Nelle città universitarie che tornano a riempirsi di ragazzi i costi delle singole sono addirittura aumentati: «La situazione è insostenibile, presto una nuova mobilitazione», avvertono i collettivi

La situazione è la stessa di maggio scorso (se non peggiore), quando gli studenti in tenda di fronte alla maggior parte delle università d’Italia avevano portato all’attenzione del Governo, e del dibattito pubblico, il problema del caro affitti: «Sono andata a visitare un numero infinito di case e chiedevano per una singola dai 700 euro in su, senza le spese», aveva spiegato Ilaria Lamera, la prima studentessa a piantare la tenda di fronte al politecnico di Milano.

 

«Ci dispiace che debba sempre servire un gesto d’impatto per attirare l’attenzione dei media e fare in modo che se ne parli. Questa è l’ennesima protesta che portiamo avanti. Ma almeno speriamo serva a cercare soluzioni efficaci a un problema che mette in discussione il diritto allo studio e di fatto impedisce l’accesso all’istruzione universitaria alle fasce popolari costrette a rinunciare perché non possono permettersi un posto in cui dormire», aveva aggiunto Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu, unione degli universitari.

Il caso
Perché la protesta delle tende va presa sul serio
11/5/2023

E invece le speranze sono state disattese. Anche se la protesta era riuscita ad attirare l’attenzione dei media e della politica: «Individueremo gli immobili inutilizzati e li daremo agli studenti», aveva dichiarato la ministra dell’università Anna Maria Bernini». E aveva pure ricevuto il sostegno del Moige, il movimento italiano dei genitori: «Se non ci vanno i nostri figli in tenda ci finiremo noi» aveva raccontato un padre di cinque figli a L’Espresso. «A settembre, il momento più caldo per gli studenti che cercano casa, la situazione, se possibile, è addirittura peggiore dell’anno scorso», spiega Mattia Santarelli, studente fuorisede di Giurisprudenza alla Sapienza di Roma e vice-coordinatore di Sinistra universitaria.

 

«Non è che non c’è stata una risposta adeguata da parte del Governo. Non c’è stata proprio. Siamo stati presi in giro, le cose dette nei giorni in cui stavamo protestando erano solo parole: nessun azione pratica, nessun programma per risolvere un problema che è strutturale, che va avanti da anni e con il Covid19 è solo peggiorato. Non si tratta di un’emergenza». Santarelli spiega che per affittare una stanza singola nelle zone vicine all’università Sapienza a Roma, ad esempio, oggi il prezzo medio è di 500 euro: «In più la disponibilità e scarsissima».

 

Come dimostra anche l’ultimo rapporto di Immobiliare.it Insights, società del gruppo di Immobiliare.it, nella Capitale c’è una crescita importante della domanda, +55 percento di studenti che cercano un posto letto, per un prezzo medio di 462 euro a singola. Che ha portato, come conseguenza, a una diminuzione delle stanze a disposizione nonostante, evidenzia sempre il report, in Italia l’offerta di camere in affitto sia in crescita, +34 percento. A dimostrazione che per i piccoli proprietari quello delle stanze è un mercato percepito come redditizio e sicuro. Soprattutto per quelli di Brescia, Latina, Trieste, Modena, Messina e Catania, città che registrano crescite nel numero di alloggi disponibili superiore al 50 per cento rispetto a un anno fa.

 

Ma la maggiore offerta di stanze non porta i prezzi a scendere: Milano resta la città più cara di tutte, il costo medio di una singola è di 626 euro al mese, in crescita rispetto all’anno scorso, anche se “solo” dell’1 percento. Seguono Bologna con 482 euro al mese per una stanza, Roma e Firenze con il prezzo medio di 435 euro a singola. «Una situazione insostenibile, aggravata dall’aumento del costo della vita e, in particolare, del materiale scolastico. Studiare diventa sempre più difficile. Così, noi universitari stiamo pensando a una nuova mobilitazione», anticipa Santarelli proprio mentre il collettivo Cambiare Rotta rende nota la data della prossima manifestazione nazionale contro il caro affitti, il 14 settembre: «#stanchidiattendere, l'anno riparte dal diritto allo studio e alla casa».