Tutte le moto del marchio con l’aquila sono state realizzate nel lecchese. Ma per favorire la ristrutturazione l’azienda prevede di spostare la produzione della V85TT a Scorzé. Protestano gli operai

La Guzzi, lontana da Mandello del Lario, non è la Guzzi. Nel 2009 ci aveva provato, Roberto Colaninno, presidente del gruppo Piaggio, a separare l’Aquila dal suo nido per integrarlo nella società di Pontedera, per ottimizzare l'attività, ma era stato investito dal “Moto di Protesta”, una manifestazione di migliaia di guzzisti, giunti sulle rive del Lago di Como da ogni dove per far sapere al proprietario della Guzzi che quelle moto, per essere vere Guzzi, devono continuare a essere prodotte nello storico stabilimento lecchese. Che poi, a dirla tutta, Mandello ha mantenuto la totale autonomia esclusivamente per la produzione e l’assemblaggio del motore e delle moto, tutto il resto, dalla progettazione alle pre serie, fino alla componentistica è stato perfettamente integrato in Piaggio, poiché decenni di dirigenza dissennata – prima dell’arrivo di Colaninno nel 2004, che l’ha rilanciata – ne hanno impoverito la capacità progettuale.

 

Comunque, la protesta del 2009 aveva fatto capire a Colaninno che in Guzzi c'era un grande potenziale e che l'attaccamento dei clienti al brand e allo stabilimento di Mandello del Lario erano un asset da sfruttare. Da qui la decisione di modernizzare la fabbrica, ristrutturare il museo, creare officine per il restauro e l'assistenza: i lavori edili dovrebbero partire a settembre. E fin qui tutto bene. Tuttavia, venerdì scorso i poco più di cento operai della Guzzi hanno deciso di incrociare le braccia – quattro ore, in aggiunta alle quattro di sciopero nazionale del settore metalmeccanico – perché nel corso dell'ultima assemblea sindacale è emersa la possibilità che il gruppo Piaggio trasferisca la produzione della V85TT, moto da viaggio enduro, a Scorzé, in Veneto, dove si trova il quartier generale di Aprilia.

 

Perché? Perché ci sono troppe moto da produrre: nell’ultimo triennio si è passati da 13, a 15, fino a 18mila Guzzi prodotte e quest’anno si viaggia già oltre i 15 mila mezzi prodotti. «Colaninno ha scommesso su Guzzi e quella scommessa la sta vincendo, i numeri dicono che le vendite stanno andando bene. Ma dopo anni di freno a mano tirato, ora è giunto il momento dell'espansione, che tuttavia sembra essere destinata altrove», racconta un dipendente.

 

Attualmente alla Moto Guzzi di Mandello esistono due linee di assemblaggio, ciascuna delle quali consente di assemblare due diverse moto: quindi è possibile produrre in contemporanea quattro motociclette, per un totale di 130 moto al giorno. Ma entro il prossimo anno i modelli da realizzare diventeranno cinque: la V7 e la V9 continueranno a essere prodotti sulla stessa catena di montaggio, mentre la seconda linea sarà dedicata alla V100 e alla nuova V100 Stelvio che entrerà in produzione fra la fine di quest'anno e l'inizio del 2024. Quindi sembra non esserci spazio per la V85TT e la stessa azienda conferma a L’Espresso che il trasferimento vi sarà, ma sarà temporaneo. I dipendenti l'hanno presa parecchio male, perché, anziché essere premiati per il buon lavoro fatto in questi anni di riconquista di importanti fette di mercato, temono di vedersi sottrarre un pezzo importante di Guzzi.