Cresce il sospetto di un piano dietro l’impennata di arrivi sulle nostre coste, con l’obiettivo di destabilizzare l’Italia e l’Europa generando allarmismo. E senza nessuna pietà per le vittime di questa tratta

Il telefono squilla. Dopo quasi due mesi e mezzo Rasim (nome di fantasia) ha riattivato la linea e ricompare anche su Telegram. L’ultima volta che lo abbiamo sentito era in Serbia, pronto a traghettare, per la modica cifra di 5mila euro alcuni siriani attraverso i confini europei. La sua attività non si è mai interrotta, anzi, è riuscito a entrare in un vero e proprio network di smugglers che in questi giorni sta lavorando tantissimo, dice. Più del solito. Non vuole rivelare la sua posizione esatta, ma conosce il polso della situazione delle partenze dalle coste del nord Africa. E sa che stanno arrivando molti migranti. «Sì, li stanno portando ai punti di imbarco in centinaia alla volta, nessuno li ferma», racconta Rasim. «Lo stanno facendo in Tunisia, in Libano, in Libia e anche in Marocco, per far partire quanta più gente possibile».

 

La conversazione è molto nitida e lui sembra non avere peli sulla lingua. Gli chiediamo perché e soprattutto il senso di quel «nessuno li ferma». Il punto caldo della questione migratoria, in questo momento, sembra essere proprio questo. «Da metà giugno è iniziata a circolare la voce tra di noi di aiutare più gente a passare, di chiedere meno soldi, ma non mi frega di politica. Per me è lavoro», ammette Rasim. Altri trafficanti, invece, hanno accettato e poi hanno iniziato a portare in massa gente sulle coste. «Hanno allentato i controlli sulle rotte interne, lì dove le milizie bloccavano, respingevano o incarceravano, c’è stato il via libera».

 

Il sospetto che dietro l’incremento delle partenze verso l’Italia ci fosse la brigata Wagner guidata dai mercenari russi c’era da tempo. Anche Repubblica ne ha parlato il 29 luglio scorso. Ma dai racconti dei trafficanti, sembra che dietro ci sia un coinvolgimento ben più vasto. Obiettivo: destabilizzare l’Italia e l’Europa. Secondo il dossier del Viminale, pubblicato il giorno di Ferragosto, tra il 1° gennaio e l’11 agosto 2022, 45.664 migranti sono arrivati sulle coste italiane. Circa il 40,3 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Si pensi che tra il 1° agosto 2019 e il 31 luglio 2020 erano sbarcati in Italia 21.616 migranti ma già l’anno seguente, cioè tra il 1° agosto 2020 e il 31 luglio 2021 erano sbarcate 49.280 persone, con un aumento del 128 per cento. Nel lungo periodo i numeri sono già da tempo in crescita ma è l’infittirsi di arrivi in un lasso di tempo limitato ad autorizzare altri scenari. Perché nel frattempo, è scoppiata una guerra in Europa che vede contrapposti Russia e Occidente e intanto in Italia è caduto il governo Draghi. Con le elezioni a settembre e un possibile cambio degli equilibri in Europa, l’immigrazione torna a essere tema e leva di propaganda. E una emergenza indotta potrebbe essere un’arma elettorale.

 

«C’è un aumento delle partenze, te lo garantisco e non solo verso l’Italia ma anche verso la Spagna. Lo so perché le notizie ci arrivano», specifica Rasim. Il riferimento è ancora una volta alla rete di trafficanti che avrebbe avuto l’ordine di allentare le maglie e far passare più migranti.

 

L’ordine da chi è arrivato? chiediamo insistentemente. Ma Rasim non lo sa o non lo dice. Di sicuro qualcosa è cambiato nei comportamenti. A confermarlo è Kun, che è appena arrivato in Marocco dalla rotta desertica. È scappato dal Sud Sudan insieme a sua moglie dopo che lui è stato torturato e lei ha subito uno stupro di gruppo. Ora sono in salvo, alla fine di un viaggio lunghissimo che, però, negli ultimi tratti è diventato improvvisamente più agile. «Abbiamo attraversato molti Paesi e abbiamo dovuto pagare molti soldi. Ci hanno bloccato più volte nella giungla della Repubblica Centrafricana, poi in Ciad ci hanno preso soldi e ci hanno rimandato indietro. Siamo passati per un’altra strada e prima ancora di arrivare in Niger ci hanno respinti ancora», racconta Kun  che però aggiunge: «Poi, a un certo punto, ai posti di blocco ci hanno lasciato passare senza problemi e dall’Algeria al Marocco nessuno ci ha più fermati. Ci hanno anche dato un passaggio insieme ad un altro gruppo di persone. Viaggiavamo su un pulmino bianco, eravamo una trentina». 

 

Giunti in Marocco, Kun e sua moglie vogliono chiedere asilo ma molti altri migranti, invece, vogliono proseguire il viaggio. E si stanno spostando nella zona di Tan Tan per imbarcarsi verso le Canarie, soprattutto verso Fuerteventura e Lanzarote. Negli ultimi giorni gli sbarchi in territorio spagnolo sono cresciuti e ci sono stati anche molti morti. Lo scorso 12 agosto un barcone con 54 persone tra cui 13 donne e 1 bambino si è capovolto. La Royal Moroccan Navy è intervenuta e ha salvato 36 migranti ma 18 risultano dispersi e nemmeno un corpo è stato ritrovato tra le onde. Poi ci sono le partenze direttamente dall’Algeria, verso Maiorca e Alicante attraverso la rotta oceanica, molto più impegnativa di quella del Mediterraneo. Secondo i dati del ministero dell’Interno spagnolo, alle Canarie c’è stato un aumento degli sbarchi del 25,8 per cento. Erano stati 8.222 nel 2021 e fino ad agosto se ne sono contati 10.347. L’incremento è stato proprio negli ultimi 15 giorni, quando tra Fuerteventura e Lanzarote sono arrivate 758 persone. Sarà, probabilmente, il risultato del passaggio libero ai checkpoint dell’Africa subsahariana, proprio come hanno raccontato Rasim e Kun.

 

Nonostante l’incremento, però, i dati ufficiali diffusi dal governo di Madrid dicono che il numero totale di migranti arrivati irregolarmente in Spagna fino al 15 agosto è 18.147, l’1,1 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2021. Anche il dato spagnolo, dunque, conferma che, come sta accadendo in Italia, l’aumento degli sbarchi registrati nell’ultimo periodo, è legato a una strategia contingente, messa in atto, forse, per generare allarmismo. Mettere sotto pressione alcuni Paesi europei e provare a indirizzarne l’andamento politico, facendo leva sui fattori fisiologici, guerre, violenze, terrorismo e siccità che da sempre sono alla base dei flussi. Tra i migranti arrivati a Lampedusa, Pozzallo e Roccella Ionica, le condizioni mediamente non sono buone. Molti sono stati torturati in Libia o nei Paesi d’origine. Altri sono arrivati denutriti e feriti e hanno riferito ai medici di indicibili violenze. «Stavo per morire in Libia. Provare a navigare il Mediterraneo era solo una chance. Sarei morta in mare, non mi importava più…», ha raccontato una giovane donna salvata dalla Ocean Viking di Sos Mediterranee. Tra le strategie geopolitiche, la propaganda e gli slogan c’è tutto il dolore di questa ragazza e la dignità calpestata di migliaia di uomini, donne e bambini. Usati ancora una volta come «armi non convenzionali».