Oltre 15mila cittadini lombardi hanno subito l’esproprio di case e terreni per l’autostrada tanto cara al leghista. Che non si farà. E non possono vendere o ristrutturare, ma devono continuare a pagare le tasse

Salvini vuole la pace fiscale? Cominci a farla con i cittadini ostaggio della Pedemontana, che da 15 anni pagano le tasse su terreni e immobili che, per colpa della Regione Lombardia - a trazione leghista – non valgono nulla, non possono essere venduti, ma su quei beni ci continuano a pagare le tasse.

 

Il ministro delle Infrastrutture, nonché capo della Lega, Matteo Salvini, nei giorni scorsi ha proposto un nuovo (l'ennesimo) condono delle tasse che sembra il gong della campagna elettorale per le Europee del 2024. A stretto giro, Dario Balotta, analista dei trasporti e referente di Europa Verde per i Trasporti, risponde al ministro: «Se davvero vuole fare pace con i cittadini, cominci a liberare gli ostaggi fatti dal ministero delle Infrastrutture e dalla Regione».

 

Quando nel 2009 il Cipe approvò il progetto definitivo dell'autostrada Pedemontana Lombarda, 35 mila cittadini proprietari di terreni, case e fabbriche sono stati avvisati che le loro proprietà sarebbero state espropriate per lasciare spazio alla costruzione dell'autostrada che avrebbe collegato il varesotto con la bergamasca per 67 chilometri. Da allora solo il 30 per cento della strada è stato realizzato, il restante 70 per cento non vedrà mai la luce, ma gli espropri proseguono: restano congelati da oltre 12 anni.

 

«Sono prigionieri in casa loro, senza poterla vendere o ristrutturare senza avere disponibili le loro proprietà», spiega Balotta, che continua: «Secondo le norme si potrebbe tenere sotto esproprio una proprietà per massimo sette anni. Due anni fa sono stati allungati i tempi fino allo scorso gennaio. E ora, con un blitz illegittimo favorito da una azione pilatesca del ministero dei Trasporti, il Cal (Concessioni autostradali lombarde), parente stretto della società lombarda Aria spa, ha di nuovo prorogato l’esproprio per tutto il 2023. Una vera e propria violazione delle prerogative dei cittadini, che non ha precedenti nella storia del diritto in Italia. Una situazione insopportabile che può sfociare in ricorsi amministrativi per riaffermare il diritto e la proprietà privata».

 

Vale la pena ricordare che la Pedemontana non si può definire un project financing, seppure sia cominciata con quelle intenzioni e regole. Infatti, in teoria, dei quattro miliardi di costi, il 33 per cento, ovvero 1,2 miliardi, erano fin dall'inizio a carico dello Stato, mentre il resto doveva essere finanziato dal concessionario (per un valore di 500 milioni) e il resto dal mercato. I lavori sono partiti con i soldi pubblici, saliti dal 33 all’80 per cento, ma senza quelli privati, se si esclude un prestito ponte da 200 milioni concesso dalle banche socie a tassi esorbitanti (oltre il sette per cento).

 

«Forse il pizzo di Stato (vedi il riferimento che ha fatto il Presidente del Consiglio) è solo una battuta infelice, ma l’occupazione abusiva di Stato, più difficile da risolvere di quella delle case popolari, purtroppo è una realtà», continua Dario Balotta. «E se Salvini vuole dire la sua su quello che lo Stato toglie ai cittadini, allora parta da casa propria (sia nel senso del Ministero che della Lombardia) e liberi i 15mila cittadini lombardi ostaggio dal 2007 degli espropri destinati alla realizzazione dell’autostrada Pedemontana: un’opera ferma da 12 anni, che da una settimana sappiamo costerà (anche a quegli stessi cittadini cornuti e mazziati) altri 600 milioni».

 

Le case espropriate non hanno alcun valore, perché su di loro pende una possibile demolizione, ma nonostante questo i proprietari continuano a pagarci le tasse, mentre non c'è stato finora alcun riconoscimento o sconto da parte del ministero o della Regione Lombardia. «Cosa avranno mai fatto tutte queste persone per meritare una pena simile? Tanto più che gli espropri sono stati prorogati illegalmente, con un procedimento che - nonostante lo stop alla realizzazione della Pedemontana - continua a pendere sulle teste dei proprietari degli immobili. Quindi, se il ministro Salvini vuole compiere un gesto di pace con i cittadini, cominci da quello che può fare con le sue mani di ministro delle Infrastrutture. E per decenza restituisca le tasse locali pagate agli ostaggi in casa propria».