«La mia opera rappresenta da un lato una bellezza senza fine e dall’altro il degrado continuo». Parla l’artista dopo che la sua Venere degli Stracci a Napoli è stata distrutta da un incendio

«La prima cosa che ho provato stamattina quando ho appreso la notizia, è stata un’emozione fortissima seguita subito dall’intervento della ragione. Mi sono chiesto perché tutto questo fosse avvenuto, ma ancora adesso non so darmi spiegazioni immediate. Sono molto dispiaciuto». Michelangelo Pistoletto ci risponde a telefono dalla sua casa di Biella, lì dove ha creato la Cittadellarte-Fondazione Pistoletto e l’Università delle Idee. La versione gigante per Napoli della sua Venere degli Stracci - una delle sue opere/simbolo insieme ai Quadri Specchianti e al Terzo Paradiso, realizzata per la prima volta nel 1967 – è stata distrutta da un incendio, dicono doloso, questa mattina all’alba, davanti a qualche passante che si trovava nei pressi di piazza Municipio dove era stata collocata lo scorso 28 giugno alla presenza del sindaco Gaetano Manfredi e di Pistoletto in persona.

 

Negli ultimi giorni, qualcuno sui social aveva invitato a bruciarla, ma nessuno ha impedito che ciò accadesse. Nessun controllo e nessuna protezione per quella scultura che era comunque un’importante opera d’arte e non “na muntagn e’ munnezz”, come qualcuno ha commentato. Ora tutti a chiedersi come sia potuto succedere. Strano fenomeno - vero? - quello degli incendi dolosi in una città come Napoli. Ricorderete l’incendio, due anni fa, della Città della Scienza – il museo scientifico interattivo in zona Bagnoli – e i continui roghi ai cassonetti e rifiuti, ma nonostante questo, non si è fatto nulla e Napoli è tornata a bruciare. Stavolta, però, le ferite che lascia bruciano ancora di più visto il periodo di “rinascita” che stava vivendo.

 

Lo scudetto e la frenesia contagiosa che ne è seguita, insieme alla voglia di cambiare e di migliorare da e su più punti di vista, sembrano essere andate in fumo, svanite nei pochi minuti dell’incendio, perché purtroppo si è tornati a parlare di quella splendida città - molto attiva e propositiva dal punto di vista artistico e culturale con più di 12 produzioni cinematografiche attive e nuovi musei pronti ad aprire (il 19 luglio toccherà al Museo Caruso) - per il suo lato peggiore, quello marcato dall’ignoranza, «che in certi casi e non solo in questi – come ci dice Pistoletto – mostra il suo lato peggiore».

 

«Quello che è certo, è che la ragione deve vincere sempre», aggiunge lui, 90 anni appena compiuti. «Insieme all’emozione va a formare una dualità che deve trovare la sua armonia. La Venere degli stracci è da sempre stata un’opera attraente per il suo significato e rappresenta al meglio quella dualità tra due elementi contrastanti: una bellezza senza fine e il degrado continuo, la bellezza della Venere e l’orrore della disgregazione, l’insieme delle emozioni e della ragione necessari per rigenerare la società».

 

Occorre quella che lui definisce una «Pace Preventiva», come ci disse anche pochi mesi fa a Roma, in occasione della mostra Infinity a lui dedicata al Dart/Chiostro del Bramante. «L’arte aiuta perché è al centro di una trasformazione responsabile della società». «Un incendio del genere non mi spaventa più di tanto, perché mi mette davanti a una situazione drammatica del nostro tempo. Viviamo un tempo pieno di stracci/detriti che produciamo quotidianamente creando danni non solo fisici, ma anche intellettuali, morali, economici e politici. Questa Venere, con il suo messaggio, nonostante l’incendio, non è affatto distrutta. Rappresenta, come dice la parola stessa, la venerabilità, la rigenerazione e la possibilità che ci sia un’armonia tra gli estremi, anche se purtroppo la brutalità risorge di continuo. Occorre rigenerare questa nostra società stracciona che ha preso il sopravvento, gli stracci sono come un’autocombustione del lato peggiore dell’umanità». Tanti artisti e personalità della cultura, delle istituzioni e dello spettacolo hanno chiesto che venga ricostruita. «Se così sarà – conclude Pistoletto, 90 anni compiuti da pochissimo – sarà per me solo un piacere».