuno lo sapesse». E gli uomini, i mariti, come la prendono? «Bene, sono favorevoli. Ma c’è stato anche il caso di una signora che ha comprato molte cose, ma quando il marito ha visto “Rabbit” c’è rimasto male».

In tempi di recessione, il settore dei giocattoli erotici promette ancora guadagni e anche un po’ di piacere. Sono diversi i marchi di sex toys che utilizzano vendite a domicilio: oltre Soft Paris è molto nota anche la spagnola La Valigia Rossa. Dopo la fase dei vecchi sexy shop con arnesi iperrealistici ed esagerati, e quella dei sexy toys di design belli e impossibili perché costosi, siamo ora nella fase di mezzo: oggetti gradevoli, divertenti e low cost. Ma il mercato si può espandere solo se la vendita è discreta. E capillare. «I prezzi sono accessibili, dai 12 ai 90 euro, i prodotti vengono usati perlopiù in coppia, senza grosse differenze tra quelle più giovani e mature», dice Barbara Milo. Intanto il pomeriggio è concluso, le ospiti se ne vanno, sul tavolo rimangono gli avanzi di una torta. I tempi cambiano: è stata preparata dal marito della padrona di casa in omaggio alle amiche della moglie. L’ha decorata, con ironia, con piccoli falli di cioccolata.