La denuncia del rapporto del Sipri. Gli Stati Uniti si confermano al primo posto con oltre un terzo della spesa totale. Seconda è la Cina. L’Italia con più di 25 miliardi di euro è undicesima

Nel 2020 la spesa militare in tutto il mondo è aumentata del 2,6%, arrivando a 1.981 miliardi di dollari. Sono le stime del Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), l’istituto che stila la classifica di tutti i paesi in base agli investimenti fatti nel campo della Difesa. Nonostante la pandemia e la proiezione del Fondo Monetario Internazionale di un Pil globale in calo del 4,4%, praticamente in tutto il mondo si è verificata una crescita generale degli investimenti in questo settore.

 

«Si può dire con discreta sicurezza che la pandemia non ha avuto un impatto significativo sulla spesa militare nel 2020. Bisognerà vedere se gli Stati manterranno questo livello anche nel secondo anno», spiega Diego Lopes da Silva, uno dei ricercatori che ha redatto il rapporto. Le stime fatte da alcune organizzazioni sembrano propendere per questo trend di aumento dlele spese. Sono diverse, però, le nazioni che hanno destinato parte dei fondi militari alla lotta contro il Covid, come per esempio Cile e Corea del Sud. 

 

L’Italia, sempre secondo le stime, è undicesima a livello globale, con 28,9 miliardi di dollari (circa 25,4 miliardi di euro) e un aumento rispetto al 2019 del 7,5%. Un incremento notevole che porta le spese militari a raggiungere l’1,6% rispetto al Pil nazionale, in realtà ancora non in linea con lo standard richiesto dalla Nato, che vorrebbe che i suoi membri raggiungessero il 2%. Sono adesso 12 i paesi membri dell'Alleanza Atlantica che oggi hanno già toccato tale quota, rispetto ai nove del 2019. 

 

Pur non essendo dati ufficiali e confermati, il report è utile per capire le tendenze in atto in tutto il mondo, regione per regione. Al primo posto si confermano, inarrivabili nel medio periodo, gli Stati Uniti con 778 miliardi di dollari e un +4,4% rispetto al 2019. Da soli rappresentano il 39% della spesa mondiale, percentuale che dà l’idea della potenza americana. Dietro si attesta la Cina, con 252 miliardi e un aumento dell’1,9% rispetto all’anno precedente. Pechino sta cercando di ridurre il gap militare con Washington, o quantomeno di non essere ulteriormente staccata in vista di un possibile duello futuro per l’egemonia mondiale, per questo sono 26 anni consecutivi che aumenta il portafoglio destinato a modernizzare il suo apparato. 

 

Sull’ultimo gradino del podio c’è l’India, con quasi 73 miliardi di dollari e in quarta posizione la Russia, con 61,7, entrambe in crescita di più del 2%. Il primo paese del Vecchio Continente (senza contare l’impatto di Mosca) è il Regno Unito, che, nell’anno di uscita dall’Unione Europea, ha innalzato la sua spesa militare del 2,9%, raggiungendo la cifra di 59,2 miliardi e superando l’Arabia Saudita, che invece ha avuto un crollo del 10%, scivolando sesta in questa speciale classifica. Germania (52,8 mld), Francia (52,7 mld), Giappone (49,1 mld) e Corea del Sud (45,7 mld) hanno tutte aumentato il loro bilancio relativo alla Difesa. In totale, la spesa militare di questi primi dieci paesi rappresenta il 75% di quella globale e il calo generale negli Stati del Medio Oriente e l’aumento invece per i paesi europei sono i fenomeni a cui prestare maggiore attenzione.

 

Il documento del Sipri arriva al centro delle settimane dedicate al Global Days of Action on Military Spending (GDMAS), la campagna lanciata dal 10 aprile al 17 maggio dall’International Peace Bureau, una delle più antiche e famose organizzazioni per la pace mondiale. Il motto di quest’anno è “Definanzia gli eserciti, difendi le persone e il Pianeta” e sono previste iniziative da parte di varie associazioni in tutto il mondo.