Giorgia Meloni, Ursula von der Leyen, Christine Lagarde. Volti femminili ricoprono posizioni importanti. Ma sui diritti non si sono fatti passi avanti. Perché il potere non ha sesso. Chi lo detiene lo esercita solo per conto di interessi di parte

In principio fu Eva. Alla fine si è capito che nel paradiso terrestre comandava lei se convinse Adamo a cadere in tentazione con il serpente e a mangiare la mela proibita. Poi è andata come è andata secondo il racconto della Bibbia. La donna fu penalizzata e la storia lo ha ampiamente confermato. Tuttavia, alcune donne hanno lasciato un segno profondo nel loro tempo, governando da sagge o da spietate o combattendo da eroine. Il racconto era al femminile ma il paragone sempre con il maschio. Migliori o peggiori degli uomini nelle stesse posizioni di potere? I cattivi sono sempre cattivi e i buoni sempre buoni, il sesso difficilmente fa la differenza in certi casi.

 

Così si racconta che Hatshepsut, la prima donna a regnare sull’Egitto nel XV secolo a.C., per mantenere il potere era solita vestirsi e farsi ritrarre con abiti maschili (e persino con la barba) per dimostrare di essere simile ai faraoni uomini. Oppure di un’altra regina d’Egitto, Cleopatra, abile statista e fine conoscitrice delle relazioni internazionali, prima dominatrice di uomini potenti come Cesare e Marco Antonio e poi travolta dagli eserciti romani e dall’amore proprio per Marco Antonio. Oppure Eleonora di Aquitania, ricca e potente signora dell’alto Medioevo, moglie non di uno ma di due re (Luigi VII di Francia ed Enrico II d’Inghilterra) in un’epoca in cui erano i re (maschi) a prendersi e gettare le mogli come fogli accartocciati.

 

Oppure Elisabetta I d’Inghilterra che piuttosto che sposarsi per convenienza politica, come usava allora, accettò di farsi chiamare “la Regina vergine” ma fu senza pietà visto che fece decapitare Maria Stuarda, sua cugina. In compenso durante il suo regno emersero personaggi della cultura come William Shakespeare e Francis Bacon. Ma si potrebbe andare avanti con Caterina II di Russia, Budicca (o Boadicea), Giovanna d’Arco, la regina Vittoria d’Inghilterra, alcune imperatrici cinesi, Golda Meir, Margaret Thatcher, Angela Merkel. La domanda, irrisolta, è sempre la stessa: se al loro posto ci fosse stato un uomo, la storia sarebbe stata la stessa? In molti casi probabilmente no, in altri sicuramente sì.

 

Oggi viviamo in un’epoca dove le donne lottano ancora per i diritti fondamentali, dove nei luoghi di lavoro vengono pagate meno, incontrano difficoltà di carriera, sono sfruttate, vessate e spesso vittime di violenza nella famiglia. Tutto questo accade (continua ad accadere, per la precisione) in un’epoca in cui le donne rivestono posizioni di potere importantissime. Il presidente del Consiglio italiano per la prima volta è una donna, Giorgia Meloni, anche se le ministre nel suo governo sono solo sei su 24 (erano di più, otto su 23, con Mario Draghi). Il capo del principale partito di opposizione, il Pd, è una donna, Elly Schlein; una donna guida l’Unione Europea, Ursula von der Leyen, una è a capo della Bce, Christine Lagarde, tanto per citare le più in vista.

 

Ma con le donne al potere, cosa è cambiato per le donne? Poco o niente: il governo italiano ha prorogato il bonus asili ma sul resto siamo fermi, le opposizioni in forte difficoltà politica e numerica in Parlamento sono al palo, Lagarde ha aumentato i tassi d’interesse a raffica per calmierare l’inflazione ma mettendo in difficoltà le famiglie che hanno un mutuo, in Europa tutto si muove come prima. Diceva Giulio Andreotti che il potere logora chi non ce l’ha. Battuta tagliente e felice. Ma è anche vero che il potere non ha sesso: chi lo detiene lo esercita in nome e per conto degli interessi della sua parte. Quando non sono direttamente i suoi personali.