Il ricercatore è accusato di “diffusione di notizie false” ed era stato detenuto già per 22 mesi. Amnesty: «Il peggiore degli scenari possibili"»

Tre anni di carcere per Patrick Zaki. È quanto hanno deciso i giudici egiziani dopo l’udienza di oggi a Mensura, con cui si riaprono le porte del penitenziario per il ricercatore ed ex studente dell’Università di Bologna. Il capo di imputazione è quello della “diffusione di notizie false”, di fatto una formula che va a punire Zaki per le sue opinioni espresse online e per aver fatto parte di associazioni per la tutela dei diritti umani. 

 

La condanna a tre anni, considerando che Zaki ha già scontato 22 mesi di custodia cautelare, si traduce in altri  14 mesi di carcere in Egitto. La legale principale di Patrick Zaki ha annunciato un ricorso: «Chiederemo al governatore militare di annullare la sentenza o di far rifare il processo come è avvenuto nel caso di Ahmed Samir Santawy», ha detto Hoda Nasrallah parlando all'Ansa davanti al palazzo di Giustizia di Mansura dove si è pronunciato il giudice monocratico.

 

«È una condanna scandalosa e assurda per un reato che Zaki non ha commesso – commenta Riccardo Noury di Amnesty International Italia –  Avevamo sempre chiesto di tenere alta l’attenzione anche dopo la fine del periodo di carcere perché in Egitto essere imputato è sinonimo di condannato. Non finisce qui, vanno esplorate tutte le possibilità per tirare fuori Patrick da questa situazione. Il governo italiano ora per cortesia intervenga»