Colloquio con Silvana Patriarca, autrice del libro "Italianità, la costruzione del carattere nazionale"
Indolenti, oziosi, corrotti. Uomini passivi che popolano uno scenario grandioso, gente inaffidabile in un panorama di rovine. Così gli italiani sono stati visti per secoli e così alla fine anche loro hanno finito per raccontarsi. Lo spiega Silvana Patriarca, storica che insegna alla Fordham University di New York, nel libro "Italianità, la costruzione del carattere nazionale", edito da Laterza. "Quello del carattere nazionale sembra un ossessione per gli italiani, un filo conduttore che attraversa la storia, lo si trova nel passato ed è tornato con prepotenza in alcuni discorsi di oggi".
Una sorta di patriottismo alla rovescia?"Sicuramente possiamo definirlo anche così. Gli italiani oscillano tra un senso di superiorità in alcuni ambiti, soprattutto culturali, e la continua percezione di un limite, un deficit: civico, produttivo, statale".
E da cosa dipende?"Viene da lontano, gli italiani erano grandi all'epoca dei Comuni poi sono decaduti con le Signorie e la Controriforma, c'entra la Chiesa ritenuta in parte responsabile e le dominazioni straniere. Ma la questione affonda le sue radici anche nella costituzione dello Stato unitario e nel modo in cui le classi politiche si sono poste nei confronti della popolazione".
Le classi dirigenti più volte si sono poste il problema dell' "italianità": durante il Risorgimento c'era l'esigenza di "fare gli italiani", farne dei cittadini. Mussolini poi voleva renderli più virili."Sì, dei "vizi" degli italiani si è fatto spesso un uso politico e alcuni stereotipi hanno avuto alla fine la funzione di alibi, per assolvere i politici e il malgoverno, lasciare le cose come stavano, per poter dire: la classe politica riflette i cittadini, non c'è niente da fare".
Ora con la Lega è tornato il problema."La Lega è portatrice di questo discorso molto negativo sugli italiani, identificati con il cliché del meridionale. Adesso è tornato il bisogno di autodefinirsi, c'è di nuovo la "nazionalizzazione" dello spazio politico".
Perché?"Sono cadute le ideologie e ci si aggrappa all'ideologia nazionale, la destra ha il suo repertorio e la sinistra si adegua".
Stiamo tornando indietro?"Mi preoccupa, rivela insicurezza. Non credo che una nazione debba definirsi necessariamente in questo modo identitario, ci sono altri modi per parlare di se stessi senza dover ricorrere a questi stereotipi".