Il ministro minimizza sulla triste sceneggiata dei calciatori, chiamati a rapporto dalla curva dopo la sconfitta con lo Spezia . A chiedere conto c’era anche il fratello del narcotrafficante Lucci. Ma il tifo organizzato dà parecchio da fare anche alla magistratura ordinaria

Matteo Salvini in versione entertainer vale più di Fabio Fazio e Bruno Vespa messi insieme. Il vicepresidente del consiglio e ministro delle infrastrutture si moltiplica su ogni palcoscenico, dalle nomine in Rai ai ponti monocampata più lunghi del mondo. E poi c’è la sua grande passione, il football.

 

Dopo essere finito dovunque sui social e non esattamente nel ruolo di portafortuna con una maglietta a righe rossonere prima del derby Milan-Inter di Champions, una versione calcistica del massacro di Forte Apache, il leader di una Lega costretta a rincorrere in classifica non ha voluto fare mancare la sua opinione su uno degli spettacoli più tristi di questa stagione di serie A.

 

Dopo la batosta allo stadio Picco con lo Spezia, sabato 13 maggio, i giocatori del Milan si sono presentati insieme all’allenatore Stefano Pioli sotto la curva ospiti per essere debitamente arringati dagli ultras.

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Era successo all’Inter lo scorso campionato, nello stesso stadio, a marzo del 2022. Ed è successo altre volte ad altre squadre contro l’articolo 25 comma 9 del codice di giustizia sportiva che recita: «Durante le gare o in situazioni collegate allo svolgimento della loro attività, ai tesserati è fatto divieto di avere interlocuzioni con i sostenitori o di sottostare a manifestazioni e comportamenti degli stessi che costituiscano forme di intimidazione, determinino offesa, denigrazione, insulto per la persona o comunque violino la dignità umana».

 

La Figc, già parecchio invischiata in una serie di procedimenti che riguardano in primo luogo la Juventus, ha annunciato di volere aprire un’inchiesta. Non l’avesse mai fatto.

 

«Penso e spero», ha dichiarato il ministro, «che ci siano cose più importanti di cui occuparsi». Salvini, va detto subito, ha ragione. C’è la guerra in Ucraina, le elezioni in Turchia, le rate del Pnrr e la crisi di Taiwan. Ma si dà il caso che la componente giudiziaria della federcalcio si occupi di quello che accade nei campionati di calcio dove la presenza degli ultras è un fattore ancora troppo spesso criminogeno.

 

L’amichevole chiacchierata fra calciatori e tifosi allo stadio Picco ha visto fra i protagonisti Francesco Lucci, fratello di quel Luca immortalato in foto con Salvini nel 2018 e da lui mai rinnegato nonostante una condanna con rito abbreviato a sette anni per traffico di droga nel maggio del 2022. Non male per un ex ministro dell’Interno.

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Che la curva Sud del Milan non sia proprio un club di gentlemen è confermato da un’altra inchiesta ancora più recente. A fine aprile è finito in carcere Nazzareno Calajò detto il Nazza, boss del quartiere milanese della Barona e attivo nel tifo milanista, e non solo. Al Nazza hanno fatto capo rapporti con i Viking juventini, con gli avversari nerazzurri. Nelle intercettazioni Calajò e i suoi familiari parlano di volere liquidare Vittorio Boiocchi, uno dei capi della Nord effettivamente assassinato sette mesi fa nei pressi della sua casa di Figino. Un tentato omicidio, con l’agguato all’ultras rossonero Enzo Anghinelli nell’aprile di tre anni fa, è ancora irrisolto. Di sicuro c’è il movente: gli scontri legati al traffico di droga gestito dai capi del tifo organizzato.

 

Naturalmente, al di là dei provvedimenti che eventualmente prenderà la Federcalcio, a Salvini sfugge la dinamica perversa fra i calciatori, professionisti ben pagati la cui sanzione spetta alla società, e il dodicesimo uomo, come alla Bombonera di Buenos Aires chiamano i fan del Boca junior.

 

Ed è bizzarro che proprio il Milan sia stato coinvolto in questa polemica quando il suo massimo dirigente sportivo, Paolo Maldini, fu costretto a giocare l’ultima delle sue 647 partite in rossonero con l’intera curva girata di spalle in segno di protesta, dopo una serie di scontri fra i tifosi e il capitano. Era il 24 maggio 2009, un paio settimane dopo che il deputato di prima nomina Salvini, di anni 36, aveva proposto di riservare ai milanesi le carrozze della metropolitana.

 

In attesa che la giustizia sportiva accolga il suggerimento a farsi i fatti suoi, per il ritorno del derby di Champions martedì 16 maggio il ministro ha annunciato il silenzio stampa fino a fine partita. Per i tifosi rossoneri è già qualcosa.