I mondiali in Qatar sono “costati” all’ambiente le emissioni che l’Islanda produce in otto anni. Ma i club corrono ai ripari

Il progetto più importante lo ha messo a segno un club inglese, il Forest Green Rovers, nella contea del Gloucestershire, che ha realizzato uno stadio ecosostenibile in legno, battezzato Eco park e progettato dallo studio internazionale Zaha Hadid Architects: 10 mila posti a pieno regime, un’area verde con 500 nuovi alberi, impianti fotovoltaici, riuso dell’acqua piovana, ricarica per i mezzi elettrici, pista ciclabile. Il patron del club, Dale Vince, titolare di un’azienda di energie rinnovabili, ha previsto che le magliette dei calciatori siano ricavate dalla fibra di bambù, da bottiglie in Pet e fondi di caffè.

 

Stessa filosofia per una squadra del campionato norvegese, Bodø Glimt: i lavori del nuovo stadio, anche questo in legno, dovrebbero concludersi entro il 2024, anno in cui Bodø sarà Capitale europea della Cultura. Il blasonato Manchester City di Pep Guardiola usa pullman elettrici, propone menù vegani e tazze edibili per servire thè, caffè e cioccolata.

 

Con buona pace dei Mondiali in Qatar da poco terminati. Secondo uno studio di Carbon Market Watch, la quantità di Co2 emessa equivale ad otto volte il consumo annuo di un Paese come l’Islanda. Ovvero, 3,6 milioni di tonnellate di Co2, calcola la Fifa. Cui vanno aggiunti i costi ambientali della desalinizzazione dell’acqua marina. È stato calcolato che, per ogni partita giocata, si sono persi oltre diecimila litri di acqua.

 

«Se osserviamo l’impatto di una singola partita -dice Tiberio Daddi che coordina la ricerca su sport e sostenibilità del laboratorio Sum (Sustainability management) alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa - il contributo al cambiamento climatico (carbon footprint) risulta essere di 71 mila kg di Co2 equivalente, pari alle emissioni di una macchina media alimentata a benzina che percorre 500 mila chilometri ovvero 41 volte la distanza stradale fra Roma e Hong Kong. Mobilità dei tifosi, aree ospitalità e bar negli stadi sono i comparti a maggiore impatto. Da metà 2022 le federazioni nazionali sono state invitate da Uefa a nominare un sustainability manager e Figc ha previsto l’adozione di una carta sulla sostenibilità ambientale del calcio».

 

In Italia, dove la gran parte degli impianti sportivi è poco green, la Adidas, sponsor tecnico della Juventus e da gennaio anche della Nazionale, realizza le divise con materiali riciclati. Così la Nike per l’Inter. Tottenham e Paris St. Germain si sono dati alla produzione di miele all’interno degli stadi. Venduto negli shop dedicati, finanzia progetti sociali.