Le conseguenze del golpe in Niger. Donald Trump «non colpevole». La Tunisia rigetta le accuse e la morte del leader del Isil. Ecco i fatti della settimana

Libano, Beirut chiede giustizia
Il 4 agosto del 2020 una grande esplosione devastava il porto di Beirut. Colpendo anche strade, palazzi e quartieri distanti decine di chilometri dall’epicentro. Morirono più di 200 persone, i feriti furono più di 6500. Le immagini fecero il giro del mondo: la devastante esplosione era stata causata da una partita di quasi 3mila tonnellate di nitrato di ammonio, abbandonate in un container del porto per anni. Ma la loro origine e destinazione rimangono ancora un mistero.

 

Da tre anni i libanesi aspettano la verità: «La gestione del porto di Beirut riflette le divisioni tra l'élite al potere. E rappresenta in sé un microcosmo della corruzione in Libano nel suo insieme», – osserva la giornalista Dalal Mawad sul Guardian. I leader che guidano il Paese erano signori della guerra durante il conflitto civile che ci fu tra 1975 e il 1990. E in questi anni hanno ostacolato le indagini sulla peggior strage di civili che il Libano abbia mai conosciuto in tempo di pace.



Usa, Trump «Non colpevole»
«Non colpevole». Così si è detto l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump sottolineando la prima parola: «Non». Riferendosi ai capi d’accusa secondo cui avrebbe orchestrato un complotto per cercare di ribaltare la sua sconfitta elettorale del 2020, minando i pilastri della democrazia americana.

 

L'udienza preliminare, durata circa mezz'ora, si è svolta in un tribunale di Washington a 1 km dal Campidoglio degli Stati Uniti, l'edificio che i sostenitori di Trump hanno preso d'assalto il 6 gennaio 2021, per cercare di impedire al Congresso di certificare la sconfitta dell’ex presidente. 

Come ricorda Reuters, è la terza volta che Trump va in un tribunale a dichiararsi non colpevole in soli 4 mesi, mentre le sue questioni legali sembrano inseguirlo in vista della campagna elettorale.

 

 

Niger, «sono stato preso in ostaggio»
L’ex presidente del Niger Mohamed Bazoum, deposto da Omar Tchiani, capo della guardia presidenziale durante il golpe del 26 luglio, ha pubblicato un editoriale sul Washington Post, in cui avvisa che se il colpo di stato nel suo paese «dovesse riuscire» avrebbe «conseguenze devastanti per il nostro paese, la nostra regione e il mondo intero». Di conseguenza, «chiedo al governo americano e all'intera comunità internazionale di contribuire a ripristinare l'ordine costituzionale».

«Nella tormentata regione del Sahel, il Niger è l’ultimo bastione di rispetto per i diritti umani in mezzo a movimenti autoritari che hanno preso il sopravvento nei nostri stati vicini», conclude Bazoum.

 

Intanto molti cittadini europei stanno lasciando il Paese. C'è attesa per le determinazioni dell'Ecowas (Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale) che ha minacciato un’azione militare in caso di mancato rispetto dell'ultimatum che scade domenica e punta a ripristinare l'ordine costituzionale. Gli ambasciatori nigerini in Francia, Stati Uniti, Nigeria e Togo sono stati rimossi.

 

Mondo, per il clima moriranno 250 mila persone ogni anno
Il cambiamento climatico è «la più grande minaccia per la salute che l'umanità deve affrontare», ha detto l’Organizzazione mondiale della sanità. Si prevede che per la malnutrizione a causa clima e per altre patologie dovute al caldo moriranno 250 mila persone in tutto il mondo ogni anno.
Ci sono innumerevoli altri modi in cui il nostro pianeta in cambiamento influisce sulla salute umana, alcuni dei quali dobbiamo ancora conoscerli.

 

 

Tunisia, accuse rigettate
Il ministro dell'Interno Kamel Fekih ha respinto le accuse delle Nazioni Unite (condivise anche dai media) secondo cui la Tunisia avrebbe espulso i migranti subsahariani da Paese. Respingendoli ai confini con Libia e Algeria. «Ciò che è stato pubblicato da alcune organizzazioni internazionali, e in particolare la dichiarazione del portavoce delle Nazioni Unite, è caratterizzato da inesattezze e persino falsità» riporta l'agenzia di stampa TAP citando il Ministro. Martedì scorso, il portavoce di Antonio Guterres, il segretario generale delle Nazioni Unite, aveva chiesto alla Tunisia di smettere di espellere i migranti.

 

Isis, confermata la morte di Abu Hussein al-Qurashi
Lo Stato Islamico ha confermato la morte del suo leader Abu Hussein al-Husseini al-Qurashi, e ha nominato Abu Hafs al-Hashimi al-Qurashi come suo sostituto.

 

Un portavoce del gruppo, con un messaggio registrato diffuso su Telegram, ha detto che il leader è stato ucciso in «scontri diretti» con il gruppo Hayat Tahrir al-Sham nella provincia di Idlib, nella Siria nordoccidentale controllata dai ribelli. Senza specificare quando è stato ucciso.

 

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva dichiarato ad aprile che le forze di intelligence turche avevano ucciso il leader in Siria.

 

Somalia, sospesa la presidente di atletica leggera
Il ministro somalo della gioventù e dello sport ha sospeso la presidente della federazione di atletica leggera del Paese (e dovrebbe avviare un’azione legale) dopo che una velocista ha impiegato più di 21 secondi per completare i 100 metri femminili ai giochi studenteschi in Cina: è arrivata ultima, a più di 10 secondi dalla vincitrice della gara che ha segnato 11,58 secondi.

 

In una clip che è diventata virale la ventenne era fuori dall’inquadratura mentre il resto del gruppo ha tagliato il traguardo.

 

 

Etiopia, stato d’emergenza
Il governo federale dell’Etiopia ha dichiarato lo Stato di emergenza per il peggioramento della violenza in Amhara. Lo ha annunciato il primo ministro Abyi Ahmed. Le violenze sono iniziate ad aprile quando Addis Abeba ha smantellato le forze regionali, scatenando violente proteste dei nazionalisti Amhara che accusano il governo di voler indebolire la Regione.