L’istituto di Francoforte non cambia rotta. Nuovo aumento dei tassi dello 0,50 per cento. Deluse le attese dei mercati, mentre le Borse provano a ripartire dopo l’intervento della Banca nazionale svizzera in soccorso del Credit Suisse

Con i mercati in fibrillazione e le banche nel mirino dei mercati, molti analisti si attendevano un cambio di rotta della Bce, che però non c’è stato. Questo pomeriggio l’istituto di Francoforte ha nuovamente alzato dello 0,5 i tassi d’interesse. Nessuna marcia indietro, quindi. «L’inflazione durerà ancora a lungo», spiega il comunicato della Bce per giustificare la nuova stretta, e pur sguendo «con attenzione le tensioni in atto sui mercati», la nota ufficiale sottolinea che il settore bancario dell'area dell'euro è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità". Dopo il panico di ieri, questa mattina i mercati finanziari sembrano convinti che il peggio sia passato. I titoli bancari oggi hanno tutti aperto le contrattazioni in forte rialzo, a cominciare dal Credit Suisse da cui è partito il contagio ribassista che ha travolto i listini nell’ultima seduta borsistica.

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Analisti e investitori si aspettavano (e invocavano) l’intervento della Banca nazionale svizzera (Bns), l’equivalente elvetico della Banca d’Italia, per evitare il peggio. E puntualmente, ieri sera, da Berna è arrivato l’annuncio che ha calmato le acque. In sostanza, il Credit Suisse si prepara a ricevere fino a 50 miliardi di franchi (circa 52 miliardi di euro) per far fronte a eventuali crisi di liquidità. Il salvagente è stato lanciato dalla Banca centrale svizzera, che cerca così di disinnescare una crisi che rischiava di minare la stabilità dell’intero sistema finanziario internazionale.

 

La cura per ora funziona, almeno in Borsa. E così, in apertura delle borse, il titolo del Credit Suisse, che ieri era arrivato a perdere oltre il 30 per cento, è subito rimbalzato del 20 per cento. In ripresa anche le quotazioni degli altri grandi istituti di credito europei, che ieri erano stati bersagliati dalle vendite innescate dai timori degli investitori per la tenuta dei bilanci, dove si accumulano enormi potenziali perdite legate all’aumento repentino dei tassi d’interesse e al conseguente deprezzamento dei titoli di stato. Corrono al rialzo, quindi, anche Intesa, poco dell’1 per cento, e Unicredit, più 2 per cento circa.

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