Occhi blu. Pelle candida. Labbra sottili. Apparente freddezza che nasconde grande passione. La Kidman impersona la principessa di Monaco. E dice: "Spero di venire ricordata come un'attrice che si è battuta per rappresentare donne complesse che ce l'hanno messa tutta"

Una era un metro e 70, l'altra è alta un buon dieci centimetri in più. Durante gli eventi raccontati nel film la prima aveva 32 anni, la seconda ha compiuto da poco i 44. Ma mettiamole vicine, Grace Kelly e Nicole Kidman.  Sovrapponiamo le loro immagini, analizziamo i loro film e il tipo di personaggi che hanno rappresentato. Gli stessi capelli biondo oro. La stessa fronte spaziosa che trasmette intelligenza, curiosità e molta ambizione. Il naso delicato e raffinato. Le labbra sottili. E poi gli occhi blu in contrasto con il color porcellana delle loro pelli e che segnalano dolori non tanto nascosti e un carattere in apparenza arrendevole, in realtà sedizioso, con emozioni sebbene contenute, sempre pronte a esplodere.

Anche se cresciute in due ere, quasi due gemelle, insomma.

E infatti quando, dopo mesi in cui si era parlato, tra le altre, di Cate Blanchett, Amanda Seyfried, Diane Kruger e Charlize Theron, è venuto fuori che la parte della protagonista di "Grace of Monaco" sarebbe andata appunto alla Kidman, la scelta è sembrata ovvia. Hitchcock, che volle la Kelly in "Il  delitto perfetto", "La finestra sul cortile" e "Caccia al ladro", il film le cui riprese sulla Riviera la portarono a incontrare Ranieri III di Monaco, che poi fece di lei una vera principessa, l'aveva ribattezzata "Ghiaccio bollente". Come la Kidman, un'attrice all'apparenza marmorea, in realtà sempre pronta a essere travolta da passioni, da una vena di follia e di forza trasgressiva.

Le riprese avranno inizio  a settembre a Nizza. A dirigere sarà Olivier Dahan, il regista che portò Marion Cotillard nei panni di Edith Piaf in "La vie en Rose" all'Oscar. Ma "Grace of Monaco" non sarà la solita "biopic", col classico formato di infanzia difficile e demoni intercalati con momenti di gioia e trionfo. Sarà invece una storia che si dipana in quel periodo precedente la morte della Principessa nel 1962 (per il cinquantenario si preparano mostre, retrospettive di film e simili) di pochi mesi a cavallo tra il 1961 e il 1962, appunto, quando il generale de Gaulle, spazientito dalla determinazione del Principato a restare un paradiso fiscale, diede a Ranieri un ultimatum per adeguarsi alle leggi della Francia, arrivando a mandare i parà al confine e a  minacciare le forniture d'acqua dei monegaschi.

Grace Kelly, che solo sei anni prima  aveva lasciato il ruolo di stella hollywoodiana per assumere quello di vera principessa, riuscì a manovrare dietro le quinte per preservare l'indipendenza del Principato. Insomma, si parla della storia di una ragazza di Filadelfia che realizza il sogno di ogni bambina di trovare un Principe e che poi sorprende il mondo e se stessa rivelandosi un'abile diplomatica.

Ma a unire Kidman a Kelly non c'è solo la somiglianza fisica. Entrambe hanno costruito le loro carriere su film incentrati su amore, matrimonio, infedeltà, desiderio e ossessione. Hanno avuto tutt'e due l'onore di un Oscar rompendo con la loro immagine pubblica, la Kelly a 25 anni con un film intitolato "La ragazza di campagna", la Kidman a 33, quasi irriconoscibile con il naso prostetico di Virginia Woolf in "Le ore". E tutte e due hanno saputo riempire le pagine del gossip, accasandosi e lasciandosi con i divi dei tempi loro.

«Grace sembrava un piatto freddo con gli uomini sino a quando non tiravi giù i pantaloni», disse Gary Cooper che con la Kelly recitò, e non solo, in "Mezzogiorno di Fuoco" , nel 1952, «poi esplodeva». Le cronache narrano che esplose con molti altri, da Clark Gable a Frank Sinatra a David Niven e a Bing Crosby, che la notte dell'Oscar andò a trovarla in albergo e la trovò a letto invece con Marlon Brando. Che aveva vinto pure lui la statuetta con "Fronte del Porto". «Grace finiva sempre a letto con il suo protagonista», osservò Gore Vidal. «Era famosa per quello».

La Kidman è diventata invece famosa quando, arrivata  dall'Australia per essere le belloccia di turno di Tom Cruise in "Giorni di tuono",  finì per sposarselo.  Ma è stato solo dopo essersi liberata dell'ombra lunga del marito superstar che ha saputo dare le sue prestazioni migliori: oltre quella dell'Oscar, in "Moulin Rouge" e in "Ritorno a Cold Mountain". 

Poi, la paralisi: sicuri blockbusters come "La bussola d'oro" e "Australia" sono diventati flop, film indipendenti come "Fur" e "Il matrimonio di mia sorella" hanno finito per mettere in rilievo che non sapeva più esprimere emozioni sullo schermo, probabilmente impedita dal botox. Ma ha trovato anche lei il suo principe, la stella della musica country Keith Urban che l'ha portata a vivere in una fattoria del Tennessee. Ha detto basta alle iniezioni sulla fronte e ci ride pure sopra.

«Ora si muove!», dice. E dopo "Rabbit Hole", dove è una mamma  devastata dal dolore per la perdita del suo bimbo piccolo, ha scioccato Cannes con "Paperboy", dove invece è una ninfomane con mini vertiginose che prima sistema il costume da bagno per urinare su Zac Efron e poi eccola in una fellatio con John Cusack. Ha girato "Stoker", diretta dal coreano Chan-wook Park, e "The Railway Man" al fianco di Colin Firth. Continua a scommettere su Lars Von Trier. Scelte coraggiose e originali, di un'attrice sicura di sé che non deve più provare niente a nessuno.

«Sono andata fuori strada e ho fatto grandi errori e poi l'ho ritrovata», dice  a "l'Espresso". «Ma spero di venire ricordata come un'attrice che si è battuta per rappresentare donne e storie complesse e che ce l'ha messa tutta». Come Grace Kelly, sua eroina di gioventù.