Nato in Congo, emigrato in Francia, insegna a Los Angeles. Romanziere, poeta e saggista, i suoi libri sono diventati un culto giovanile in tutto il mondo, tradotti in 15 lingue. Chi è Mabanckou, la star del prossimo festival della Letteratura a Mantova

Ha lo sguardo "canaille" da francese, e un francesissimo berretto sempre calcato in testa. "Nessuno è più francese di chi è stato colonizzato", ironizza: "Abbiamo preso alla lettera tutto quello che ci hanno insegnato".

Alain Mabanckou è il prodotto perfetto dell'intreccio di colonialismo e globalizzazione: solo così può nascere uno scrittore congolese francofono, che con i suoi romanzi vince il premio Brassens e pubblica con Gallimard, ma intanto insegna letteratura francese alla Ucla di Los Angeles, dove per gli studenti è "Mabancool", perché è cool, "figo", come nessuno. Mabanckou è africano in Francia ed europeo negli Usa: straniero ovunque, perciò ovunque di casa. Non lo sentiremo diverso, quando lo incontreremo il 9 e 10 settembre a Mantova al Festivaletteratura, o il 17 a Pordenonelegge.

Racconterà l'Africa strampalata e commovente di "Domani avrò vent'anni" (esce l'8 settembre, 66thand2nd.com), e il suo sguardo su Lagos per il progetto Pilgrimages, per il rilancio della letteratura africana.

Racconterà l'infanzia del suo alter ego di dieci anni, Michel, che vive a Pointe Noire nei Settanta ma ha gli stessi innamoramenti furiosi di tutti i bambini del mondo, e a Caroline dichiara: "Ti amo come una macchina rossa a cinque posti".

Racconterà dello zio di Michel, che "dice di essere comunista. Di solito i comunisti sono gente semplice, non hanno la tv, l'aria condizionata e non cambiano la macchina ogni sei mesi come zio René. Ora so che si può essere allo stesso tempo comunisti e ricchi". E quello zio, da giurarci, da qualche parte lo abbiamo già incontrato.