L’Anas vuole costruirla nella zona protetta, con il supporto di molti politici locali e non solo. Gli ecologisti sono sul piede di guerra, ma hanno tutti contro

Il rettilineo d’asfalto che attraverserà il cuore del Parco nazionale del Gargano si fa strada lentamente ma tenacemente. Accumula commissari straordinari, procedure d’urgenza, dibattiti pubblici affrettati, con lo scopo di affidare a una superstrada il compito di collegare i paesi del prezioso e fragile sperone verde d’Italia.

 

C’è una legge che vieta qualsiasi intervento nella zona 1 del Parco, che verrebbe attraversata dalla superstrada, ma le leggi si possono cambiare: come ha detto il sindaco di Vieste, Giuseppe Nobiletti, per concludere l’opera «saranno molto importanti gli interventi della Regione Puglia e del Parco del Gargano per limitare i vincoli».

 

La legge a protezione del Parco oggi c’è, ma domani chissà. Il decreto istitutivo vieta recisamente «la realizzazione di nuove opere di mobilità: ferrovie, filovie, impianti a fune ed aviosuperfici, tracciati stradali». Ma con l’aria che tira, con una destra pronta a definire “ecotalebano” chiunque prenda a cuore l’ambiente, e con una premier che dal palco di Vox in Spagna ha affermato la necessità di combattere «ese fanatismo ultra ecologista que está llevando a la izquierda a atacar nuestro modelo económico y productivo», all’Anas devono aver pensato che era ora di accelerare questo progetto contrastato.

 

Però non sarà facile. L’avvocato Gianluigi Ceruti, che è considerato il padre della legge istitutiva dei parchi nazionali, ha presentato un esposto che accusa il progetto dell’Anas di «artificioso e surrettizio frazionamento di un progetto unitario». L’esposto, presentato ai carabinieri, alla soprintendenza, ai ministeri competenti e al Consiglio superiore dei lavori pubblici, riunisce Italia Nostra, Lipu e Wwf: però il primo nome è quello di Menuccia Fontana Caravella, ambientalista di lungo corso, che si definisce «tristemente famosa qui sul Gargano: perché ho rotto le scatole a tutti, e continuo a farlo».

 

E racconta i suoi primi passi per la tutela dell’ambiente negli anni Settanta, «quando si dovevano scegliere i siti per le centrali nucleari e la Puglia si candidò per prima indicando la zona dei laghi di Lesina e Varano: una zona altamente sismica, ci rendiamo conto?». Poi la fondazione della sezione di Italia Nostra Gargano, le battaglie per la creazione del Parco assieme ad Antonio Cederna e a Sabino Acquaviva, che dopo l’approvazione le disse: «Menuccia, questa sarà la nostra lapide, e non sarà di pietra».

 

L’idea di costruire una nuova strada per rendere più agevole l’attraversamento da Vico a Vieste e a Mattinata ha almeno vent’anni: per facilitare la vita ai turisti, ma anche per consentire il passaggio delle ambulanze e ridurre il numero di incidenti su un percorso particolarmente pericoloso. Secondo gli ambientalisti tutto questo si potrebbe ottenere allargando la strada esistente. «Qui però tutti sembrano d’accordo, dalla Regione a Giuseppe Conte, star della politica locale, agli avvocati che sperano di risparmiare una decina di minuti nel tragitto per Vieste», commenta Menuccia Fontana. Che spara a zero sul desiderio di aumentare i turisti dell’alta stagione: «Con la strada che c’è ora, a Vieste ci sono 20mila persone d’inverno e un milione e mezzo d’estate: davvero vogliono portarcene di più?».

 

Dopo aver aspettato vent’anni, la superstrada ora ha fretta: nell’esposto si fa notare che il progetto, presentato al ministero per l’Ambiente il 24 febbraio per chiedere la Valutazione di impatto ambientale (Via), ha bruciato le tappe senza che ai cittadini fosse possibile seguirne l’iter sul sito. Una fretta che sembra preludere a una richiesta di lavori accelerati che però sarebbe ingiustificata: le disposizioni per l’attuazione del Pnrr prevedono un dimezzamento dei tempi per il Via ma solo per «progetti ferroviari e di edilizia giudiziaria».

 

Al centro dell’esposto c’è però quello che deve essere sembrato un escamotage vincente. Visto che la parte della strada che passa nella zona 1 del Parco non potrebbe ottenere il Via, l’Anas ha presentato solo i primi due tronconi del progetto. Un procedimento rifiutato «con indirizzo conforme e granitico» in diversi casi precedenti da sentenze di Tar, Consiglio di Stato e Corte Costituzionale, oltre che dalle linee guida della Commissione Europea.

 

«Il rischio», continua Menuccia Fontana, «è che si faccia un’altra delle incompiute che in Italia siamo tanto bravi a fare: l’importante è spendere soldi pubblici». E sono tanti, i soldi necessari: 43 milioni di euro a chilometro per il primo tratto, già finanziato con 315 milioni. Se si arrivasse a completare tutti e tre i tronconi, ricchi di viadotti e gallerie, «l’infrastruttura avrebbe un costo complessivo spaventoso di 1.505.000 euro», scrivono gli avvocati. Non è un caso che il Consiglio Superiore dei lavori pubblici abbia dato parere contrario, per la chiara «non convenienza economico-sociale ad intraprendere l’investimento di cui trattasi».

 

Quella dell’incompiuta annunciata, però, è l’ipotesi ottimista: perché con i tempi previsti per i lavori – tra due anni e mezzo e quattro per la prima parte, tre e mezzo per la seconda – non è impossibile che si arrivi davvero a cambiare nel frattempo la norma che vieta di portare l’asfalto nel cuore del parco.

 

Mentre i fan della superstrada affollano i dibattiti pubblici previsti dall’iter del progetto, riempiono siti e giornali locali, pagine Facebook e social, e gli ambientalisti si preparano a ricorrere al Tar, un silenzio assordante è quello del diretto interessato, il Parco: del resto, alla scelta del tracciato ha partecipato il presidente Pasquale Pazienza. Menuccia Fontana non si stupisce: «I presidenti del Parco sono figure politiche, mi è capitato spesso di averli contro nelle varie battaglie per la tutela del Gargano. Non sa quante volte ho dovuto litigare per convincerli a costituirsi parte civile insieme a Italia Nostra. A noi ha detto che parlerà quando il progetto sarà definito». Forse aspetterà che le sue parole vengano sommerse dal rombo delle ruspe.