Saranno investiti 19 miliardi per far correre il Piano Mattei, ovvero per fare dell’Italia l’hub del gas. Mentre i paesi avanzati spingono sulla riduzione dei consumi e sulle rinnovabili, noi continuiamo a investire sull’oro blu

Meno soldi per i comuni, più finanziamenti per Eni, Terna e Snam, ovvero le grandi aziende di Stato. Il ministro con delega al Pnrr, Raffaele Fitto, ieri ha presentato la bozza revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che cambia 144 obiettivi sui 349 da centrare entro il 2026. In tutto vengono eliminate misure per 16 miliardi di euro: spariscono sei miliardi che i comuni avrebbero dovuto usare per l'efficientamento energetico e, soprattutto, saltano 1,2 miliardi per la riduzione del rischio idrogeologico. Su questo tema le opposizioni parlando di autogol del Governo, soprattutto perché proprio in queste settimane il Nord Italia combatte contro le devastazioni del maltempo, che si aggiungono a quelle recenti dell'Emilia Romagna. A rimetterci sono soprattutto i comuni perché 13 dei 16 miliardi tagliati coinvolgono proprio le amministrazioni locali. Ma Fitto chiede di «evitare polemiche», sostenendo che non vi sia alcun definanziamento e affermando che quello che non sarà finanziato con i soldi del Pnrr sarà coperto con altre risorse, per lo più con i fondi della coesione o dello sviluppo.

 

Fra le novità maggiori la sostituzione del Superbonus con l'Ecobonus per l'efficientamento energetico delle abitazioni a cui saranno destinati 4 miliardi di euro, riservati alle famiglie a basso reddito, con il meccanismo delle detrazioni fiscali.

 

Le risorse risparmiate dal Pnrr vengono per lo più dirottate sul capitolo RePowerEu, un fondo europeo pensato per fronteggiare le difficoltà del mercato energetico provocate dalla guerra in Ucraina e dall'embargo al gas e al petrolio Russo.

 

Il plafond a disposizione dell'Italia sale da 2,76 miliardi a 19 miliardi e si concentra quindi sull'energia. Sintetizzando si potrebbe dire che quel denaro sottratto ai comuni, verrà investito dalle società pubbliche di Stato e i fondi (che sarebbero serviti per ridurre i consumi), saranno investiti per costruire nuove pipeline e impianti per utilizzare più gas metano. Infatti il RePower italiano è organizzato su tre misure di investimento: Reti dell'energia; transizione verde ed efficientamento energetico; Filiere industriali strategiche.

 

Il RePowerEU è il capitolo aggiuntivo del Pnrr, nato per fronteggiare le difficoltà del mercato energetico globale causate dalla guerra in Ucraina, che sostanzialmente è stato affidato dal governo alle grandi partecipate: Enel, Eni, Terna e Snam. L'obiettivo è spingere l'acceleratore sul Piano Mattei, ovvero fare dell'Italia l'hub per il gas, il punto di ingresso dell'oro blu dai paesi africani e mediorientali verso il Nord Europa. Per questo quei soldi serviranno al rafforzamento delle reti elettriche e del gas. Serviranno a creare reti del gas, per favorire il flusso di gas dal Sud al Nord. E in cantiere c'è anche un terzo rigassificatore, oltre a quelli di Piombino e Ravenna.

 

Altri quattro miliardi – in questo caso saranno soldi del Pnrr e non di RePowerEu – andranno alle aziende per la Transizione 5.0 Green per sostenere l'innovazione digitale a supporto della transizione verde nel sistema produttivo per ridurre il consumo energetico delle aziende, il taglio delle emissioni e il recupero delle materie prime critiche.